La
Linea chiara è una corrente
artistica del fumetto franco-belga le cui storie disegnate sono caratterizzate
da personaggi, mezzi meccanici e ambienti architettonici e scenografici
rappresentati con un disegno stilizzato, reso graficamente mediante una linea
di uguale spessore, che non utilizza l’effetto di luci e ombre tipiche del
tratteggio, con un nero pieno per eventuali ombre. In tal modo l'immagine
risulta perfettamente leggibile per il lettore. La leggibilità, come ha
affermato Hergé nel 1983, è fondamentale: «sia da un punto di vista del testo che del disegno. E per leggibilità
voglio dire essenzialmente la chiarezza narrativa. Perché non dimentichiamo, il
fumetto è soprattutto narrazione».
Apparentemente ridotta all’essenziale, in realtà la vignetta è il
risultato di un sapiente studio che mette in relazione fra di loro le figure
disegnate, l’uso di colori omogenei, senza sfumature, l’impostazione della
tavola, il rigore nella trama e l’uso di un font in corsivo per i testi.
Verosimilmente,
la Linea Chiara si impose anche per necessità di carattere
tecnico poiché i sistemi di stampa dell’epoca non garantivano una buona resa
dei tratti sfumati, per cui era necessario utilizzare un disegno con contorni
decisi, su cui imprimere in un secondo tempo i colori senza complicazioni.
Tale
maniera di disegnare fu utilizzata agli inizi del secolo scorso dall'americano Geo Mc Manus in The Newlyweds e Bringing
up father, tradotti da noi con Cirillino e Arcibaldo e Petronilla, e da Otto Soglow nel delizioso The
Little King.
In
Francia, il primo a utilizzare questo tipo di grafia per le bandes dessinées fu Alain Saint-Ogan con i due ragazzini giramondo Zig et Puce (1925)
sul settimanale Le Dimanche Illustré,
una Domenica del Corriere transalpina, ma lo stile era già riscontrabile in
precedenza nelle storie illustrate da Benjamin
Rabier, autore del papero Gédéon e di Tintin-Lutin (1898),
ragazzino con un ciuffo biondo e pantaloni da golf,
e
in quelle della servetta bretone Bécassine, pubblicata dal 1905 su La Semaine de Suzette, periodico per
ragazzine perbene delle edizioni Gautier-Languereau.
Il
settimanale, pubblicato dal 1905 al 1960, attuò una rivoluzione
nell’impostazione grafica delle tavole, correlando strettamente i disegni con
un testo imperniato su temi attuali. Fra i collaboratori, René Follet, Henri de
Sta, Calvo, Etienne Le Rallic, Noel Gloessener, e, soprattutto, Joseph Porphyre
Pinchon.
Il
periodico ottenne un grande successo, perdurante fino ai nostri giorni, grazie
alla pubblicazione delle storie di Bécassine, soprannome di Annaik Labornez,
sempliciotta servetta bretone, ideata da Jacqueline
Riviére e Maurice Languerau,
detto Caumery, e disegnata da
Pinchon. Le trame di Bécassine sfruttavano
la contrapposizione fra la sana vita provinciale\paesana e quella ipocrita
parigina\borghese nel periodo del primo conflitto mondiale.
I
suddetti stili sono stati rielaborati dal disegnatore belga Hergé, al secolo George Rémi, il quale, a proposito di Rabier, ha detto:«Mi ha immediatamente conquistato. Poiché
quei disegni erano molto semplici. Molto semplici, freschi e allegri e di una
leggibilità perfetta» Per
il proprio personaggio Tintin, Hergé ha utilizzato le nuvolette
rettangolari e gli occhi inespressivi di Mc
Manus, il volto rotondo di Bécassine e il ciuffo, i pantaloni da golf e l’ampia
falcata di Tintin-Lutin.
Da
notare che nell’episodio Bécassine, son oncle et leurs amis (1926), il maggiordomo Francisque un ciuffo biondo,
la famosa houppe! Non solo, ma il
viaggio in moto fatto da Rabier fino
a Mosca è stato preso da Hergé come
modello per il primo episodio, Tintin au pays du soviets (1929)!
Ma
è da Saint-Ogan che discende una
gran parte dell’ideazione dell’opera di Hergé,
che a tal proposito ebbe a dire: «Saint-Ogan mi ha molto influenzato, poiché lo ammiravo e l’ammiro ancora: i suoi
disegni erano chiari, precisi, “leggibili; e la storia era narrata in maniera
perfetta. È in queste cose che mi ha profondamente influenzato» E di questa
influenza fa testo la visita che un giovane Hergé, famoso ancora solo a livello locale, fa nel 1931 a Parigi a Saint-Ogan per presentargli il suo
primo volume su Tintin e averne qualche consiglio. Dall’incontro ritornò con
una tavola originale di Zig et Puce con
dedica, da lui conservata gelosamente (Tracé
RG. Le phenomene Hergé, Huibrecht Van Opstal, Lefrancq 1998).
Per
approfondire l’argomento si possono consultare Tintin avant Tintin sull’influenza di Rabier e l’eccellente articolo Hergé debiteur de Saint-Ogain (1996) di
Thierry Groensteen.
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