Zona BéDé: Gli epigoni di XIII

Altro spy-thriller di Stephen Desberg incentrato sulle operazioni clandestine, in gergo Black Operation, cioè Black Op.

Siamo all’inizio della guerra fredda e l’autore nella prima stagione (oramai si usa anche per i fumetti il termine utilizzato per le serie televisive) composta da sei episodi, racconta di Floyd Whitman, un bambino che nel 1945 aveva saputo dell’uccisione del proprio padre da parte dei comunisti.

Questo trauma lo spinge in età adulta a entrare nella CIA nel 1967, l’anno dell’amore, dei figli dei fiori. Continui rimandi al passato (sempre il tema di un passato tragico che incide sulla vita attuale del protagonista) nello svolgimento della trama non sembrano alterare la fluidità della stessa.

Desberg sa miscelare bene tutti gli ingredienti di una classica spy-story, riuscendo, infatti, a mescolare sapientemente la CIA con la mafia russa, alleati per rovesciare il comunismo, e il KGB, il quale, a sua volta vuole sovvertire le elezioni presidenziali americane (vi ricorda niente nel passato recente?), insomma gli ingredienti per un cocktail altamente esplosivo ci sono tutti.

Gli ammiratori degli intrighi spionistici da questo punto di vista non restano delusi.

Nel corso degli episodi, il protagonista perde le sue certezze e capisce che i nemici di ieri diventano gli amici di oggi e viceversa.

I disegni di Hugues Labiano (Dixie Road) forse non sempre risultano proprio convincenti in questo genere avventuroso, però non dispiacciono e in certi momenti sono anche gradevoli.

Nel dittico che compone la seconda stagione si capisce che i due autori hanno realizzato un’altra storia cambiando i protagonisti ma non l’ambientazione, infatti siamo nel pieno della crisi petrolifera degli anni Settanta. Avrebbero potuto tranquillamente chiamarla in un altro modo.