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mercoledì 20 dicembre 2017

I dittici di Valérian


Come si sa, Hergé ha operato molti cambiamenti nella saga di Tintin dopo i primi episodi, in cui il reporter con il ciuffo ha girato mezzo mondo: dalla fine del secondo conflitto l’autore, seguendo forse anche un proprio percorso di maturità interiore, gli trova una casa e lo circonda con una “famiglia”, per modo di dire, di personaggi suoi amici che diventano ricorrenti nei vari episodi, rendendo le sue storie più stanziali, meno avventurose, più quotidiane.


E la medesima cosa succede nel secondo ciclo delle avventure di Valérian e Laureline. Ci sono, infatti, personaggi ricorrenti e una ricerca di qualcosa che si è perso, che sa molto di un percorso introspettivo dei due autori, soprattutto di Pierre Christin, che nel 1989 ha visto cadere il muro di Berlino e la fine di un certo modo di concepire il pensiero marxista-leninista.


Gli episodi 11 e 12, Métro Châtelet direction Cassiopée e il seguito Brooklyn station terminus cosmos, portano Valérian sulla Terra nei nostri tempi.



La location, dopo tanto peregrinare in mondi alieni e tante epoche della nostra storia, è la Ville Lumiére del 1980.


Le scene del nostro eroe che cammina nello sfondo di una Parigi notturna e piovosa, con la place de La République e i suoi bistrot,


la sua Metropolitana,


è molto affascinante.


Questo dittico è importante perché per la prima volta Valérian non è più l’uomo d’azione che sa sempre cosa fare, stavolta appare più umanizzato, indeciso, insicuro, frastornato; tanto che Laureline dice: “Già quel povero ragazzo non ha mai avuto una testa ben solida, questo affare rischia di rovinarmelo”


Inoltre tradisce addirittura la sua piccola Laureline, senza rendersi conto del grande dolore che le arreca.


Dal canto suo, invece, nel corso dell’episodio Laureline aumenta la propria caratura fino ad assurgere a protagonista principale della serie grazie alla sua maturità, alla sua determinazione e al suo stare sempre dalle parte dei deboli contro l’ottusità dei governanti.



Inoltre si vede una sua immagine ripresa senza veli da dietro, prima di indossare una abito succinto, da maitresse sado-maso, con il quale irretirà i due ladruncoli alieni, che per godere dei suoi favori si ammazzeranno a vicenda. Per un attimo, la dolce e avvenente Laureline si trasforma nella donna dominatrice. 


Dicevamo all’inizio della “famiglia”, infatti Christin fa entrare in gioco monsieur Albert, un simpatico signore attempato con i baffetti bianchi e dai modi signorili, agente di Galaxity sulla Terra, che ama il Beaujolais e che ha sempre una soluzione per i singolari problemi di origine aliena che gli vengono sottoposti dai tecnocrati della megalopoli del futuro. Nel corso dei successivi episodi monsieur Albert diventa una sorta di professor Tournesol,  sempre presente, sempre cordiale, sempre paterno.


Vogliamo dirla tutta? E diciamolo! Questa bedé risulta una fonte inesauribile di spunti per molti film di fantascienza, infatti ne ritroviamo alcuni in due celebri pellicole del 1996: in Men in black, interpretato da Will Smith e Tommy Lee Jones, i due agenti in nero inseguono sulla Terra alieni fuori controllo mentre le innumerevoli razze aliene nella sede dei Men in black nel cuore di Manhattan ricordano quelle residenti in Punto Centrale;


in Indipendence Day, i cosiddetti esperti ufologi e di paranormale, accompagnati da hippy strafatti, si ritrovano sulla terrazza del grattacielo aspettando una discesa di alieni, ritenuti a torto portatori di regali per l’umanità, salvo poi essere annientati dai raggi che fuoriescono dal fondo degli immensi dischi volanti, e che dire degli stessi alieni e dell’interno della loro astronave? Devono qualcosa alla bedé, per non parlare dello schema sui contatti fra terrestri e alieni con coinvolgimenti di agenzie di intelligence nella celeberrima serie televisiva X-Files (1993-2002).




