Dal 2002 si vocifera di una ripresa di Bruce J. Hawker,
personaggio evidentemente molto amato dal suo autore, William Vance.
Sentite cosa disse in proposito l’autore in
un’intervista a Jean-Pierre Fuéri, sul n.51 del 2002 della rivista Bo-Doi.
WW: Mentre facevo ricerche su XIII, ho accumulato un’incredibile
documentazione sulla marina degli inizi del XIX° secolo. Ci penso [a un nuovo
episodio di Bruce
J. Hawker, n.d.t] dal 1996, data di uscita di Royaume des enfers, il
settimo Bruce
Hawker. Oggi ho più cose sulla marina americana che sulla Royal
Navy.
I due ultimi episodi di Hawker si
svolgevano a Londra ed erano scritti da Duchateâu.
WW: Questa volta ho detto a André-Paul che desidero sbrogliarmela
da solo. Bruce
Hawker riprende il mare. Ma intrappolato
da una tempesta e perduto il governo della nave, dovrà abbandonarla e sarà
recuperato da una goletta. Questa nave americana fa parte di una squadra che
viene dall’aver dato una batosta a Tangeri e si appresta a fare lo stesso a
Tripoli. Metterò 4 navi in scena: quelle due, più uno sciabecco barbaresco e la
prima nave di Hawker,
il H.M.S. Lark che si è visto in Cap sur
Gibraltar, primo episodio della serie.
Come ha trovato la documentazione?
WW: Su Internet, sicuramente. Ho anche
trovato una libreria, Military Bookman a New York, che ha un enorme catalogo
storico e militare. Diverse serie in parecchi volumi raccontano quest’epoca, la
guerra ai pirati barbareschi, il breve conflitto tra la Francia e l’America del
1803.
E per le navi?
WW: Sempre su Internet mi sono procurato
la Bibbia dei mari, i libri di Jean Boudriot sulla marina dell’epoca, libri che
sono anche alla base del lavoro di François
Bourgeon [e anche di Patrice
Pellerin n.d.t.] su Les Passagers du vent. Ma io ho comprato i miei in
inglese prima di sapere che erano disponibili in francese.
Perché ha scelto un eroe inglese
piuttosto che francese?
WW: Non avevo dimenticato il mio primo
eroe marittimo, Howard
Flynn. Il primo episodio, uscito nel 1960, ebbe un successo incredibile.
Fu pubblicato in dodici lingue differenti. E poi, siamo onesti, gli Inglesi
erano veramente i padroni dei mari negli anni 1800.
Il volume sarà una storia completa,
scusi, un one-shot?
WW: No, una vera saga. Ho in testa una
trama per parecchi episodi. Con la documentazione di cui dispongo, è il minimo…
Ho anche degli estratti dei libri di bordo dell’epoca, gli ordini di comando
americani dal 1787 al 1805, i piani delle cannoniere, questi vascelli con
cannoni che accompagnavano e proteggevano i convogli. Tutto viene dagli archivi
della US Navy. Prevedo di utilizzare i testi esplicativi come degli estratti
del libro di bordo, con la traduzione francese sovrimpressa. Il primo episodio
si chiamerà Signal 314. Sarà un piacere.
E le navi?
WW: Ne ho i modellini. In effetti, è
servito molto tempo per montarli. Ho fatto appello a un marinaio in congedo che
ne ha realizzato uno per me. Questo fatto gli ha dato la spinta giusta e il suo
lavoro è stato superiore al mio! Di fronte ciò funziona, ma dietro c’era un
sistema di paranchi per l’indietreggiamento che non figura sui modellini. Ho
scoperto che gli Americani si comportavano come dei selvaggi. Esistevano dei
cannoni speciali, le caronade [o carronate] per il combattimento da vicino, che
distruggevano tutto. Gli Inglesi ne avevano due sulla Victory a Trafalgar. La
fregata americana Constitution, che è ormeggiata oggi a Boston, ne possedeva in
gran numero e se ne serviva senza alcuna preoccupazione nel Mediterraneo. Era
di un selvaggio indescrivibile! Su questa fregata, durante l’attacco di
Tripoli, dei marinai tiravano dall’alto della dunetta, sempre fiancheggiati da
tamburi rossi. Attendo di disegnare ciò con impazienza.
Purtroppo fino a oggi non si hanno ulteriori
notizie su questo attesissimo
episodio, a cui il maestro belga sembra tenere molto, dopo un annuncio di pubblicazione alla fine del 2011 poi ritirato. Ci auguriamo che le sue
condizioni di salute gli consentano di completarlo. Circola voce che,
altrimenti, potrebbe essere affidato alle mani del cognato Felicisimo Coria, ma non sarà la stessa cosa per noi ammiratori di William Vance.
su Blueberry n 10 mancano le pagine dalla 33 alla 64.in quanti volumi è successo?
RispondiEliminaScusa, ma non abbiamo capito a quale Blueberry ti riferisci. Di che edizione di tratta? E poi mancherebbe un intero 32mo?
RispondiElimina