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venerdì 15 luglio 2016

Linea Chiara - quarta parte

LE JOURNAL DE TINTIN 


Nell’affollato panorama delle riviste belghe per la gioventù, il 26 settembre 1946 usciva il primo numero del settimanale Tintin, edito dalle Éditions du Lombard di Raymond Leblanc. Sulla copertina gli onori erano, ovviamente, per la creatura di Hergé,


mentre in quarta di copertina iniziava Le secret de l’Espadon, primo episodio di Blake et Mortimer di Edgard Pierre Jacobs.


All’interno c’erano anche le storie in costume Les Quatre fils du Aymon di Jacques Laudy


e di Corentin del pittore Paul Cuvelier. Il tutto sotto la supervisione del caporedattore Jacques Van Melkebeke, giornalista nei guai con la giustizia belga per un’accusa di collaborazionismo.



Durante gli anni dell’occupazione nazista Hergé, pressato da crescenti richieste di lavoro, aveva assunto come aiutante Jacobs, presentatogli dall’amico comune Melkebeke, ponendo, così, inconsciamente, le basi per quella che anni dopo sarebbe stata definita L’École de Bruxelles. Per il creatore di Tintin fu ovvio, quindi, accettare il suggerimento di Van Melkebeke e chiamare l’amico collaboratore a far parte della ristretta redazione del nuovo settimanale di Leblanc.

Le prime 18 tavole de Le secret de l’Espadon, realizzate da Jacobs con l’aiuto di Van Melkebeke, che le inchiostrò, risultano estranee allo stile di Jacobs per cui furono da lui ridisegnate in seguito per le edizioni in volume e mai più pubblicate. 

Il giornale Tintin si mise in evidenza, oltre che per la leggibilità, anche per la chiarezza grafica ed espositiva, l’ordine dell’impostazione, il rigore nelle trame e nelle scenografie, il classicismo e i colori delle storie, che dovevano offrire avventure documentate, istruttive; l’inserimento di scenografie e mezzi meccanici ripresi dalla realtà, con personaggi reinterpretati su quelli reali, rendeva più verosimili le trame e più accattivanti le avventure dei vari personaggi. I suddetti espedienti sono stati, poi, fatti propri dagli epigoni di Hergé e di Jacobs, divenendo una sorta di marchio di fabbrica per le loro opere.

Il periodico ebbe un crescente successo per cui l’editore aumentò le pagine e le storie, aprendo le porte ad altri autori, obbligati inizialmente dalla direzione artistica di Hergé a disegnare alla sua maniera. Molti di quegli artisti hanno contribuito al successo del fumetto belga.

Il sognatore Laudy (Hassan et Kaddour),

il pittorico Paul Cuvelier (Corentin, La prodigieux invention du professor Hyx, Wapi)


il fiammingo Willy Vandersteen (Bob et Bobette, Le Prince Riri),



compresi due collaboratori degli Studios Hergè, l’eclettico Bob de Moor (Barelli, Cori)



e il rigoroso Jacques Martin (Alix, Lefranc), divenuto, insieme a Hergé e Jacobs, il terzo pilastro della École de Bruxelles e della Ligne Claire, i coniugi Fred e Liliane Funcken (Le Chevalier Blanc), il melodrammatico François Craenhals (Pom et Teddy, Le Chevalier Ardent), l’esperto di sport su ruote Jean Graton (Michel Vaillant), lo specialista aeronautico Albert Weinberg (Dan Cooper),

il simpatico Tibet (Pat Rick et Mass Tick, Chick Bill, Ric Hochet),


il competente di sport fisici Raymond Reding (Le Chinois au manteau rouille, Jimmy Torrent, Vincent Larcher, Olympio), il fantasioso poeta del mondo animale Raymond Macherot (Chlorophylle), l’umoristico Dino Attanasio (Monsieur Spaghetti), l’amante della natura Edouard Aidans (Tounga, Les Franvals),
Del settimanale uscirono anche una versione fiamminga, intitolata Kuifje, una francese pubblicata a partire dal 1948 da Georges Dargaud, editore anche delle versioni in volume,


e una omonima italiana editata nel 1956 dall’editore Vallardi, durata solo venticinque numeri, più volte menzionata sul blog.

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