Il tempio del sole è il
seguito de Le sette sfere di cristallo, 14mo episodio della saga di Tintin, che si svolge in Perù. Come, a suo tempo, ha
detto Hergé a proposito di Obiettivo Luna, che si trattava di una trasposizione a fumetti del saggio
L’astronautique di Alexander Ananoff (Fayard, 1950), così Il tempio del sole sembra la trasposizione in BD del testo di
Wiener, per gli spunti offerti dalle numerose incisioni contenute nel libro.
[Jean-Luc Planchet, Tintin et le secret de la momie, Revue d’archéologie moderne et archéologie générale, n.13,1999]
[Jean-Luc Planchet, Tintin et le secret de la momie, Revue d’archéologie moderne et archéologie générale, n.13,1999]
L’immagine
della copertina si riferisce alla vignetta 45C3 e presenta Tintin, Haddock, Milù e Zorrino in una caverna davanti a due mummie rivestite con maschere
ornate di piume. Le mummie sono simili a quella riprodotta nell’illustrazione del
libro di Wiener, appartenente alla cultura precolombiana di Chancay,
sviluppatasi nella costa centrale del Perù.
Ai
piedi di Haddock c’è un vaso di
terracotta per libagione con beccuccio a staffa tipico della civiltà Moche
della costa settentrionale del Perù (II-VI
secolo d.C.), che raggiunse un alto grado di raffinatezza nell’arte
ceramica amerindia.
Il
particolare disegno decorativo sul vaso è ripreso da Hergé per i decori di due giare nella sala del tesoro nella
vignetta 62A1.
Nel
frontespizio l’autore ha disegnato centralmente una figura antropomorfa ritta
su di un piedistallo, con in testa un copricapo a raggiera e nelle mani due
bastoni del comando o vara.
È
ripresa dall’incisione di un bassorilievo raffigurante Viracocha (Apu Qun Tiqsi
Wiraqutra), il dio solare, situato nella Portada del Sol a Tiahuanaco in
Bolivia (civiltà Tiwanacu sul lago Titicaca, estendentesi alle frontiere di
Perù, Bolivia e Cile) riprodotta nel libro di Wiener. Con i due bastoni, o folgori,
strette nelle mani Viracocha rappresentava una sintesi suprema dell’unione in
un’unica realtà delle dualità sociali e cosmologiche in cui era suddiviso il
mondo andino.
I
nostri eroi sbarcano a Callao, il porto facente parte oggi dell’area
metropolitana di Lima.
Indubbiamente
in questo episodio di Tintin c’è un
problema di location che lascia un poco perplessi i lettori più attenti.
Innanzitutto perché l’autore posiziona lama e abitanti andini (quindi tipici
dell’altipiano) in una località marittima, situazione oggi visibile nella
capitale peruviana per scopi puramente turistici ma che forse all’epoca non
c’era.
Poi
nella vignetta 2A1, in cui l’azione si svolge a Lima, Hergé ha miscelato sapientemente tre foto del reportage di Means, pubblicato sul
National Geographic del febbraio 1938. Infatti ha disegnato sullo sfondo il
portale del convento di Santo Domingo a Cusco (prima foto), costruito dagli
invasori spagnoli sullo splendido Corikancha, cioè il vero Tempio del Sole inca
quasi interamente distrutto; in primo piano ha posizionato una donna peruviana
con un bimbo in fasce sulle spalle e con un particolare cappello a scodella
(seconda foto), la quale lavora con un fuso mentre cammina (terza foto).
L’atteggiamento della donna dimostra un aspetto basilare della cultura inca,
infatti la prima delle tre leggi imperiali inca era “Non oziare”, mentre le
altre due erano “Non rubare” e “Non mentire”: più semplice di così!
Le
tre leggi sono sinteticamente simbolizzate nella Chakana, la croce andina che riunisce tutta la cosmogonia inca,
divenuta oggi un simbolo del Perù.
Nelle
zone andine meno colpite dalla globalizzazione occidentale, come sulle isole
del lago Titicaca, il lago più alto nel mondo, non è raro incontrare ancora
oggi giovani, adulti e anziani di ambo i sessi che lavorano con fusi mentre camminano
o mentre sono seduti al sole, fedeli a quel precetto inca.
Sul
precetto “Non rubare”, sull’isola Taquile del lago suddetti i contadini ricordano
che chi commetteva un furto era allontanato dalla comunità e abbandonato al
proprio destino su una imbarcazione.
L’incontro
fra Haddock e i lama nel corso del
racconto accredita l’attacco sputo di questi animali verso chi li disturba.
Da
turisti si può essere anche testimoni involontari di “assalti” di lama. In un
posto di ristoro sull’altipiano fra Arequipa e Chivay, un simpatico camelide,
attirato dal rumore dei pullman turistici e dall’odore del cibo, dopo aver frugato
inutilmente in cerca di cibo fra i bidoni della spazzatura si è avvicinato a un
tavolo all’aperto dove stavano pranzando dei turisti italiani, che bevevano
infusi di foglie di coca contro il soroche.
