Da alcuni anni sia in Francia che in Belgio il successo, meritatissimo, dei fumetti creati da Hergé, Jijé, Jacobs, Morris e Franquin, astri del firmamento della BeDé belga, ha contribuito a una loro mitizzazione, una sorta di “adorazione sacra” presso i lettori abituali. Basti pensare al merchandising collegato ai loro eroi e ai simboli contenuti nelle loro storie, divenuti veri tormentoni visibili ovunque nei paesi francofoni: il razzo a scacchi bianchi e rossi di Tintin, il Marchio Giallo di Blake et Mortimer o il cappello di Spirou. E che dire dell’ovattata atmosfera “curiale” che vige nel Museo Hergé a Louvain-le-Neuve?
Fiumi
di parole sono stati scritti su questi grandi artisti della Nona Arte gli
scaffali delle librerie sono stati invasi da biografie, saggi, ricerche e
riedizioni a getto continuo delle loro opere. Nell’elenco mancava solo una cosa,
una loro biografia a fumetti, quella che di solito si riserva ai grandi personaggi
storico-religiosi. Ora anche questa meta è stata conquistata.
Nel
1999 la casa editrice Reporter ha pubblicato
un volume di 56 pagine, Les Aventures d’Hergé di José-Louis Bocquet e Jean-Luc Fromental, ambedue editori della bande dessinée (il primo presso la Dupuis,
il secondo presso Denoël Graphic) e appassionati dell’universo di Tintin, su disegni di Stanislas
Barthelémy. Nel 2007 è stata pubblicata una versione
integrale di 64 pagine, mentre nel 2011 è uscita una terza edizione di 72
pagine per la Dargaud, tutte con copertine differenti.
La biografia è un omaggio al creatore di Tintin e procede per tavole
successive che rispettano l’ordine cronologico degli eventi principali della controversa
vita di Hergé. Pur presentando
numerosi aneddoti mancano i punti di vista troppo
polemici: si accenna al suo debole per le giovani donne e per il bere e non si
fa cenno al suo presunto coinvolgimento con l’occupante nazista.
Il racconto illustra i momenti in cui importanti protagonisti della BD belga lo hanno aiutato nella creazione dell’universo tintiniano: Edgar P. Jacobs, Jacques Martin, Bob De Moor, Jacques Van Melkebeke, Raymond Leblanc.
Ben delineata la parte iconografica di Stanislas, il quale è riuscito a rendere un doppio omaggio a Hergé, utilizzando per la narrazione della sua biografia uno stile che si rifà alla Linea Chiara. I tintinologi vi possono trovare parecchie citazioni riprese dalle avventure di Tintin.
Il racconto illustra i momenti in cui importanti protagonisti della BD belga lo hanno aiutato nella creazione dell’universo tintiniano: Edgar P. Jacobs, Jacques Martin, Bob De Moor, Jacques Van Melkebeke, Raymond Leblanc.
Ben delineata la parte iconografica di Stanislas, il quale è riuscito a rendere un doppio omaggio a Hergé, utilizzando per la narrazione della sua biografia uno stile che si rifà alla Linea Chiara. I tintinologi vi possono trovare parecchie citazioni riprese dalle avventure di Tintin.
Dopo Hergé è la volta dell’altro grande autore belga, Edgar Pierre
Jacobs. Il soggettista Daniel Jacquette Rodolphe ha scritto una sua biografia
disegnata da Louis Alloing, sempre con uno
stile prossimo a quella della Linea Chiara. Il titolo, Le Marque Jacobs, che
richiama il racconto più emblematico di Jacobs, è stato pubblicato nel 2012
dall’editore Delcourt.
La biografia ripercorre le tappe della vita del creatore di Blake et Mortimer,
gli incontri basilari con gli amici, mai rinnegati, Van
Melkebeke, Laudy e
infine con Hergé, le sue vicissitudini familiari, il suo amaro declino di uomo
e di artista solitario.
L’uscita del volume è stata preceduta da un’azione legale presso
un tribunale parigino contro l’editore Delcourt intentata da Média
Participations, proprietaria, tramite Dargaud, dei diritti di riproduzione
dell’opera di Jacobs. L’accusa: aver superato ampiamente i limiti di
un’accettabile citazione nella copertina in cui sono rappresentati personaggi e
riferimenti dell’opera jacobsiana.
Fortunatamente, il tribunale ha rigettato la
richiesta e il volume è uscito in Francia e in Belgio nelle date previste.
La vita di un grande autore non è proprietà di nessuno, se non dei
suoi lettori!
