Sono passati 60 anni da quando uno strano giovane
spilungone, dinoccolato, dal testone a palla faceva la sua comparsa sulle
pagine del Journal de Spirou.
Assistente di redazione tuttofare comincia a occupare gli spazi vuoti delle
pagine, a volte silenzioso e attonito. La sua presenza si fa sempre più
partecipe e nel giro di poco tempo compaiono delle strisce con brevi avventure ilari
e assurde.
A realizzarlo è Franquin,
da tempo occupato anche a punteggiare di disegni le pagine e le copertine del
settimanale anche se la sua principale attività è quella di proseguire le storie
di Spirou,
il personaggio che da nome alla testata, e del suo amico e compagno di
avventure Fantasio.
È Yvan Delporte,
a quel tempo redattore capo del Journal
de Spirou, a dare il nome al personaggio sparso qua e là nelle pagine del
periodico, su sfondi inesistenti, quasi come capitato per caso e un po’
smarrito sul luogo dove si trova e cosa fare, perché gli ricorda tanto un suo
amico dallo stesso nome. E a Franquin
piace anche perché Gaston è un nome a lui familiare, essendo quello
di suo suocero.
Riempitivo all’inizio, presenza fissa col tempo, bedé poi, Gaston Lagaffe
(un cognome che la dice tutta!) non solo conquista i lettori ma riesce
addirittura a scalzare dal cuore e dalla matita di Franquin le vedette Spirou e Fantasio, tanto che il disegnatore non
smetterà mai di realizzarne le tavole fino alla sua morte, ma solo rarefarne la
produzione negli ultimi anni.
Che l’impegno necessario per far vivere Gaston fosse enorme, anche eccessivo,
Franquin l’aveva sempre saputo, tanto che si dota subito di un collaboratore,
il suo assistente Jidéhem. Insieme a
lui e con l’aiuto di gagmen sempre citati in fondo alle tavole, prendono vita
le folli attività e le invenzioni di Gaston prima all’interno della redazione
del Journal de Spirou, poi all’esterno, in città e in campagna.
Si aggiungono
numerosi comprimari di successo, dal vigile
nei perenni tentativi di multare la mitica 509 a De Mesmaeker i cui contratti non riescono mai ad avere la firma
definitiva, a Jeanne tenera
spasimante del goffo pasticcione.
Tutti questi personaggi, e non solo questi, hanno qualche
riferimento a personaggi reali: Jeanne
ricorda l’adorata moglie di Franquin, De Mesmaeker deve il cognome alla sua somiglianza con il padre di Jean De Mesmaeker, ovvero Jidéhem, ma l’universo di Gaston è
ricco di strizzatine d’occhio a tanti nomi della bédé degli anni d’oro (Yvan Delporte, Jean-Claude Fournier, Raoul
Cauvin, Jean Roba, Greg. Morris…)
Nei piani di Franquin,
Jidéhem con il tempo avrebbe dovuto
assumere da solo la realizzazione di Gaston Lagaffe ma l’assistente non sente il personaggio
come suo, anche se le tavole da lui rifinite o quelle da lui completamente
realizzate non sono facili da distinguere da quelle del suo maestro. Sembra
addirittura che i due non ricordassero con il tempo quali fossero quelle in cui
avessero collaborato e quelle no, vista la difficoltà anche per loro di
distinguere significative differenze nello stile.
Una maniera empirica per
farlo è stata recentemente rivelata dallo stesso Jidéhem: dal momento che Franquin
usava il pennello per fare il lettering mentre lui il rapidograph, basta
guardare i balloon per capire chi ha lavorato di più nella tavola.
Un compleanno di un personaggio così rilevante non poteva
passare inosservato, e ha meritato le doverose celebrazioni.
Se la mostra Le monde de Gaston Lagaffe, realizzata ad Angoulême, all’Hôtel de Ville, è
rimasta aperta solo nei giorni del Festival dal 26 al 29 gennaio 2017, quella
di Parigi, Au
delà de la gaffe, aperta dal 7 dicembre 2016 è tuttora in corso alla
Biblioteca del Centre Pompidou e lo
resterà fino al 10 aprile 2017.
Poche le sale ma ricche di materiali (tavole originali, video, vetrine, spazio di lettura) tanto da richiedere qualche ora per poter leggere, guardare e ascoltare tutto.
Poche le sale ma ricche di materiali (tavole originali, video, vetrine, spazio di lettura) tanto da richiedere qualche ora per poter leggere, guardare e ascoltare tutto.
Oltre a un’ampia illustrazione della genesi del personaggio,
compresi i suoi numerosi contributi a sostegno di organizzazioni umanitarie e
pacifiste, nella parte finale un po’ di spazio è dedicato alle Idées noires (in italia Pensieri neri),
l’opera più matura di Franquin,
indispensabile per comprendere la grandezza di questo vero Maestro della bédé.
Questa mostra è accompagnata da un corposo catalogo
realizzato dalle edizioni Dupuis,
che può in parte consolare chi non si trova a Parigi nei giorni utili per fare
un salto alla mostra che, tra l’altro, è gratuita.
Anche Milano ha voluto ricordare Gaston Lagaffe, che ha vissuto un
periodo di fama anche in Italia sulle pagine prima del Corriere dei Piccoli e poi nel Corriere
dei Ragazzi, per essere poi riproposto in albi anni fa da Alessandro Editore o oggi da Nona arte. Il prossimo week-end si
chiude allo Spazio Fumetto di viale
Romagna Omaggio
a Gaston Lagaffe: sessantanni di gaffe, aperta circa un mese fa e
anch’essa gratuita.
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