Classe 1969, Antonio Sarchione è il disegnatore italiano che in terra francese sta riscuotendo un grandissimo interesse di critica e di pubblico. Nel settembre 2012, il suo volume Sept Pistoleros è stato al secondo posto nella classifica delle vendite francesi ed è stato inserito tra i migliori 20 «one-shot» dell’anno.
Antonio, quando ti sei avvicinato al fumetto?
AS: Sono sempre stato un appassionato di fumetti. Come quasi tutti i bambini, mi divertivo a disegnare i miei personaggi preferiti, l’Uomo Ragno, Goldrake, ecc …, poi, durante la prima adolescenza, ho scoperto che era una vera e propria passione e che non mi sarebbe dispiaciuto farlo come lavoro. Quando avevo circa vent’anni ho iniziato, come tutti gli aspiranti disegnatori, a spedire le fotocopie delle mie tavole alle case editrici. Mi risposero la Star Comics e la Granata Press e ho iniziato, così, ad approcciarmi al mondo del lavoro, confrontandomi con veri professionisti che mi diedero i primi consigli … e le prime stroncature, che sono, comunque, servite a maturare. Un paio di anni più tardi, mi contattò Gigi Simeoni per inserirmi nell’equipe di Hammer. Tra l’altro, come disegnatore di fumetti sono autodidatta, ho frequentato scuole d’arte, ma in quel contesto il fumetto è trattato solo marginalmente. Gli studi accademici mi hanno dato le basi per poi proseguire da solo.
AS: Dopo Hammer e Samuel Sand iniziò un periodo nero perché non riuscivo a trovare lavoro. Nel frattempo ero entrato a far parte del corpo docenti dell’Accademia del Fumetto a Pescara e, trovandomi a stretto contatto con altri disegnatori, sono cresciuto molto sotto il profilo professionale. Per farla breve, nel 2002 mi sono fissato un out out, ho preparato la classica cartellina e sono partito per Angoulême … dove, per fortuna, ho fatto centro al primo colpo! La Soleil mi mise in contatto con Dominique Latil dicendomi: «… proponetemi una storia e poi vediamo …». La storia si chiamava Fédération!
Poi è arrivata la Delcourt che ti ha affidato C.O.P.S., un lavoro molto interessante pubblicato anche in Germania. Ci sono possibilità per un’edizione italiana?
AS: Con la Soleil purtroppo le cose non andarono molto bene, Fédération fu chiuso al secondo numero sui tre previsti, ma non mi scoraggiai e mi proposi alla Delcourt. Così, poco prima di finire Fédération, fui ingaggiato per disegnare C.O.P.S., una serie tratta da un famoso gioco di ruolo francese. Il fumetto riscontrò inizialmente uno scarso interesse ma, fortunatamente, la casa editrice e l’editor, David Chauvel, rimasero soddisfatti del lavoro, non mi usarono come capro espiatorio e mi dirottarono su altri progetti insieme al mio amico Luca Blengino. Ancora oggi, e nonostante tutto, C.O.P.S. ha un suo seguito e addirittura, come sottolineavi, è stato pubblicato in Germania in una doppia versione: una normale e una speciale con allegato un inedito ex-libris. Non penso che in Italia possa avere una sua edizione, però io lo vedrei bene su riviste come Lanciostory o Skorpio. Per il momento, comunque, nessun interessamento.
Quello in cui spero davvero è un’edizione italiana di Le casse: Gold Rush - Yukon 1899... e Sept Pistoleros!
Le maggiori soddisfazioni sono arrivate proprio da questi due western scritti da Luca Blengino. É evidente che ti trovi particolarmente a tuo agio con questo genere …
AS: Si, con Gold Rush, per quanto mi riguarda, le cose sono andate alla grande. L’albo ha venduto molto bene, non possiamo definirlo un best seller, ma per gli standard del periodo è stato un successo. La Delcourt ci propose, allora, un album per la seconda stagione della prestigiosa collana Sept.
Ne fui molto onorato ma non sapevo ancora quale fosse l’ambientazione della storia che ci sarebbe stata assegnata. Poi, una sera, Luca mi comunica: «… David ha detto che la storia è un omaggio agli spaghetti western, te la senti ? …». Con grande entusiasmo ho risposto immediatamente di sì. Continuare con il western era la cosa più logica, inoltre avevo fatto un enorme lavoro di studio e documentazione aiutato dal grande Peppe Barbati, che aveva messo a mia diposizione la sua esperienza, il suo archivio e perfino le sue pistole e i suoi fucili! Una proposta irrinunciabile ... considerando che, dopo la fantascienza, il mio secondo amore è proprio il western! Non sta a me giudicare la bontà del lavoro, ma posso confermare che mi sento molto a mio agio con questo genere e che, se potessi, lo ridisegnerei anche domani!
AS: La Forêt de Pierre fa parte di una serie sulle sette meraviglie del mondo antico. É un’idea di Luca che ha scritto anche tutte le storie, sempre sotto la supervisione di Chauvel. Con loro si è creato un affiatamento di squadra molto buono che mi permette di lavorare con tranquillità e mi rende felice. A me è toccata la storia che ruota intorno (e dentro) al tempio di Artemide ad Efeso. Un racconto di pura fantasia, senza pretese di rigore storico, ma che prende spunto da fatti realmente accaduti che portarono alla distruzione del tempio. Gli altri album sono disegnati da Stefano Andreucci, Antonio Palma, Roberto Ali, Tommaso Di Bennato, Carlos Magno e Lionel Marty.
Ci sono nuovi progetti nel tuo cassetto?
AS: Con Luca e David abbiamo qualche idea da mettere sulla carta e poi ci sarebbe un’altra cosetta … di cui però preferisco non parlare, prima che venga ufficializzato e firmato il contratto …
Sappiamo che sei un appassionato lettore. Quali sono i tuoi autori francesi preferiti?
AS: Al primo posto assoluto, e non solo in Francia, Moebius! Poi, in ordine sparso, Boucq, Arno, Bess, Marini, Cassegrain, Vatine, Ralph Meyer e Juillard.
Grazie e continueremo a seguirti sul tuo blog antoniosarchione.blogspot.it