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venerdì 29 giugno 2018

Guy Delcourt issa il Pavillon Rouge - parte seconda




Come detto nella prima parte, nel 2001 l’editore Guy Delcourt lancia una nuova rivista mensile, Pavillon Rouge, interamente dedicata alla propria produzione, con anteprime, prepubblicazione delle migliori serie, racconti inediti completi, estratti da episodi poi stampati in volumi, interviste agli autori e articoli che si addentrano nei segreti del mondo della bedé targata Delcourt.

Dufranne
Diretta dal medesimo editore, ha come redattore capo Michel Dufranne, appassionato di fantascienza, giochi di ruolo e poi sceneggiatore di bedé per Casterman, oltre che per Delcourt. Di lui, sul terzo volume della collana Historica di Mondadori Comics, sono state tradotte le Memorie della Grande Armata, disegnate dal serbo Alexis Alexander. 


La rivista è piacevole da sfogliare,


con un’impostazione grafica che rientra in quel target di pubblicazioni giovanili briose, forse poco appetibile per un lettore più maturo abituato a Spirou, Pilote e Tintin.


Comunque sia, Pavillon Rouge rappresenta una fonte di notizie su bedé all’epoca poco seguite dalla critica ufficiale, ancora legata ai personaggi franco-belgi evergreen. Inoltre è interessante perché mostra gli stili grafici di quella nuova generazione di autori, che si distaccano profondamente dagli stilemi della bedé classica.


I racconti a puntate proposti fin dal primo numero sono Finkel di Didier Convard e Gine,


Garulfo e La Belle et les Bêtes di Alin Ayroles e Bruno Maïorana,


Sillage di Jean-David Morvan e Philippe Buchet,


Donjon di Lewis Trondheim,


Arcanes di Jean-Pierre Pécan e Roland Pignault e Frédéric Campoy


Arthur di David Chauvel e Jérôme Lereculey,


Koblenz di Thierry Robin


Grand Vampire di Joan Sfar,


Golden City di Daniel Pecqueur e Nicholas Malfin,


Le Serment de l’ambre di Contremarche e Dieter, Étienne Le Roux,


Aquablu di Cailleteau e Vatine,


Les Stryges di Corbeyran e Richard Guérineau,


Chewing Gum di Ozanam e Nicolas Lannoy,


De Cape et de crocs di Ayroles e Jean-Luc Masbou,


Un monde si tranquille di Étienne Davodeau,


Weëna di Corbeyran e Alice Picard


Sur les terres d’Horus di Isabelle Dethan


Les Ames d’Hélios di Philippe Saimbert e Riccardo Ricci,


La Mandiguerre di Morvan e Stefano Tamiazzo,


Le Roi Catastrophe di Trondheim e Fabrice Parme,


Nicolas Eymerich, inquisiteur di Jorge Zentner e David Sala,


Le Cercles d’Akamoth di Mikaël Le Galli e Emmanuel Michalak,


Carmen Mc Callum di Fred Duval e Gess,


Archipel di Corbeyran e Barbay,


Golden Cup di Daniel Pecqueur e Alain Henriet
e altri.


Pubblicare una rivista incentrata solo sui propri personaggi senza interessarsi della bedé più in generale è stata forse una mossa avventata, perché chiaramente si rivolge principalmente ai lettori che seguono i personaggi targati Delcourt, non coinvolgendo un pubblico più ampio che non compra pubblicazioni di quella casa editrice.


Purtroppo la presenza costante e gratuita nelle librerie di Delcourt Planéte e dei cataloghi annuali con tanto di schede sui vari volumi editi hanno contribuito non poco a un calo di vendite che ha portato la rivista a una fine precoce, infatti di Pavillon Rouge sono usciti solo 26 numeri fino al 2003.
Innumerevoli i titoli Delcourt tradotti da tutti gli editori italiani, soprattutto ne sono stati pubblicati molti negli ultimi anni sulle varie collane della Cosmo

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