Il nostro amico Stefano
Carloni, torna a sorprenderci disegnando un classicissimo del fumetto
franco-belga: Barbarossa!
Il prossimo 28 agosto, le
edizioni Dargaud pubblicano in Francia il volume Les Nouvelles aventures
de Barbe-Rouge - Pendu haut et Court!, scritto da Jean-Charles Kraehn
e disegnato magnificamente dal nostro disegnatore italiano. Abbiamo
approfittato della sua consueta gentilezza per farci dire qualcosa su questa
nuova avventura editoriale.
Ciao
Stefano, come è nata la tua collaborazione al proseguimento delle avventure di
Barbarossa?
SC: Ciao!
Innanzitutto è un piacere fare di nuovo due chiacchiere con gli amici di Zona Bedé.
Dunque, nell’ottobre 2018, il direttore editoriale di Dargaud, François Le Bescond, mi contattava per dirmi che avrebbe voluto
vedermi al festival di St Malo, che si sarebbe tenuto qualche settimana dopo,
per parlarmi di un progetto. Ci siamo quindi incontrati lì, e non è andato
diretto al punto: mi ha prima chiesto se ci fosse qualcosa che amassi disegnare
in particolare, perché non gli andava a genio assegnare progetti generici su
commissione, sarebbe stato più felice di affidarmi un progetto che sentissi
nelle mie corde.
Avrei voluto dirgli che ho sempre adorato disegnare epoche
passate, con un po’ di avventura, come per esempio l’universo dei pirati. Ma
dal momento che Dargaud aveva già
pubblicato diverse serie di successo con il medesimo soggetto (Long John Silver,
Barracuda,
e lo stesso intramontabile Barbarossa…), mi sono limitato a dire delle epoche
passate e dell’avventura. François ha proseguito: “Ci sarebbe un grosso
progetto sulla pirateria, se ti stuzzica questo tema…”. Ho sorriso, ma mai
avrei pensato che si sarebbe trattato di riprendere Barbe-Rouge.
A botta calda, ho provato un misto di emozioni tra
entusiasmo strabordante e ansia da prestazione. Al ritorno a casa, nel fare i
primi bozzetti dei personaggi ho appoggiato la matita sul foglio con la stessa
cautela che userebbe un restauratore nel mettere le mani su un’opera antica.
Appena la matita ha iniziato a scorrere sul foglio, il divertimento ha preso il
sopravvento sui pensieri. Tutt’oggi continuo a credere che se mi fossi
soffermato troppo a pensare all’importanza di Barbarossa, senza alcun dubbio il pirata
più celebre della BD franco-belga, ed al carico di responsabilità sulle mie
spalle, carico doppio perché ho proposto di occuparmi anche del colore, forse
mi sarei bloccato. A forza di disegnarlo, tutto è venuto talmente naturale che
neanche mi sono accorto.
Ho avuto comunque bisogno di parecchi mesi di prove per
la ricerca stilistica, ma soprattutto per poter riprendere la serie con una
certà maturità. Barbarossa
è una serie piuttosto classica che andava necessariamente modernizzata ma senza
perdere lo spirito originale, nel rispetto dei creatori Charlier e Hubinon: un
principio semplice, ma complicatissimo a farsi. Da Dargaud sono stati molto pazienti e comprensivi. Esattamente ad un
anno di distanza dalla proposta mi ritrovavo a firmare il contratto.
In
futuro, intendi proseguire disegnando ancora il classicissimo personaggio
creato da Charlier e Hubinon?
SC: Sono
già al lavoro sul secondo volume, dove si concluderà la vicenda. Da parte mia e
dello sceneggiatore, e includo anche Dargaud,
c’è l’entusiasmo e la disponibilità a proseguire, il fattore determinante nella
scelta sarà il livello di apprezzamento del pubblico.
Da parte nostra, dita
incrociate nel continuare con altri volumi. D’altro canto, ho voluto chiarire
fin da subito che non vorrò e non potrò lavorare esclusivamente a questo
progetto per il resto della mia carriera. Non sono il creatore di Barbarossa,
il mio è un adattamento personale, come credo valga per gli altri autori che
sono succeduti a Hubinon; sento
quindi il bisogno di lanciare prima o poi un progetto originale, magari
comunque insieme a Jean-Charles Kraehn,
con cui si è instaurato un feeling lavorativo eccellente. Questo non significa
che abbandonerei Barbarossa, nel caso porterei avanti anche altri progetti,
compatibilmente alle tempistiche.
Che tu sappia, c’è già l’interessamento di
qualche editore italiano alla sua pubblicazione?
SC: Sì,
assolutamente, pochi giorni dopo l’annuncio della data di uscita dell’edizione
francese, sono stato contattato da Andrea
Rivi per conto di Editoriale
Cosmo/Nona Arte, già editori di Barbarossa in Italia, come di altri classici
franco-belga. Nonostante abbiano sottolineato, perplessi, che Barbarossa
non sia esattamente uno dei personaggi che hanno riscosso più successo tra i
lettori italiani, si sono dimostrati molto interessati a pubblicare il nostro
volume l’anno prossimo, ma ancora niente di ufficiale. Fa doppiamente piacere
riscuotere interesse in un editore connazionale ma soprattutto di poter
condividere anche con i lettori italiani questo progetto che tengo a cuore.
Come hai trascorso questo periodo di
pandemia?
SC: Ipotizzo
che i disegnatori di fumetti siano stati quelli più “preparati” a vivere il
periodo di isolamento in casa, che corrisponde alla routine per la maggior
parte di noi. Per quanto mi riguarda abito in campagna, ma preferisco lavorare
in uno studio da solo, che rimane al centro del paese, così non ho distrazioni
di alcun tipo e riesco a lavorare con maggiore concentrazione.
Per il lockdown però, ho preferito fare un trasloco
veloce di tutto il materiale necessario a disegnare, e sono tornato a lavorare
a casa in aperta campagna e in totale relax. Tavolo in giardino, sotto le
fronde degli alberi, arietta fresca e bibite ghiacciate. Una situazione ideale
che mi avrebbe permesso di lavorare più del solito per il tempo a disposizione:
invece, anche a causa dell’impressione che tutto il mondo intorno si fosse
fermato per qualche settimana, ho perso completamente la carica e l’entusiasmo
per mettermi a lavorare con continuità.
Il lockdown è arrivato subito dopo aver
consegnato le tavole del primo volume di Barbarossa, avevo già ricevuto la sceneggiatura
del secondo volume, ma non c’era un’estrema fretta; mi sono potuto prendere
quindi una piccola pausa che ha permesso di divagarmi facendo illustrazioni,
sperimentando un po’ di tecniche con il colore, tutte cose che non richiedevano
la stessa grossa concentrazione necessaria a produrre tavole, ed è così che ho
ritrovato la carica e ingranato la marcia per partire con il secondo volume.
Grazie Stefano.
Complimenti!!
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