Come
si sa, Hergé ha operato molti
cambiamenti nella saga di Tintin dopo i primi
episodi, in cui il reporter con il ciuffo ha girato mezzo mondo: dalla fine del
secondo conflitto l’autore, seguendo forse anche un proprio percorso di
maturità interiore, gli trova una casa e lo circonda con una “famiglia”, per
modo di dire, di personaggi suoi amici che diventano ricorrenti nei vari
episodi, rendendo le sue storie più stanziali, meno avventurose, più quotidiane.
E
la medesima cosa succede nel secondo ciclo delle avventure di Valérian
e Laureline. Ci sono, infatti, personaggi
ricorrenti e una ricerca di qualcosa che si è perso, che sa molto di un
percorso introspettivo dei due autori, soprattutto di Pierre Christin, che nel 1989 ha visto cadere il muro di Berlino e
la fine di un certo modo di concepire il pensiero marxista-leninista.
Gli
episodi 11 e 12, Métro Châtelet direction Cassiopée e
il seguito Brooklyn
station terminus cosmos, portano Valérian sulla
Terra nei nostri tempi.
La location, dopo tanto peregrinare in mondi alieni e
tante epoche della nostra storia, è la Ville Lumiére del 1980.
Le
scene del nostro eroe che cammina nello sfondo di una Parigi notturna e piovosa,
con la place de La République e i suoi bistrot,
la
sua Metropolitana,
è
molto affascinante.
Questo
dittico è importante perché per la prima volta Valérian non
è più l’uomo d’azione che sa sempre cosa fare, stavolta appare più umanizzato, indeciso,
insicuro, frastornato; tanto che Laureline
dice: “Già quel povero ragazzo non ha mai avuto una testa ben solida, questo
affare rischia di rovinarmelo”
Inoltre
tradisce addirittura la sua piccola Laureline, senza rendersi conto del grande dolore
che le arreca.
Dal
canto suo, invece, nel corso dell’episodio Laureline aumenta la propria
caratura fino ad assurgere a protagonista principale della serie grazie alla
sua maturità, alla sua determinazione e al suo stare sempre dalle parte dei
deboli contro l’ottusità dei governanti.
Inoltre
si vede una sua immagine ripresa senza veli da dietro, prima di indossare una
abito succinto, da maitresse sado-maso, con il quale irretirà i due ladruncoli
alieni, che per godere dei suoi favori si ammazzeranno a vicenda. Per un
attimo, la dolce e avvenente Laureline si trasforma nella donna
dominatrice.
Dicevamo
all’inizio della “famiglia”, infatti Christin
fa entrare in gioco monsieur Albert,
un simpatico signore attempato con i baffetti bianchi e dai modi signorili,
agente di Galaxity sulla Terra, che ama il Beaujolais e che ha sempre una
soluzione per i singolari problemi di origine aliena che gli vengono sottoposti
dai tecnocrati della megalopoli del futuro. Nel corso dei successivi episodi monsieur Albert diventa una sorta di professor Tournesol, sempre presente, sempre cordiale, sempre
paterno.
Vogliamo
dirla tutta? E diciamolo! Questa bedé risulta una fonte inesauribile di spunti per
molti film di fantascienza, infatti ne ritroviamo alcuni in due celebri pellicole
del 1996: in Men in black,
interpretato da Will Smith e Tommy Lee Jones, i due agenti in nero
inseguono sulla Terra alieni fuori controllo mentre le innumerevoli razze
aliene nella sede dei Men in black nel
cuore di Manhattan ricordano quelle residenti in Punto Centrale;
in Indipendence Day, i cosiddetti esperti
ufologi e di paranormale, accompagnati da hippy strafatti, si ritrovano sulla
terrazza del grattacielo aspettando una discesa di alieni, ritenuti a torto
portatori di regali per l’umanità, salvo poi essere annientati dai raggi che
fuoriescono dal fondo degli immensi dischi volanti, e che dire degli stessi
alieni e dell’interno della loro astronave? Devono qualcosa alla bedé, per non
parlare dello schema sui contatti fra terrestri e alieni con coinvolgimenti di
agenzie di intelligence nella celeberrima serie televisiva X-Files (1993-2002).
