mercoledì 10 febbraio 2021

Hergé, dietro le quinte

 


Recentemente Les Cahiers de la Bd, rivista della Vagator Productions, ha dato alle stampe un numero Hors Série intitolato Hergé Le Pére de Tintin se raconte, in cui si ripercorrono le principali tappe della sua vita, le influenze stilistiche, anche attraverso interviste con


Pierre Assoulinne,

Benoît Peeters


e Numa Sadoul, tre fra i maggiori esperti su Georges Remi.


Hergé è senza dubbio l’autore franco-belga più celebre al mondo. La sua vita e le sue opere sono state letteralmente vivisezionate su diecine e diecine di libri e centinaia di articoli scritti da innumerevoli personalità della cultura, dello spettacolo e della politica francofone. Nessun altro autore del fumetto mondiale ha avuto una simile attenzione.




L’altra faccia della medaglia è che ancora oggi, a distanza di oltre due decenni dalla sua scomparsa, l’autore belga è bersaglio di ricorrenti accuse di razzismo, antisemitismo, simpatie di destra e collaborazionismo con i nazisti. Infatti, nella rivista sopradetta sono riportate tutte le notizie negative che riguardano la sua biografia, quasi un accanimento terapeutico contro di lui. 


Non si capisce se sia un’operazione volta a denigrare un importante autore del XX secolo, più che a esaltarlo. Forse gli autori della rivista si sono lasciati prendere la mano da un eccesso di sciovinismo verso un artista belga, che ha conosciuto un successo mondiale, eguagliato solo dal francese Astérix di Goscinny e Uderzo? Prima di condannarlo, però, sarebbe corretto inquadrarne la figura nel contesto storico-sociale dell’epoca.

Il giovane Georges è cresciuto in un Belgio colonialista e razzista, nel periodo in cui sono nati gli esecrabili regimi totalitari europei di destra. È stato educato in un ambiente familiare e scolastico di stampo cattolico. Incontra l’abbate Norbert Wallez, cattolico reazionario di destra e simpatizzante mussoliniano, il quale è contrario alla democrazia parlamentare e al liberalismo. Il prete prende il giovane Georges sotto la sua ala e lo assume nel giornale Le XXe Siécle, da lui diretto, e gli affida un supplemento per ragazzi, Le Petit Vingtiéme, per il quale Hergé disegnerà Tintin. Dunque, un ambiente di lavoro non certo progressista. In redazione Georges conosce Léon Degrelle, che fonderà il movimento di estrema destra Rex,


e Germaine Kieckens, segretaria e grande ammiratrice del prelato, più anziana di lui di un anno, che diventerà la sua sposa. I racconti di Tintin risentono di tale substrato socio-culturale, questo è indubbio!



Quando i nazisti chiudono il quotidiano di Wallez con il relativo supplemento, il giovane autore rientra in Belgio da Parigi, dove si era rifugiato, per far pubblicare Tintin sul quotidiano Le Soir, cosiddetto “volé”, cioè rubato, perché requisito dalla propaganda nazista ai legittimi proprietari. In quella redazione fa amicizia con il caporedattore Raymond De Becker, conosce Jacques Van Melkebeke, futuro collaboratore nel settimanale Tintin, e Bernard Heuvelmans, giornalista scientifico che lo aiuterà nel dittico sulla Luna. Inoltre, rincontra Paul Jamin, suo primo assistente, Marcel Dehaye, suo futuro amico e confidente, e altri redattori del XXe Siécle.

Hergé, pur con le sue idee di destra, non è mai stato un delatore, non è entrato come i veri collaborazionisti negli organigrammi delle strutture naziste belghe, ha solo voluto far pubblicare Tintin su un giornale a qualsiasi costo. E per tale scelta, purtroppo rivelatasi infelice, è finito in un elenco di collaborazionisti! È stato uno stupido per questo? Certamente!


Ha sempre percepito come un’ingiustizia la persecuzione subita da molti amici e colleghi nell’immediato dopoguerra, con alcuni di essi imprigionati, ostracizzati e altri condannati a morte con l’infamante accusa di tradimento e di collaborazionismo con l’invasore. È stato perfino criticato perché, disgustato dalle persecuzioni nei loro confronti, ha semplicemente pensato per un momento di abbandonare il Belgio e trasferirsi in Argentina, una delle nazioni scelte dai nazisti come rifugio dopo la caduta del nazismo. Una semplice idea mai concretizzata e ingenuamente confessata molti anni dopo!


Tali notizie possono avvelenare l’ammirazione di milioni di lettori per le avventure di Tintin e Haddock? Non lo crediamo!