Scacciato malamente dalla proprietaria, il povero lama, indispettito, ha
scalciato e sputacchiato senza un bersaglio preciso, fra le risate dei presenti
per l’inaspettato spettacolo.
Dell’avventuroso
trenino con locomotiva a vapore che sale, ripreso dal libro di Wiener, protagonista
della lunga sequenza dell’attentato ordito contro Tintin e Haddock nelle
tavole n.13-15 non c’è più traccia, sostituito da un moderno Inca Rail nella
splendida tratta Ollantaytambo-Aguas Ardientes.
La
città di Jauga, citata nelle tavole 17-20, rimanda a immagini della città di
Puno a 800 km di distanza. In realtà l’esatta ortografia del nome è Jauja, solo
che Hergé ha ricopiato il nome
errato scritto da Jacobs sugli
schizzi.
Nelle
tavole n.22-23 i nostri eroi riposano in un’abitazione che risulta essere una chullpa, tomba tipica della cultura
preincaica Aymara, presente nel bellissimo sito archeologico di Sillustani,
vicino Puno, sulle sponde del lago Umayo, anche questa ripresa dal libro di
Wiener. Da sottolineare che anche in questo caso l’autore belga ha dimostrato
una scarsa conoscenza sulle credenze del popolo andino perché, al contrario di Zorrino, un vero peruviano non avrebbe
mai e poi mai dormito in una chullpa!
La
scena del condor che artiglia Milou nella tavola
n. 28 ha forse una inesattezza zoologica, perché il condor, stupendo volatile
andino simbolo del Perù, ritenuto dagli Incas un messaggero sacro degli dei per
la sua capacità di raggiungere un’altitudine di 8000 m, nelle zampe non ha
artigli per artigliare; è un animale fondamentalmente necroforo, infatti con i
suoi simili spinge la preda prescelta (lama, pecora o altro) verso i tanti
precipizi andini per poi cibarsi comodamente delle sue carni. Vederli salire
volteggiando maestosamente nel silenzio del Cañon del Colca (4160 m) è
un’esperienza indimenticabile e imperdibile per qualsiasi turista.
Nella
tavola n.45 i nostri eroi scoprono un altro vaso Mochica a staffa con volto
umano e le due mummie, già presenti nella copertina, tutti ripresi dal libro di
Wiener. Quel volto dallo sguardo fisso e minaccioso che esce dalla roccia aggiunge
un tocco inquietante al racconto!
Nella
tavola n. 47 i nostri eroi penetrano nel salone del Tempio del Sole
interrompendo una cerimonia inca. Il salone presenta fregi dorati e il rilievo
di Viracocha tipici della cultura Tiahuanaco, fuori luogo in un edificio inca.
I costumi dei presenti sono copiati da quelli imprecisi del pittore americano
Herget.
Nella
vignetta 56B2 si vedono i protagonisti trascinati ai pali del sacrificio. Lo
spiazzo sembra quello centrale di Machu Picchu, con una costruzione
tondeggiante disegnata in alto simile al vero Templo del Sol della cittadella
inca, molto più piccolo di quello immaginato da Hergé. La riproduzione del muro sullo sfondo delle vignette
seguenti sembra quello ciclopico della misteriosa cittadella di Sacsayhuaman, vicino
Cusco.
La
vignetta 57D1 è ripresa dalle illustrazioni di Herget. I guerrieri disegnati da
Hergé hanno copricapi Mochica,
anteriori agli Incas e uniformi tipicamente inca!
La
trovata dell’eclisse, ripresa dal
romanzo L’Épouse du soleil di Gaston Leroux, in effetti ha un piccolo errore,
messo in evidenza da una lettera di uno studente ad Hergé, in cui il giovane ha
asserito che, tenuto conto che l’azione si svolge nell’emisfero sud, l’eclisse
avrebbe dovuto svilupparsi in senso inverso a quello illustrato dall’artista.
A dispetto delle molte inesattezze etno-archeologiche citate e dei suoi 70 anni di vita, grazie alla fantasiosa inventiva di Hergé, Il Tempio del Sole rimane a tutt’oggi la più affascinante e gradevole storia a fumetti mai realizzata sull’epoca precolombiana, degna di stare fra le opere letterarie sul Perù e da consigliare anche ai non tintinofili.
Le tavole e le vignette che illustrano il post sono tratte da un'edizione della storia trovata a Machu Pichu, ovviamente in spagnolo!
Bello! Quindi segnalato subito su afNews, naturalmente. :-)
RispondiEliminahttp://www.afnews.info/wordpress/2015/12/04/tintin-a-machu-picchu-terzaparte/
Dimenticavo, scusa, ci sono anche le foto di cui parlavi. :-)
RispondiEliminahttp://www.afnews.info/wordpress/2015/12/04/tintin-a-machu-picchu-terzaparte/
Gianfri, segnali su afNews anche il mio post su Tintin?
RispondiEliminahttp://sauropennacchioli.blogspot.it/2015/10/il-filonazismo-di-tintin.html
E' nolto bello!