mercoledì 20 aprile 2016

Gli epigoni di Sherlock Holmes


La fama di Sherlock Holmes ha creato uno stuolo di epigoni letterari. Uno di questi fu Harry Dickson, creato nel 1907 da un autore tedesco, nonché riproposto in maniera più avvincente nel 1933 dallo scrittore belga Jean Ray. Definito l’erede americano di Sherlock Holmes abitava a Londra, in Baker Street.



Ma anche nella BD non mancano epigoni celebri tanto quanto l’originale. Nei due saggi Tintin à Baker Street di Bob Garcia (Mac Guffin, 2005) e Sherlock et Tintin di Airgé (Baker Street 2007) sono elencate numerose analogie che dimostrerebbero una conoscenza da parte di Hergé delle opere di Conan Doyle.


Poi, nel 1946, come noto, Edgar Pierre Jacobs iniziò sul settimanale Tintin le avventure del barbuto scienziato scozzese Philip Mortimer, divenuto un modello per molti autori grazie al successo di pubblico ottenuto.



A lui si sono ispirati in seguito Jacques Martin per il giornalista Guy Lefranc (Le Lombard, 1952),


Dick Briel per il barbuto e occhialuto Professeur La Palme, nella versione originale olandese Julius Palmboom (Glénat, 1981),



Pascal J. Zanon per il detective dalle basette brizzolate Harry Dickson, ripreso dal personaggio letterario di Ray, su testi di Christian Vanderhaeghe (Charlie Mensuel, 1985), e poi Richard D. Nolane (t) e Olivier Roman (d), autori di una seconda versione di Dickson (Soleil Productions, 1992);


Frédéric Marniquet per Scott et Hasting, un occhialuto archeologo scozzese con l’amico ufficiale britannico di cavalleria (Albin Michel, 2000), entrambi fumatori di pipa.


Di La Palme sono usciti due album, anche di Scott & Hasting due, ma in questo caso perché vietati successivamente per smaccati problemi di plagio dell’opera jacobsiana.


Le inchieste giornalistiche di Lefranc proseguono fino a oggi con 26 episodi pubblicati.
Può essere interessante mettere a confronto Mortimer, Lefranc e Dickson (per quest’ultimo ci riferiamo alla trasposizione di Zanon per la Dargaud) perché si possono evidenziare alcune similitudini fra i tre noti personaggi.
Lo stile grafico delle loro avventure, in perfetta sintonia con quello della Linea Chiara, risulta gradevole per la riproduzione dei paesaggi, degli edifici e dei contesti scenografici in genere, disegnati in maniera realistica nella tipica realizzazione della Linea, per non parlare dei mezzi meccanici credibili, il tutto con colori accattivanti.




Non si deve dimenticare che Jacobs e Martin furono i due realizzatori dei Chromos delle raccolte Voir et Savoir.
Le trame, ambientate nella prima metà del XX secolo (tranne quelle recentissime di Lefranc ambientate nell’epoca attuale) e imperniate su tematiche tipiche dei nostri tempi, sono ben costruite e, anche se talvolta risultano un poco naif agli occhi più smaliziati di un lettore odierno, si rivelano sempre piacevoli da leggere per il loro sapore vintage. Il genere affrontato dagli autori è una sapiente miscela di thriller e fantascienza con molta azione e cliffhanger.



Nei vari episodi i protagonisti di volta in volta devono fronteggiare complotti, risolvere misteri di natura archeologica, scientifica o finanziaria e affrontare minacce che il più delle volte mettono in pericolo la pace mondiale. Indubbiamente per ambientazioni, trame e pose dei personaggi le storie di Zanon e Martin richiamano molto quelle insuperabili create da Jacobs, ciononostante sono piacevoli da leggere.


Blake e Mortimer, da buoni gentlemen inglesi, fumano la pipa.



Anche Dickson è sempre con la pipa in mano, gran fumatore come nella miglior tradizione poliziesca, tranne quando è sotto travestimento per le sue inchieste.





Tutti vivono in una Londra post vittoriana dominata da atmosfere wellsiane o alla Edgar Wallace, Mortimer negli anni del dopoguerra e Dickson negli anni Quaranta.


Solo Lefranc non fuma e vive a Parigi, con una predilezione per l’Alsazia, terra nativa di Martin, il quale, dopo un iniziale periodo in cui si è rifatto all’esperienza jacobsiana, piano piano si è allontanato dal quel modello trovando una propria autonomia nella realizzazione del personaggio, poi lasciato ad altre mani per sopraggiunti limiti di età.
Tutti e tre i protagonisti sono audaci giramondo, sempre pronti a difendere e soccorrere i deboli, senza pensare alle conseguenze delle loro azioni, così come si addice ai veri eroi positivi da proporre a giovani lettori.


Ognuno di essi ha un partner su cui contare quando deve affrontare un pericolo e che l’aiuta a uscire da situazioni estremamente pericolose in cui si cacciano: Mortimer può confidare sul biondo capitano Francis Blake, con cui condivide le sue peripezie;


Lefranc (nei primi episodi) è aiutato  dal giovane Jean Le Gall e dal commissario Renard, presto fatto sparire dall’autore, per lasciare maggior possibilità di movimento al proprio personaggio.


Dickson ha come apprendista il biondo Tom Willis, che lo salva sistematicamente da situazioni pericolosissime. I legami di amicizia fra le coppie di personaggi, tutti nubili e che dormono sotto lo stesso tetto come Sherlock Holmes e il dott. Watson, non sono ben chiariti, dando adito, nel passato, anche a ipotesi un poco maliziose; a proposito di Lefranc il fatto che un adolescente vivesse sotto lo stesso tetto di un celibe adulto indusse l’autore a non utilizzare più il giovane personaggio, introducendo nelle storie più recenti anche una velata forma di erotismo con il sesso femminile per adeguarsi ai tempi e allontanare sospetti maligni dal proprio personaggio.


Come avversari hanno tutti un cattivo per antonomasia che si ritrova in ogni episodio: Mortimer deve affrontare il famigerato colonnello Olrik, privo di scrupoli e che fuma le sigarette con il bocchino;


Lefranc ritrova sulla propria strada il miliardario Axel Borg, che fumava la sigaretta come Olrik e negli episodi più recenti si trasforma talvolta in un insperato alleato;


Dickson ha per antagonista Georgette Cuvelier, un’affascinante quanto crudele brunetta francese innamorata di lui e della quale l’erede di Sherlock Holmes subisce il fascino a fasi alterne.

Benché Dickson sia stato trasposto a fumetti da Zanon molti anni dopo Mortimer, come personaggio letterario è antecedente, quindi, tenuto conto delle similitudini, è lecito ipotizzare che il re dei detective ideato da Jean Ray possa essere considerato un modello cui il suo concittadino Jacobs potrebbe, forse, essersi ispirato per il celeberrimo prof. Mortimer.


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