Il
dittico è infarcito da una costante presa in giro di Christin verso alcune categorie di persone da lui giudicate inutili
e ridicole: falsi stregoni dediti all’uso di allucinogeni, astrologi ignoranti,
alchimisti privi di scrupoli, falsi predicatori, parapsicologi, ufologi
maniacali, fanatici della numerologia e discepoli spiritualisti di religioni di
dubbia provenienza.
Il
successivo dittico, composto dagli episodi 13 e 14, Les Spectres d'Inverloch e il suo seguito Les Foudres d'Hypsis, rappresenta un ulteriore
passo in avanti nella saga perché Christin
desidera porre rimedio a un problema nato nella trama del secondo episodio, La Cité des eaux
mouvantes. Infatti, come sappiamo, nel secondo episodio scrive che
nel 1986 avviene nel polo nord un’esplosione di bombe a idrogeno che provoca lo
scioglimento dei ghiacci e l’innalzamento delle acque, con l’inizio di un’età
oscura per la Terra che porta alla nascita di Galaxity.
Orbene,
siamo arrivati realmente al 1986 e Christin
si trova intrappolato in quella idea avuta nel 1968, quando non avrebbe mai
immaginato che la serie sarebbe proseguita per 18 anni! Per un problema di
coerenza, quindi, è costretto a fare una contorsione narrativa nel tentativo di
giustificare il tutto. Da qui il dittico che rappresenta l’inizio di questo
nuovo corso nella saga.
Allarmato
da una serie di fenomeni inesplicabili, il Sovrintendente di Galaxity invia i
due protagonisti sulla Terra del 1986 per tentare di impedire la nascita
dell’età oscura. Ecco dunque, i nostri rincontrare monsieur Albert nel castello scozzese d’Inverloch, residenza di un’antica
famiglia che ha domestichezza con fenomeni paranormali di origine aliena.
Un nuovo
personaggio che entra a far parte della “famiglia” di Valérian è
Ralph, il Glapoum’tien, un essere alieno
simile a una gigantesca medusa, gran mangiatore di fiori pregiati, gentile,
intelligentissimo, che si rivela utile per risolvere problemi su grande scala, come
vedremo in seguito.
Poi
ricompaiono i simpaticissimi Shingouz
(una sorta di Séraphin Lampion
moltiplicato per tre perfettamente inseriti nella saga spazio-temporale), sul
pianeta Rubanis dove incontrano il colonnello Tloc dei Servizi segreti: anche
il colonnello, con il nome modificato in Tlocq,
entra a far parte della “famiglia”.
Con
l’aiuto di questa strana compagnia, il Sovrintendente riesce a sventare i piani
della Trinità d’Hypsis. Si tratta di una strana “sacra Trinità” composta dal
Padre, una specie di boss affaristico, dal Figlio, un hippy strafatto di
droghe, e dallo Spirito Santo, una slot machine parlante che vola. I tre abitano
sul pianeta Hypsis arroccati su una cima, similmente ad altre divinità sul
pianeta, ognuna proprietaria di un certo numero di pianeti, su cui esercita il
proprio volere divino. È chiara l’irriverenza di Christin nei confronti della religione cattolica.
Una
negoziazione con la trinità permette di cambiare il passato della Terra, per
cui l’esplosione nucleare che ha devastato il pianeta nel XX secolo non avrà
luogo. In conseguenza di ciò non ci sarà
un’età oscura e la nascita di Galaxity.
A
questo punto, però, si crea un’altra incoerenza: se la megalopoli in questa
realtà non è mai nata, la vera Galaxity dove è finita? In un altro universo? E
come fanno Valérian,
Laureline e la loro strepitosa astronave
a esistere ancora in questa realtà? Affascinanti misteri insondabili dei viaggi
nel tempo!
Non toccherà a me dirlo, ma questo è un grande Blog !!!
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