L’esploratore
tedesco Heinrich Harrer [1912-2006] nel
1944 raggiunge il Tibet, dove sopravvive sette anni, esperienza che riassume
nell’autobiografia Sette anni in Tibet,
interpretato sullo schermo da Brad Pitt
nell’omonima pellicola del 1997.
Prima
di lui, però, nel 1923, l’esploratrice francese Louise Eugénie Alexandrine Marie David [1868-1969], più nota come Alexandra David-Néel (con l’aggiunta
del cognome del marito), ha violato per prima il divieto per gli stranieri di
raggiungere Lhassa, la città sacra tibetana, travestita da mendicante e
accompagnata dal fido discepolo Aphur Yongden.
A
Parigi, oltre il Louvre, il Musée D’Orsay e il Musée du Quai Branly, mete imprescindibili per chi ama l’Arte, c’è
anche un museo meno frequentato, il Musée
National des Arts Asiatiques – Guimet, dedicato alle arti dei paesi
asiatici.
All’interno,
a parte i meravigliosi manufatti dell’estremo Oriente, nel piano superiore c’è
una balconata rotonda che domina la sottostante biblioteca circolare, colma di
testi pregiati e con un imponente statua di Budda nella classica posizione del
fior di loto.
Su quella
balconata è stata recentemente organizzata una mostra dedicata proprio ad Alexandra David-Néel, soprannominata la
“Dame-Lama” per gli studi
approfonditi da lei fatti sul buddismo tibetano.
L’esposizione
di foto, oggetti e testi a lei appartenuti ripercorre i suoi viaggi in Oriente
e in Tibet a partire dal 1911.
In
tali viaggi, effettuati senza le comodità moderne in posti geograficamente
inaccessibili e in condizioni climatiche e sociali avverse, è stata sempre accompagnata
da Aphur Yongden, divenuto lama e
rimasto fedele a lei fino alla propria morte, tanto fedele da essere adottato
da lei, che ne ha conservato le ceneri nella propria casa. Le esperienze vissute
nel misterioso Tibet l’hanno portata a convertirsi al buddismo, fino a
diventare una Maestra ammirata e rispettata in tutto il mondo. Ha scritto anche
una trentina di libri di successo che hanno consentito al grande pubblico di
apprezzare il Tetto del mondo e la religione buddista.
L’intraprendente
esploratrice ha lasciato in eredità al Museo Guimet una parte degli oggetti
raccolti nel corso di una vita: le pitture (thangka),
le
maschere per le danze rituali e la totalità della sua biblioteca tibetana,
composta da antichi testi sacri.
Quando
era giovane, fu proprio durante una visita al museo, mentre ammirava il Budda
presente nella biblioteca circolare, che ha deciso la propria vocazione
all’orientalismo.
Questo
lungo prologo per dire che in alcune bacheche della mostra dedicata alla
celebre esploratrice sono state presentate anche tavole originali di una bédé intitolata
Une vie avec
Alexandra David-Néel, scritta da Fred Campoy e disegnata dal medesimo Campoy con Mathieu Blanchot
in due volumi cartonati editi da Grand
Angle, in coedizione con il Guimet.
Cosa
rende questa biografia diversa da altre stucchevoli biografie di personaggi
famosi? In realtà i due autori hanno adattato a fumetti, con l’autorizzazione
dell’autrice, l’autobiografia Dix ans avec Alexandra David-Néel, scritta
da Marie-Madeleine Peyronnet, leggendaria
segretaria personale e badante di Alexandra.
Marie-Madeleine,
soprannominata “Tortue”
dall’intrepida esploratrice, è colei che l’ha accudita negli ultimi dieci anni
della sua vita ultracentenaria, fino a chiuderle gli occhi, divenendo l’inflessibile
depositaria delle sue ultime volontà, curatrice delle sue memorie, del suo
carteggio con il marito e dei suoi testi scritti,
custode
della casa Samten Dzong (la Fortezza della meditazione, in
tibetano) a Digne-les-Bains, dove ha vissuto Alexandra e trasformata in museo, fondatrice
di un’Associazione Alexandra David-Néel nonché
autrice dell’autobiografia di cui sopra, i cui diritti ha ceduto
all’Associazione.
