Fra
le bellezze architettoniche di Bruxelles c’è il Parc du Cinquantenaire,
costruito da Leopoldo II per l’esposizione nazionale del 1880, in ricordo dei
cinquant’anni dalla fondazione del Belgio. Il parco ospita alcuni musei, fra
cui Autoworld, dedicato all’auto, di cui si è parlato in un precedente post a
proposito della sezione museale dedicata a Michel Vaillant. Ora, invece, ci soffermiamo sul Musée du Cinquantenaire, dedicato ai
capolavori artistici delle civiltà del passato. Molto bello e poco frequentato,
si può dire che sia stato l’unico museo che ha affiancato la BD belga dalla sua
nascita in poi, perché numerosi manufatti delle collezioni dei vari continenti,
escluse quelle africane situate altrove, sono stati scelti come modelli dagli
autori franco-belgi.
È
sufficiente vedere il manifesto all’ingresso per avere un primo sobbalzo al
cuore infatti l’oggetto centrale
nella foto altro non è che l’idolo arumbaya, chiarissimo richiamo a L’oreille cassée (L’orecchio
spezzato), sesto episodio di Tintin.
Passeggiare
nei saloni del museo è, forse, un’esperienza più coinvolgente che visitare il
Centre Belge de la Bande Dessinèe, perché mentre si ammirano le innumerevoli
opere d’arte create nel corso dei secoli dalle varie civiltà, un fervente
bedefilo non può evitare di emozionarsi a scovare fra di esse alcuni manufatti
riprodotti in tante storie che ben conosce e ama.
Ma
non crediate sia una cosa semplice fare questi accostamenti, primo perché è
impossibile ricordarli tutti nelle centinaia di storie di diecine di
personaggi, secondo perché spesso sono stati inseriti dagli autori in vignette
confusi fra altri oggetti ed è difficilissimo riconoscerli, anche perché talvolta
presentano minime varanti.
Per
fortuna viene in soccorso il vecchio catalogo museale Le Musée en bulle (1996), ultima delle cinque guide, di cui abbiamo
fatto cenno nella prima parte di questo carnet di un viaggio recentissimo a
Bruxelles. Il volumetto presenta oltre sessanta opere riprodotte nelle BD.
I
curatori del museo, da tempi insospettabili, hanno dato una grossa mano alla
BD. Nel 1969 nel museo ebbe luogo una mostra sulla BD e il direttore dell’epoca
prestò molti pezzi per una vetrina egizia su richiesta di Jacobs, peraltro già usufruitore delle collezioni ivi contenute ai
tempi de Le
Temple du Soleil con Hergé e de Le mystére de la Grande Pyramide. Nel 1982 i curatori hanno organizzato
un’esposizione su Les Indiens dans la
Bande Dessinée.
Inoltre,
adesso, accanto ai pezzi più famosi nell’ambito bedefilo c’è un testo
esplicativo che ricorda in quale episodio di un determinato personaggio è stato
riprodotto quel capolavoro.
Che
cosa si può pretendere di più da un museo d’arte?
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