Alcuni
preferiscono suddividere le avventure degli agenti spazio-temporali Valérian e Laureline in due grandi cicli, quelli che
riguardano la storia di Galaxity, la megalopoli terrestre del futuro, e quelli
sui viaggi spazio-temporali. Altri, invece, secondo la complessa cronologia degli avvenimenti. Noi preferiamo
la suddivisione in due cicli, quello sui viaggi nel tempo e quello sui viaggi
nello spazio, ma non significa che sia la più corretta!
Ciò
premesso, dopo il tema della minaccia nucleare nel secondo episodio, dal terzo
fino al nono il tema non è più il viaggio nel tempo, bensì nello spazio. Come
abbiamo già detto, in queste storie i due amici\autori, Pierre Christin e Jean-Claude
Mézières, danno libero sfogo alla propria fantasia nel creare mondi, razze,
civiltà, flore e faune alieni incredibili ma affascinanti.
La
cosa che risalta per prima è che ogni episodio differisce dagli altri come
impostazione: per esempio alcuni iniziano nel mezzo di un’azione con i nostri eroi
già in viaggio verso una meta e con uno scopo ben preciso.
Per
quanto concerne le trame, inoltre, Christin
dimostra una straordinaria capacità nel fiutare “l’aria che tira” poiché inserisce
in ogni racconto un argomento ripreso dai grandi temi sociali di quegli anni,
talvolta con qualche sbalorditiva premonizione.
Sull’abilità
grafica di Méziéres si può dire che
sia a metà strada fra l’estetica tipica delle bédé franco-belghe e del disegno
realista, in ogni caso assolutamente gradevole. La sua capacità di creare a
getto continuo civiltà e mondi alieni denota una fantasia non comune. Anche le
città aliene colpiscono per le loro costruzioni fantasiose, un poco barocche.
L’empire des milles planetes
(1969)
Nel
terzo episodio fa la sua comparsa per la prima volta la loro celebre astronave XB982, copiata da Lukas per il Millennium
Falcon.
Con
essa i nostri raggiungono il pianeta Syrte-La-Magnifique,
capitale di un impero galattico, dove scoprono che il popolo è schiavizzato da
una setta pseudoreligiosa, la quale ha sopraffatto la casta dominante e
sfruttatrice del pianeta e che si rivela alla fine essere di origine terrestre.
Grazie alla coppia inizia una rivolta contro la setta, prima, e la casta poi.
Quindi temi sociali quali la ribellione e il trattamento delle popolazioni
durante una colonizzazione.
Certe
ambientazioni disegnate da Mézières per
la capitale, i suoi souk, canali e vicoli oscuri alternati ad astronavi e
marchingegni futuristici, sono un mélange di scenografie fantasy da Alto Medioevo
e di ipertecnologia futuristica, che diventerà una caratteristica iconografica delle
loro storie. E anche da questa fusione, in parte copiata nella saga di Guerre
Stellari, nasce il fascino di questa bedé.
Pays sans etoiles (1970)
Nel
racconto si sviluppa un tema che risale all’antica e discussa Teoria della
Terra cava, che è stata tanto sfruttata dalla letteratura fantascientifica fino
a coinvolgere anche i gerarchi del nazismo,
Nel
pianeta Zahir, cavo al suo interno, vivono due regni dominati rispettivamente
dagli uomini e dalle donne fra cui si svolge una guerra feroce e insensata.
I
due regni, o meglio i due sessi si combattono senza accorgersi del pericolo
incombente sul loro pianeta finché la pace e la salvezza saranno assicurati dai nostri
eroi. Da notare che sul tema della guerra fra i sessi il film La guerra dei Roses è del 1989.
È
anche il racconto dove si vedono più scenografie barocche con palazzi, ponti, scalinate
e giardini che danno un’idea di opulenza, oltre che di fantasia creativa,
raggiunta solo da Alex Raymond in Flash Gordon
e Philippe Druillet in Lone Sloane.
Bienvenu sur Alflolol
(1971)
Per
la prima volta l’ecologia politica entra in una storia, o meglio entra l’impatto
ecologico e sociologico di una società industrializzata, quando ancora in
Francia non era un argomento di cui si parlasse tanto, soprattutto nei fumetti.
La
satira narrata dagli autori sul profitto ad ogni costo, usando una tecnologia
che va contro anche la stessa Natura, rende interessante questo racconto.
Delizioso
il paragone fra i capitalisti burocrati di Galaxity
che invadono il pianeta Alflolol, momentaneamente
privo dei suoi abitanti, ribattezzandolo Technorog,
e gli Alflololiani, esseri longevi,
giocosi, dotati di poteri. I terrestri impiantano industrie e coltivazioni intensive,
dedicandosi esclusivamente al lavoro e alla cieca obbedienza delle leggi del
mercato e della burocrazia.
Gli
Alflololiani, invece, vivono felici in
simbiosi con la Natura, da loro rispettata, accontentandosi con poco. Ritornati
sul proprio pianeta dopo una “breve” vacanza durata circa 4000 anni, lo trovano
occupato da stranieri e reso irriconoscibile dalla industrializzazione forzata.
Ognuno dei due popoli giudica straniero l’altro! Una metafora sul problema
della Palestina? Forse!
Nel
corso dei vari episodi i due autori hanno creato uno zoo fantastico e l’animale
presente nel racconto è il simpatico Goumoun,
del peso di cinque quintali, docile, come un grosso Sanbernardo, ma refrattario
a ogni struttura tecnologica, tanto da distruggerla. Fa subito amicizia con Laureline, verso la quale diventa come
un cane da guardia protettivo. La giovane ribelle prende le difese dei nativi
schierandosi contro gli ordini e l’ottusità di Galaxity e anche contro Valérian, ligio al dovere anche quando è contrario
al proprio volere.
Les oiseaux du maitre (1973)
Si
tratta del racconto più ideologizzato di Christin,
uomo di sinistra che ha vissuto il ’68. È un pamphlet, infatti, sullo
sfruttamento della classe operaia da parte di un padrone e sulla rivoluzione e
presa del potere della medesima.
Singolare
la ripetuta rappresentazione di una coppia di cenciosi personaggi che parlano, fra
di loro, una bonaria presa in giro di certi intellettuali dell’epoca che amavano
usare un frasario intellettualoide marxista-leninista incomprensibile ai più.
C’è
anche una visione pessimistica sul fatto che, una volta giunti al potere, gli
sfruttati siano incapaci di creare una società più giusta ed equa, cosa che indirettamente
suona come una critica al comunismo, all’epoca al massimo della sua espansione
geopolitica.
Particolari
gli uccelli-follia, usati dal Maitre per tenere soggiogato il popolo e che
volteggiano in cielo disegnando una svastica.
Nell’evoluzione
del personaggio femminile, l’autore fa vedere in una vignetta Laureline nuda di schiena, con le
braccia sui fianchi, scena che ricorda la prima Barbarella di Jean-Claude Forest, della quale la giovane agente spazio-temporale sembra
una versione più realistica anche se meno libera nei costumi sessuali.
In
certe vignette lo stile di Mézières
può, forse, sembrare un poco pupazzettistico, addirittura puerile, in realtà tutta
la sua opera è molto curata, infatti spesso l’autore, insoddisfatto del
risultato, dopo una prima versione
ha
rifatto alcune tavole, come nel caso delle prime due dell’episodio in questione.
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