Quando abbiamo cominciato questo blog, uno dei
problemi che ci siamo posti è stato quello dei commenti: sì o no? Se sì,
moderati o no? Alla fine, dopo un breve periodo di prova con commenti soggetti
ad approvazione, abbiamo deciso di incrociare le dita e ammetterli tutti.
Perché incrociando le dita? Perché quello che ci ha spinto a creare Zona-Bedé è
stata la voglia di condividere un’antica, purtroppo pluri-decennale, passione
per il fumetto francofono che alcuni di noi coltivano dai primissimi anni 60.
Perché farlo e cosa metterci? Qualcosa
che ci sembrava mancasse, come la vetrina delle uscite settimanali in edicola,
completa e verificata; le informazioni sulle vicende editoriali in Francia e
Belgio dei personaggi noti da noi e di quelli validi ancora sconosciuti; la
storia del faticoso, frammentario, percorso editoriale della BeDé nel nostro
paese; le cronologie dei personaggi; le interviste con gli autori; la
bibliografia fondamentale; se possibile qualche anteprima.
Cosa non volevamo
fare? Uno spazio di veline delle case editrici (parliamo solo di cose che
possediamo, abbiamo visto e letto) o un luogo dove sfogare polemiche sospinti
dalle proprie, legittime idee su cosa deve essere pubblicato in Italia e come
bisogna farlo secondi i propri gusti personali.
Anche se alcuni di noi hanno collaborato o
collaborano oggi con qualche casa editrice o appartengono ad associazioni di
appassionati di fumetti, nessuno dei curatori del blog è “venduto” o “in
vendita” all’editoria fumettistica. Per noi è un cosa normale approvare o
disapprovare quello che si stampa, non offendere, soprattutto quelli che
investono i loro soldi in imprese editoriali che, nel bene o nel male, a
seconda di come si consideri la cosa, tengono alta l’attenzione sul mondo della
BD, che tutti noi amiamo.
Dopo un lungo tempo, in forme diverse, il fumetto
francofono si è affacciato in edicola e libreria, ma non è certo quello che si
dice “un modo per fare tanti soldi” e ci vuole più passione, capacità e
coraggio di quanto non si immagini per continuare a pubblicarlo. Sicuramente
non condividiamo alcune scelte editoriali, e dalla lettura dei post si evince
la nostra posizione critica. Questo non ci autorizza a modi e toni discutibili,
parlando male di imprenditori italiani che rischiano il proprio denaro in
progetti editoriali in un momento che non si può certo definire florido.
I
lettori hanno un’arma potente nelle mani, non comprare un fumetto che non
piace. Se qualcosa che non ci piace proprio vive o sopravvive è perché ha
incontrato un pubblico che ha gusti, risorse e interessi diverse da noi. Se
qualcosa per noi fantastico muore, vuol dire che quelli come noi sono troppo
pochi o che i terreni su cui bisogna lavorare sono più grandi e incolti del
previsto. Sul blog possiamo, e dobbiamo se non ci piace, criticare il progetto
e il prodotto, ma non insultare quelli che vivono del proprio lavoro e coloro
che ritengono apprezzabile tale lavoro! È una questione di rispetto verso il
prossimo e di buon gusto, non di preoccupazione per il nostro futuro lavorativo,
da tempo, ahinoi, già stabilito in determinate direzioni.
Qualcuno ha osservato che i soli limiti in
quello che si dice sono stabiliti dalla legge, libero di pensarlo. Noi invece
riteniamo che la legge persegue solo
gli atti illegali, e che invece i primi, importanti limiti siano quelli fondati
sul rispetto degli altri e delle opinioni altrui, sul chiedersi le ragioni
degli altri prima di criticarli, sul non pensar male o fare allusioni quando
non conosciamo, non capiamo o non condividiamo qualcosa.
Scusate il disturbo con questo post “ai confini
della zona”!
:-)
RispondiEliminaLive long and prosper, friends!
Come direbbe Tex, "Puro Vangelo", amico mio!
RispondiEliminaConcordo con voi e vi ringrazio dello splendido lavoro che fate con passione per noi, ragazzi dei '60.... :-)
RispondiEliminaho letto e riletto il commento; prima di tutto un ringraziamento per il lavoro che fate.
RispondiEliminaentrando nel merito del commento, condivido totalmente la vostra posizione. non si può trasformare tutto in una rissa, anche se solamente scritta e nei limiti della legalità.
il rispetto per le opinioni altrui e il decoro nella manifestazione del proprio pensiero costituiscono requisiti che forse non sono più di moda, ma rappresentano valori che hanno ancora un senso nella vita di tutti i giorni.
bravi e buon lavoro.
noicap
Dato che si continua a travisare, occorre specificare ulteriormente che:
RispondiElimina- Insultare la gente è illegale.
- Discutere appassionatamente no.
- Nei commmenti, dire semplicemente “siete bravi” è una perdita di tempo.
- Chi gestisce un blog è moralmente tenuto a dire il proprio nome.
I gestori di questo blog scrivono: “Qualcuno ha osservato che i soli limiti in quello che si dice sono stabiliti dalla legge, libero di pensarlo. Noi invece riteniamo che la legge persegue solo gli atti illegali, e che invece i primi, importanti limiti siano quelli fondati sul rispetto degli altri e delle opinioni altrui…”.
RispondiEliminaParrebbe, quindi, che la legge punisca solo delitti gravi come l’omicidio. Invece, l’articolo 594 del codice penale dice: «Chiunque offende l’onore o il decoro di una persona presente è punito con la reclusione fino a sei mesi o con la multa fino ad euro 516. Alla stessa pena soggiace chi commette il fatto mediante comunicazione telegrafica o telefonica, o con scritti o disegni, diretti alla persona offesa. La pena è della reclusione fino ad un anno o della multa fino ad euro 1.032, se l'offesa consiste nell’attribuzione di un fatto determinato. Le pene sono aumentate qualora l'offesa sia commessa in presenza di più persone».
Recentemente ho seguito un corso di aggiornamento tenuto da un professore universitario su questo tipo di reati e su come vanno denunciati (con una procedura elaborata, ma piuttosto semplice). La polizia postale può individuare facilmente anche chi sul web insulta in maniera vigliacca nascondendosi dietro l’anonimato.
“Il rispetto per gli altri e delle opinioni altrui” non è quindi una semplice possibilità fra tante, come sembrano pensare i gestori di questo blog, ma un preciso dovere per tutti. Se non si vuole incorrere a pesanti sanzioni.
Dire, invece, che un certo editore italiano pubblica delle edizioni scadenti e spiegare perché, rientra nella sacrosanta libertà di critica. Io non acquisto diverse serie proprio perché sono presentate in maniera indecente e ho tutto il diritto di lamentarmene pubblicamente, anche nella speranza di indurre quell’editore a cambiare atteggiamento.
Se poi i gestori di questo blog affermano che, comunque, questo tipo di commenti non li vogliono, mi posso legittimamente porre degli interrogativi sul loro conto. Soprattutto, mi tolgono la voglia di intervenire ulteriormente. Salvo quando vengo chiamato in causa.