Molto
più godibile, rispetto ai precedenti, il volume Dupuis intitolato Los Gringos locos (2012), con testi di Yann e
disegni di Olivier Schwartz. Il
soggettista Yann presenta in un sol
colpo tre grandi autori belgi, Jijé,
Morris e Franquin, raccontando, in maniera picaresca, le note vicende del
loro viaggio intrapreso nel Messico e negli Stati Uniti. Jijé, fervente cattolico, decide con la famiglia e i due giovani
allievi-amici Franquin e Morris di abbandonare l’Europa per
sfuggire alla paura di una Terza guerra mondiale e a una improbabile supremazia
del Comunismo.
In quell’epoca l’America rappresentava per gli autori del fumetto europeo l’Eldorado: i comics, Hollywood, lo swing, la vita on the road.
Comprensibile il loro desiderio di andare verso la Mecca del fumetto di allora. Yann descrive un divertente carnet di viaggio, in cui gli amati autori sono rappresentati come i protagonisti di un road movie umoristico. Non mancano camei di Victor Hubinon e altri colleghi del mitico gruppo facente capo a Le Journal de Spirou.
In quell’epoca l’America rappresentava per gli autori del fumetto europeo l’Eldorado: i comics, Hollywood, lo swing, la vita on the road.
Comprensibile il loro desiderio di andare verso la Mecca del fumetto di allora. Yann descrive un divertente carnet di viaggio, in cui gli amati autori sono rappresentati come i protagonisti di un road movie umoristico. Non mancano camei di Victor Hubinon e altri colleghi del mitico gruppo facente capo a Le Journal de Spirou.
La narrazione
va ampiamente contro l’idealizzazione che noi lettori-ammiratori ci siamo fatti
di questi autori, perché ci ricorda che essi erano esseri umani, con tutto il
bagaglio delle loro debolezze. Mette in evidenza, altresì, tutto il candore e
l’innocenza di un periodo in cui gli autori disegnavano fumetti, considerati
oggi capolavori, per il puro divertimento dei ragazzi. Purtroppo la
ricostruzione di Yann, fatta anche
in base a ricordi da lui ottenuti in prima persona da Franquin e Morris e da colloqui
con gli eredi ha sollevato qualche problema.
Mentre la figlia di Franquin e la vedova di Morris non hanno avuto nulla da ridire, la biografia non è piaciuta ai figli di Jijé che ne avrebbero preferito una, come dire?, più canonica. Sicuramente non avranno apprezzato la rappresentazione caricaturale del proprio padre, il suo modo di vestire, la ipotetica tirchieria e, forse, la notizia della passione dell’insicuro e imbranato Franquin per la moglie di Jijé e loro madre, raffigurata con curve alla Betty Page! Secondo il loro giudizio Jijé padre non aveva nulla a che fare con questo simpatico personaggio del racconto, come chiosa Benoit Jijé (Bonux Boy): “Jijé non ha niente a che vedere con Charlie-Hebdo!”
Mentre la figlia di Franquin e la vedova di Morris non hanno avuto nulla da ridire, la biografia non è piaciuta ai figli di Jijé che ne avrebbero preferito una, come dire?, più canonica. Sicuramente non avranno apprezzato la rappresentazione caricaturale del proprio padre, il suo modo di vestire, la ipotetica tirchieria e, forse, la notizia della passione dell’insicuro e imbranato Franquin per la moglie di Jijé e loro madre, raffigurata con curve alla Betty Page! Secondo il loro giudizio Jijé padre non aveva nulla a che fare con questo simpatico personaggio del racconto, come chiosa Benoit Jijé (Bonux Boy): “Jijé non ha niente a che vedere con Charlie-Hebdo!”
Ma perché
Yann ha messo l’accento proprio su questo
viaggio? Perché l’incontro dei tre autori con l’umorismo ebreo new-yorkese ha
cambiato la loro concezione sulla BD, rendendola quello che è diventata in
seguito, un prodotto per adulti, la celebrata Nona Arte.
Lo
stile grafico utilizzato da Schwartz ricorda molto quello di Yves Chaland, anzi l’artista ammette di avere ripreso la figura di Jijé proprio da un omaggio in otto
tavole di Chaland all’autore belga, pubblicato su Métal Hurlant n.64 (1980).
La
piacevole serie proseguirà in un secondo volume intitolato Crazy Belgians, in cui entrerà in
scena un altro gigante della BD, René
Goscinny.
Li ho letti tutti e tre (ehm, quello su Hergé l'ho letto in… inglese).
RispondiEliminaNon posso discutere della correttezza delle ricostruzioni biografiche, ma, in effetti, il terzo è decisamente il più divertente e spero che ci sarà davvero un seguito.
Al contrario, quello su Jacobs è mooooolto malinconico…
In ogni caso, sembra strano che proprio la famiglia di Jijé si sia infastidita: Jijé ha realizzato tanti "biocomics" e certamente era conscio della necessità di romanzare.