Da trent’anni Joël
Alessandra percorre l’Africa e gli schizzi e gli appunti presi nel suo
taccuino gli sono serviti per realizzare interessanti opere quali Petit-fils d’Algérie che narrava il suo
viaggio nel 2013 alla ricerca delle sue radici in quel paese a lui sconosciuto.
Oggi con La force des femmes, appena uscito per le edizioni
Des ronds dans l’eau, piccola casa
editrice specializzata in bande dessinée e libri per ragazzi, raccoglie in un
interessante volume alcune delle figure femminili che l’hanno colpito nel corso
delle sue lunghe peregrinazioni nel continente africano.
Dal sottotitolo Rencontres
africaines, questa raccolta di brevi storie si apre con un’introduzione
disegnata dove appare la foto di una giovane Etiope di Gibuti il cui fascino
aveva spinto l’autore optare per il servizio sociale in quel paese al posto
degli obblighi di leva e dare inizio al suo mal d’Africa.
Bab-el-Mandeb, il primo dei racconti, si svolge
proprio lì dove tutto ha avuto inizio. Joël non riesce a esaudire la
sorprendente richiesta della giovane Kadija, vergognandosene e concludendo “L’abbandono di chi ha bisogno è la peggiore
delle vigliaccherie.”
Sempre di donne si parla in L’homme qui repare les femmes, il
resoconto della sua visita all’ospedale del dottor Mukwege nel Kivu. Della storia di questo medico, premio Nobel per
la pace nel 2019, ne abbiamo parlato anche in un post qualche tempo fa.
Il cuore dell’Africa è lo scenario di Bangui la Coquette. Nel quartiere di
Kolongo, sobborgo della capitale del paese, l’autore si trova a tenere un
atelier di disegno dove tutti gli studenti sono maschi a eccezione di due
ragazze. Attraverso l’insolita opera di una di queste, punita per la sua iniziativa, Joël tocca e comprende
le sofferenze della condizione giovanile, soprattutto femminile, di quella
terra.
Sidi Augustin si svolge ad Annaba, una delle più
antiche città dell’Algeria. Siamo di nuovo in un atelier, che questa volta vede
una sola presenza femminile tra gli allievi. Si tocca il delicato rapporto tra
una donna sposata, che ha studiato a Parigi, che rivendica la sua libertà e una
realtà sociale dove, per quanto forti, è impossibile praticarla.
La più dura e dolorosa storia, brevissima eppure di grande
impatto, è Ouadi-Doum,
racconto di un incontro nel pieno del deserto con una donna sola e il suo
piccolo. Basta dire che si conclude con “Ripartiamo
a tutta velocità sollevando nuvole di polvere… e mi accorgo che lacrime mi
scendono le guance.”
A smorzare i toni c’è Gide l’Africain, l’ultimo breve racconto, e un
epilogo con un bellissimo disegno e una selezione di foto ricordo. Peccato che
questo volume non sia in italiano, domani avrebbe potuto sostituire o anche
accompagnare un fiore.
Segnalato sul numero di Fumo di China in edicola!
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