Si vocifera che sia stato abusato sessualmente da piccolo da un fratello della madre, più anziano di lui di dieci anni, e che da scout abbia partecipato a raduni scoutistici in cui avrebbe assistito a cerimonie di sapore sado-maso. Più fonti, compresa la prima moglie Germaine, confermano che Georges è stato un libertino che, talvolta, ha confessato alla moglie i propri incontri a sfondo amoroso. Ciononostante, è sempre ritornato da Germaine, con cui ha avuto un legame fortissimo, un cordone ombelicale mai troncato, neanche dopo il divorzio e le seconde nozze con la giovane Fanny Vlamynck. Sapere queste notizie può incidere sul grado di divertimento che si ricava dalle sue storie? Pensiamo di no.



Cosa si pretende da un giovane cresciuto in un simile ambiente? Avrebbe dovuto essere diverso da molti altri giovani della sua generazione, cresciuti in quel clima e attratti da quelle idee? È vero, non ha avuto una forza interiore, una preparazione culturale e una capacità analitica tali da riuscire ad affrancarsi dall’educazione ricevuta e dall’ambiente in cui è cresciuto. Non tutti nascono eroi! Se è riuscito a svincolarsi in parte, è avvenuto solo nell’età matura.


Le prime storie create da Hergé riflettono il periodo in cui sono state create, al pari di tante altre nel mondo dei fumetti. In pratica, cosa gli si rimprovera? Di essere stato un uomo di destra, come milioni di altri europei della sua generazione? Di avere avuto successo, nonostante tutto? Di essere stato un caposcuola molto esigente, poco disponibile verso gli altri autori, da lui sfruttati e, talvolta, boicottati perché timoroso di un loro successo, che avrebbe potuto oscurare quello del suo Tintin, come è avvenuto con l’amico E.P. Jacobs o con l’assistente Jacques Martin? Di aver scelto di sacrificare l’amico Van Melkebeke pur di continuare l’avventura di Tintin? Un atteggiamento sicuramente deplorevole, nato dal tentativo di difendere il successo, conquistato lavorando duramente!


Dunque, una personalità estremamente complessa, un carattere egoista, chiuso e introverso, in depressione cronica, meritevole di una terapia psicoanalitica. Questo è un dato di fatto!



Malgrado le sue frequentazioni discutibili, i plateali errori di impostazione nelle prime storie di Tintin, Hergé ha creduto nel proprio personaggio e, unico caso nel mondo del fumetto, ha epurato, per meri intenti economici, le prime storie da ogni aspetto che avrebbe potuto urtare la sensibilità di minoranze etniche o religiose. E così facendo ha universalizzato le sue storie. Una decisione furba? Certamente, però lui lo ha fatto, altri no, riuscendo ad assicurare a Tintin una diffusione e una popolarità mondiale che non ha precedenti nel mondo della bédé! È divenuto una star del fumetto europeo quando nessuno lo era ancora diventato.



Tutto sommato, le notizie biografiche poco edificanti dimostrano solo le debolezze del lato umano dell’artista e aiutano a capire meglio la sua psicologia, un uomo come tutti gli altri, con vizi e virtù. Per assurdo, il discorso assomiglia a quello sui capolavori dipinti del passato: non dovremmo più ammirarli in quanto molti pittori erano dei depravati e pagavano poco o niente le modelle, spesso prostitute con cui andavano a letto?



Recentemente il disegno a colori per la copertina di Le Lotus Bleu, inedito perché rifiutato dall’editore Casterman e regalato al di lui figlio dal medesimo Hergé, è stato venduto a un asta per tre milioni e duecentomila euro, una cifra pazzesca per un fumetto!



Piaccia o non piaccia, le storie di Tintin rimarranno valide indipendentemente dal fatto che l’autore abbia avuto debolezze e commesso errori!

 

4 commenti:

pierpaolo ha detto...

anche Mozart aveva le sue debolezze eppure la sua musica rimane sublime.....e così per tanti altri...

Gianfranco Goria ha detto...

Rilanciato as usual, con commento personale, su https://www.afnews.info/wordpress/2021/02/10/herge-dietro-le-quinte/
Ciao! :-)

Roberto ha detto...

Apprezzo molto i giudizi espressi da voi in questo articolo... c'è molto equilibrio che in questi tempi manca. Purtroppo se la "cancel culture" si abbatte su Cristoforo Colombo e Shakespeare... non poteva certo risparmiare Herge (mala tempora currunt).

Luca Lorenzon ha detto...

Numa Sadoul capellone è irriconoscibile!