giovedì 26 settembre 2019

Negalyod


Nelle fumetterie è arrivato un corposo volume delle Edizioni BD, intitolato Negalyod di Vincent Perriot.



Si tratta di una storia di fantascienza anzi, meglio, di un western futurista post-atomico, in cui l’autore fonde temi e spunti degli Anni Ottanta del secolo scorso, che al lettore fanno venire alla mente i film di Mad Max e Jurassic Park, e fumetti di successo, quali: Nausicaä della valle del vento di Hayao Miyazaki, Jeremiah di Hermann, Rork di Andreas, Harzak di Moebius e Blueberry di Charlier e Giraud.


In un mondo privo di acqua, sono ritornati (non si sa come) i dinosauri, che hanno un rapporto diverso con gli uomini. L’umanità sopravvissuta è ridotta a vivere attorno a incroci di acquedotti che pompano acqua dal terreno per portarla in città sospese nell’aria dove vive l’élite. Tutt’attorno c’è solo deserto, a perdita d’occhio.


Il protagonista si chiama Jarri Tchepalt, un giovane pastore di mandrie di triceratopi, che parla con gli animali antidiluviani. Ecco dunque scene di cavalcate in aridi deserti che ricordano, appunto, quelle magistralmente disegnate da Giraud per Blueberry.


D’altronde, il medesimo Perriot ammette di essere diventato un ammiratore di Giraud dopo la scomparsa del grande autore francese, soprattutto per quanto riguarda la sua produzione realizzata per la rivista Métal Hurlant.


Nel racconto si mescolano quindi, animali preistorici, un esasperato urbanesimo futuristico veicoli di genere steam-punk, e intelligenze artificiali in un gradevole miscuglio, che l’autore sfrutta al massimo per una metafora sulla ricerca di un nuovo mondo migliore.



Si deve sottolineare il fatto che il volume è stato concepito dall’autore trentacinquenne come un graphic novel di ben 204 tavole, una novità quindi rispetto ai classici moduli tipici della bedé di 44 o 64 pagine.


Manca un testo descrittivo, come si usa ormai nella maggior parte delle bedé moderne, e ci sono pochi dialoghi, perché l’autore si affida molto alla bellezza dei disegni. Anzi, lui ammette di non aver seguito uno scenario preciso ma di aver disegnato una tavola alla volta senza sapere come sarebbe andata a finire.


Le tavole scorrono sotto gli occhi dell’affascinato lettore, interessanti per le inquadrature e la ricostruzione di questo mondo fantastico. Usa vignette alte e strette come Druillet. I colori sono di Florence Breton, che è stata colorista di Moebius. Lei è riuscita a dare profondità ai suoi disegni usando il giallo arido per il deserto e le tinte blu per le città.


Per i vascelli l’autore si è ispirato a quelli visti nei musei di etnografia, raddoppiandone l’immagine in modo da dare l’impressione al lettore di un insetto volante. Insomma ha tentato di fare un racconto di FS senza troppa tecnologia.


Alcune domande: il nome Negalyod a cosa si riferisce? A un concetto? A un’intelligenza artificiale? A un mondo nuovo? A un personaggio? Nella bedé non è specificato. E, poi, vero è che Perriot ha affermato di voler continuare con la fantascienza e che questa bedé non è che il primo mattone, ma non sappiamo se sia un one shot o se ci sarà un secondo capitolo.


1 commento:

danyellow ha detto...

A me è piaciuto molto. Spero ci sia un seguito, certo che se disegna altre 200 pagine aspetteremo un po'