L'anteguerra
In
Belgio esistevano settimanali infantili stampati in formati più piccoli di una
rivista, con storie a fumetti non sempre esaltanti dal punto di vista della
fantasia e dell’avventura e in numero minore rispetto ai racconti scritti ivi
contenuti.
In
essi era prevalente l’aspetto educativo e confessionale, in quanto si rivolgevano
a un pubblico principalmente cattolico.
Un
periodico confessionale diffuso era Petits
Belges, stampato dalla Croisade Eucharistique Chrétienne
dell’Abbazia di Averbode, che utilizzava i fumetti esclusivamente per messaggi
educativi; fra le firme presenti quelle di Joseph
Gillain, che si firmava Jijé, François Craenhals e Dino Attanasio.
Jijé disegnava il personaggio Blondin,
ancora senza Cirage,
con una stile che si richiamava a quello di Hergé, infatti ha iniziato la propria carriera copiando il
suo stile per il personaggio Jojo, pubblicato su Le Croisé, periodico cattolico di Namur.
A tal proposito è rimasta famosa la querelle di Hergé che accusava Jijé di plagio per Jojo,
e la risposta disegnata di Jijé in
cui faceva vedere come Hergé avesse
copiato a sua volta il volto rotondo di Tintin da quello di
Bécassine mettendo così fine alla discussione!
Una
forte spirito dei boys scouts, sicuramente conservatore, per non dire di destra, impregnava,
invece, Le Petit Vingtiéme (1928), supplemento giovanile del quotidiano
cattolico Le Vingtiéme siécle, e
Le Journal de Spirou (1938)
dell’editore Paul Dupuis di
Marcinelle.
Le Petit Vingtiéme, voluto dall’abate Norbert Wallez, era affidato al
ventiduenne Hergé, che ne divenne
caporedattore. Il settimanale, uscito fino al 1940, quando il Belgio fu invaso
dai nazisti, riscosse un grande successo soprattutto grazie ai personaggi Tintin,
Quick et
Flupke e Jo, Zette et Jocko, tutte creature
di Hergé, ponendo le basi per il
mito di Tintin e del suo creatore.
Le Journal de Spirou era affidato, invece, a Rob-Vel
e Ferdinand Dineur, autori poco
incisivi. Inoltre ospitava anche personaggi statunitensi.
Ambedue i settimanali chiusero i battenti per colpa
della guerra. Hergé trasferì il
personaggio del giovane reporter sul quotidiano Le Soir, forzatamente rilevato dalla propaganda nazista ai suoi
legittimi proprietari, per cui da allora fu indicato come Le Soir volé, cioè
rubato. Le avventure del giovane reporter furono così pubblicate non più sotto
forma di paginone centrale, come ne Le
Petit Vingtiéme, bensì di striscia quotidiana. Sorvoliamo sul sospetto del
collaborazionismo di Hergé con il
nazifascismo, ipotizzando che, verosimilmente, più che di un collaboratore vero
e proprio si potrebbe parlare di un simpatizzante poco informato da un punto di
vista politico.
Spirou riaprì i battenti sotto la guida del figlio Charles Dupuis, il quale, con intuito,
affidò la gran parte delle storie a Jijé,
aprendo la strada del successo alla testata, unico periodico dell’epoca ancora
oggi presente nelle edicole.
Jijé vi disegnò Spirou et Fantasio, Don Bosco, e Jean Valhardi.
Più laico risultava il settimanale in lingua
olandese Bravo! (1936),
commissionato dal partito socialista belga all’editore Jean Meuwissen. Con
l’occupazione nazista la rivista chiuse
i battenti per riaprirli in un'edizione omonima in francese.
Nella
rivista debuttarono Edmond-François
Calvo, Max “Sirius” Mayeu, Edgard Pierre Jacobs, Jacques Laudy, Willy Vandersteen, Albert
Uderzo e Raymond Reding, future
star della bande dessinée.
Jacobs vi si distinse per aver portato egregiamente
a termine il Flash
Gordon di Alex Raymond, la cui importazione delle tavole dagli USA era stata
sospesa per colpa della guerra, e
per aver ideato Le
Rayon U, storia fantastica in cui prefigurava personaggi e tematiche
poi sviluppate meglio in Blake et Mortimer, recentemente riproposta al
pubblico italiano nella Collana
Avventura della Gazzetta dello Sport.
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