La fama di Sherlock Holmes ha creato uno stuolo di epigoni letterari. Uno di questi fu Harry Dickson, creato nel 1907 da un autore tedesco, nonché riproposto in maniera più avvincente nel 1933 dallo scrittore belga Jean Ray. Definito l’erede americano di Sherlock Holmes abitava a Londra, in Baker Street.
Ma
anche nella BD non mancano epigoni celebri tanto quanto l’originale. Nei due
saggi Tintin à Baker Street di Bob
Garcia (Mac Guffin, 2005) e Sherlock et
Tintin di Airgé (Baker Street
2007) sono elencate numerose analogie che dimostrerebbero una conoscenza da
parte di Hergé delle opere di Conan Doyle.
Poi,
nel 1946, come noto, Edgar Pierre Jacobs
iniziò sul settimanale Tintin le
avventure del barbuto scienziato scozzese Philip
Mortimer, divenuto un modello per molti autori grazie al successo di
pubblico ottenuto.
A lui si sono ispirati in seguito Jacques Martin per il giornalista Guy Lefranc (Le Lombard, 1952),
Dick Briel per il
barbuto e occhialuto Professeur La Palme, nella versione originale
olandese Julius
Palmboom (Glénat, 1981),
Frédéric Marniquet per Scott et Hasting,
un occhialuto archeologo scozzese con l’amico ufficiale britannico di
cavalleria (Albin Michel, 2000), entrambi fumatori di pipa.
A lui si sono ispirati in seguito Jacques Martin per il giornalista Guy Lefranc (Le Lombard, 1952),
Pascal J. Zanon per
il detective dalle basette brizzolate Harry Dickson, ripreso dal personaggio letterario
di Ray, su testi di Christian
Vanderhaeghe (Charlie Mensuel, 1985), e poi Richard D. Nolane (t) e Olivier
Roman (d), autori di una seconda versione di Dickson (Soleil Productions, 1992);
Di La Palme sono usciti due album, anche di Scott & Hasting due, ma in questo caso perché vietati successivamente per smaccati
problemi di plagio dell’opera jacobsiana.
Le inchieste giornalistiche di
Lefranc proseguono fino a oggi con 26 episodi pubblicati.
Può
essere interessante mettere a confronto Mortimer,
Lefranc e Dickson (per quest’ultimo ci riferiamo alla trasposizione di Zanon per la Dargaud) perché si possono
evidenziare alcune similitudini fra i tre noti personaggi.
Lo stile grafico delle loro avventure, in perfetta sintonia con quello
della Linea Chiara, risulta gradevole per la riproduzione dei paesaggi, degli edifici
e dei contesti scenografici in genere, disegnati in maniera realistica nella tipica
realizzazione della Linea, per non parlare dei mezzi meccanici credibili, il
tutto con colori accattivanti.
Non
si deve dimenticare che Jacobs e Martin furono i due realizzatori dei
Chromos delle raccolte Voir et Savoir.
Le trame, ambientate nella prima metà del XX secolo (tranne quelle
recentissime di Lefranc ambientate nell’epoca
attuale) e imperniate su tematiche tipiche dei nostri tempi, sono ben costruite
e, anche se talvolta risultano un poco naif agli occhi più smaliziati di un
lettore odierno, si rivelano sempre piacevoli da leggere per il loro sapore
vintage. Il genere affrontato dagli autori è una sapiente miscela di thriller e
fantascienza con molta azione e cliffhanger.
Nei vari episodi i protagonisti di volta in volta devono fronteggiare
complotti, risolvere misteri di natura archeologica, scientifica o finanziaria e
affrontare minacce che il più delle volte mettono in pericolo la pace mondiale.
Indubbiamente per ambientazioni, trame e pose dei personaggi le storie di Zanon e Martin richiamano molto quelle insuperabili create da Jacobs, ciononostante sono piacevoli da
leggere.
Blake e Mortimer, da buoni gentlemen inglesi, fumano la pipa.
Anche Dickson è sempre con la pipa in mano, gran fumatore come nella miglior tradizione poliziesca, tranne quando è sotto travestimento per le sue inchieste.
Anche Dickson è sempre con la pipa in mano, gran fumatore come nella miglior tradizione poliziesca, tranne quando è sotto travestimento per le sue inchieste.
Tutti
vivono in una Londra post vittoriana dominata da atmosfere wellsiane o alla
Edgar Wallace, Mortimer negli anni
del dopoguerra e Dickson negli anni Quaranta.
Solo Lefranc non fuma e vive a Parigi, con
una predilezione per l’Alsazia, terra nativa di Martin, il quale, dopo un iniziale periodo in cui si è rifatto
all’esperienza jacobsiana, piano piano si è allontanato dal quel modello trovando
una propria autonomia nella realizzazione del personaggio, poi lasciato ad
altre mani per sopraggiunti limiti di età.
Tutti
e tre i protagonisti sono audaci giramondo, sempre pronti a difendere e
soccorrere i deboli, senza pensare alle conseguenze delle loro azioni, così
come si addice ai veri eroi positivi da proporre a giovani lettori.
Ognuno
di essi ha un partner su cui contare quando deve affrontare un pericolo e che
l’aiuta a uscire da situazioni estremamente pericolose in cui si cacciano: Mortimer può confidare sul biondo capitano
Francis Blake, con cui condivide le
sue peripezie;
Lefranc (nei
primi episodi) è aiutato dal giovane
Jean Le Gall e dal commissario Renard, presto fatto sparire dall’autore, per
lasciare maggior possibilità di movimento al proprio personaggio.
Dickson ha
come apprendista il biondo Tom Willis, che lo salva sistematicamente da
situazioni pericolosissime. I legami di amicizia fra le coppie di personaggi, tutti
nubili e che dormono sotto lo stesso tetto come Sherlock Holmes e il dott.
Watson, non sono ben chiariti, dando adito, nel passato, anche a ipotesi un
poco maliziose; a proposito di Lefranc
il fatto che un adolescente vivesse sotto lo stesso tetto di un celibe adulto indusse
l’autore a non utilizzare più il giovane personaggio, introducendo nelle storie
più recenti anche una velata forma di erotismo con il sesso femminile per
adeguarsi ai tempi e allontanare sospetti maligni dal proprio personaggio.
Come
avversari hanno tutti un cattivo per antonomasia che si ritrova in ogni
episodio: Mortimer deve affrontare il
famigerato colonnello Olrik, privo
di scrupoli e che fuma le sigarette con il bocchino;
Lefranc ritrova
sulla propria strada il miliardario Axel
Borg, che fumava la sigaretta come Olrik
e negli episodi più recenti si trasforma talvolta in un insperato alleato;
Dickson ha
per antagonista Georgette Cuvelier,
un’affascinante quanto crudele brunetta francese innamorata di lui e della
quale l’erede di Sherlock Holmes subisce il fascino a fasi alterne.
Benché
Dickson sia stato trasposto a
fumetti da Zanon molti anni dopo Mortimer, come personaggio letterario è
antecedente, quindi, tenuto conto delle similitudini, è lecito ipotizzare che il
re dei detective ideato da Jean Ray possa essere considerato un modello cui il
suo concittadino Jacobs potrebbe, forse,
essersi ispirato per il celeberrimo prof.
Mortimer.
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