Il
racconto si legge d’un fiato e racconta in prima persona, con tenero rispetto e
lucido umorismo, la straordinaria vita della donna, così come lei l’ha narrata
alla sua giovane segretaria\badante. Il lettore scopre in quale maniera,
assolutamente fortunosa, nel 1959 la ventinovenne Marie-Madeleine, nata a
Rechaiga, in Algeria, dove i suoi risiedevano da quattro generazioni, è stata
assunta in prova per tre mesi da una signora novantenne e dispotica.
La
personalità forte e determinata di Alexandra si scontra con quella,
apparentemente più debole, di Marie-Madeleine, conquistata dall’intelligenza
vivace e dalla tenacia di questa donna fuori dal comune, che niente e nessuno,
compresi i divieti dell’impero britannico, ha mai piegato, neanche l’età e le
malattie senili.
La bédé
narra i momenti salienti dell’avventurosa vita di Alexandra, le sue battaglie
per essere una donna libera e fuori dagli schemi,
la
sua ossessione per il Tibet,
la
sua ostinazione a farsi accettare da un Gomchen,
uno dei più grandi saggi dell’Himalaya, con cui rimase chiusa durante sei mesi
invernali in una caverna, divenendo sua discepola, imparando tecniche di
meditazione e insegnamenti del buddismo destinati solo a iniziati, insegnamenti
che hanno trasformato la sua vita, perché non li ha solo studiati ma li ha
messi anche in pratica.
Il
racconto, inoltre, rivela il legame fortissimo creatosi fra due donne, che più
diverse non potevano essere, a cominciare dall’età, dal carattere, dall’istruzione
per finire alle esperienze vissute e alle concezioni filosofiche di vita.
Oltre
che esploratrice, femminista, anarchica, atea, scrittrice e Maestra buddista, Alexandra
fu anche cantante d’opera e gli autori si divertono a mostrarla nella sua
interpretazione dell’Aria dei gioielli dal Faust
di Gounod, quella di “Ah! je ris de me
voir si belle en ce miroir! (Ah! Rido nel vedermi così bella in questo
specchio..)” divenuta celebre nel mondo del fumetto grazie a Hergé e alla sua Bianca Castafiore.
Ben
riuscita nella BD l’alternanza fra presente e passato, con flashback a colori sulla
sua vita giovanile e sui viaggi in Tibet alternati a vignette in toni di grigio
quando Marie-Madeleine narra della propria permanenza, tutt’altro che facile, a
fianco di Alexandra.
I
due volumi sono corredati da redazionali finali sulla leggendaria esploratrice
e sul museo. Una BD intensa, ben realizzata, che meriterebbe una traduzione.
Grand Angle è
uno dei tre marchi di Bamboo Édition,
utilizzato per le bédé adatte a un pubblico di lettori adulti, mentre
l’etichetta Bamboo è riservata a bédé
che si rivolgono ai lettori più giovani e Doki-Doki
è il contrassegno per i manga. Di Grand
Angle in Italia abbiamo apprezzato Lloyd Singer, L’Ambulanza 13 e Il treno degli orfani.
Nello
shop del Museo Guimet siamo riusciti
a stento ad acquistare i due volumi, perché distinti signori e signore anziani
se li accaparravano a velocità impressionante, neanche fossero stati gratuiti.
E questo la dice lunga sulla considerazione di cui gode la bédé in Francia!
Une vie avec Alexandra David-Néel
di Fred Campoy (testi e disegni) e Mathieu Blanchot (disegni)
Grand
Angle
Livre 1, 2016
Livre 2, 2017
uno dei più grandi orientalisti è stato l'italiano Giuseppe Tucci, dai cui viaggi è nato il famoso 'Segreto Tibet' di Fosco Maraini: meriterebbe veramente un fumetto apposito, magari disegnato da un italiano. Un libro le cui immagini, proprio di Maraini con la fedele Leica, hanno fatto sognare tanti appassionati del vero Tibet e non del triste e vuoto simulacro attuale
RispondiEliminaChiedo alla Redazione se ha modo di convincere qualche editore italiano per la pubblicazione. Pietro
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