Il dittico è infarcito da una costante presa in giro di Christin verso alcune categorie di persone da lui giudicate inutili e ridicole: falsi stregoni dediti all’uso di allucinogeni, astrologi ignoranti, alchimisti privi di scrupoli, falsi predicatori, parapsicologi, ufologi maniacali, fanatici della numerologia e discepoli spiritualisti di religioni di dubbia provenienza.


Il successivo dittico, composto dagli episodi 13 e 14, Les Spectres d'Inverloch e il suo seguito Les Foudres d'Hypsis, rappresenta un ulteriore passo in avanti nella saga perché Christin desidera porre rimedio a un problema nato nella trama del secondo episodio, La Cité des eaux mouvantes. Infatti, come sappiamo, nel secondo episodio scrive che nel 1986 avviene nel polo nord un’esplosione di bombe a idrogeno che provoca lo scioglimento dei ghiacci e l’innalzamento delle acque, con l’inizio di un’età oscura per la Terra che porta alla nascita di Galaxity.


Orbene, siamo arrivati realmente al 1986 e Christin si trova intrappolato in quella idea avuta nel 1968, quando non avrebbe mai immaginato che la serie sarebbe proseguita per 18 anni! Per un problema di coerenza, quindi, è costretto a fare una contorsione narrativa nel tentativo di giustificare il tutto. Da qui il dittico che rappresenta l’inizio di questo nuovo corso nella saga.


Allarmato da una serie di fenomeni inesplicabili, il Sovrintendente di Galaxity invia i due protagonisti sulla Terra del 1986 per tentare di impedire la nascita dell’età oscura. Ecco dunque, i nostri rincontrare monsieur Albert nel castello scozzese d’Inverloch, residenza di un’antica famiglia che ha domestichezza con fenomeni paranormali di origine aliena.


Un nuovo personaggio che entra a far parte della “famiglia” di Valérian è Ralph, il Glapoum’tien, un essere alieno simile a una gigantesca medusa, gran mangiatore di fiori pregiati, gentile, intelligentissimo, che si rivela utile per risolvere problemi su grande scala, come vedremo in seguito.


Poi ricompaiono i simpaticissimi Shingouz (una sorta di Séraphin Lampion moltiplicato per tre perfettamente inseriti nella saga spazio-temporale), sul pianeta Rubanis dove incontrano il colonnello Tloc dei Servizi segreti: anche il colonnello, con il nome modificato in Tlocq, entra a far parte della “famiglia”.


Con l’aiuto di questa strana compagnia, il Sovrintendente riesce a sventare i piani della Trinità d’Hypsis. Si tratta di una strana “sacra Trinità” composta dal Padre, una specie di boss affaristico, dal Figlio, un hippy strafatto di droghe, e dallo Spirito Santo, una slot machine parlante che vola. I tre abitano sul pianeta Hypsis arroccati su una cima, similmente ad altre divinità sul pianeta, ognuna proprietaria di un certo numero di pianeti, su cui esercita il proprio volere divino. È chiara l’irriverenza di Christin nei confronti della religione cattolica.


Una negoziazione con la trinità permette di cambiare il passato della Terra, per cui l’esplosione nucleare che ha devastato il pianeta nel XX secolo non avrà luogo. In  conseguenza di ciò non ci sarà un’età oscura e la nascita di Galaxity.

A questo punto, però, si crea un’altra incoerenza: se la megalopoli in questa realtà non è mai nata, la vera Galaxity dove è finita? In un altro universo? E come fanno Valérian, Laureline e la loro strepitosa astronave a esistere ancora in questa realtà? Affascinanti misteri insondabili dei viaggi nel tempo! 

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