venerdì 24 giugno 2016

La linea chiara - parte seconda


L'anteguerra

In Belgio esistevano settimanali infantili stampati in formati più piccoli di una rivista, con storie a fumetti non sempre esaltanti dal punto di vista della fantasia e dell’avventura e in numero minore rispetto ai racconti scritti ivi contenuti.




In essi era prevalente l’aspetto educativo e confessionale, in quanto si rivolgevano a un pubblico principalmente cattolico.
Un periodico confessionale diffuso era Petits Belges, stampato dalla Croisade Eucharistique Chrétienne dell’Abbazia di Averbode, che utilizzava i fumetti esclusivamente per messaggi educativi; fra le firme presenti quelle di Joseph Gillain, che si firmava Jijé, François Craenhals e Dino Attanasio.


Jijé disegnava il personaggio Blondin, ancora senza Cirage, con una stile che si richiamava a quello di Hergéinfatti ha iniziato la propria carriera copiando il suo stile per il personaggio Jojo, pubblicato su Le Croisé, periodico cattolico di Namur.




A tal proposito è rimasta famosa la querelle di Hergé che accusava Jijé di plagio per Jojo, e la risposta disegnata di Jijé in cui faceva vedere come Hergé avesse copiato a sua volta il volto rotondo di Tintin da quello di Bécassine mettendo così fine alla discussione!



Una forte spirito dei boys scouts, sicuramente conservatore, per non dire di destra, impregnava, invece, Le Petit Vingtiéme (1928), supplemento giovanile del quotidiano cattolico Le Vingtiéme siéclee Le Journal de Spirou (1938) dell’editore Paul Dupuis di Marcinelle.


Le Petit Vingtiéme, voluto dall’abate Norbert Wallez, era affidato al ventiduenne Hergé, che ne divenne caporedattore. Il settimanale, uscito fino al 1940, quando il Belgio fu invaso dai nazisti, riscosse un grande successo soprattutto grazie ai personaggi Tintin,
Quick et Flupke e Jo, Zette et Jocko, tutte creature di Hergé, ponendo le basi per il mito di Tintin e del suo creatore.



Le Journal de Spirou era affidato, invece, a Rob-Vel e Ferdinand Dineur, autori poco incisivi. Inoltre ospitava anche personaggi statunitensi.



Ambedue i settimanali chiusero i battenti per colpa della guerra. Hergé trasferì il personaggio del giovane reporter sul quotidiano Le Soir, forzatamente rilevato dalla propaganda nazista ai suoi legittimi proprietari, per cui da allora fu indicato come Le Soir volé, cioè rubato. Le avventure del giovane reporter furono così pubblicate non più sotto forma di paginone centrale, come ne Le Petit Vingtiéme, bensì di striscia quotidiana. Sorvoliamo sul sospetto del collaborazionismo di Hergé con il nazifascismo, ipotizzando che, verosimilmente, più che di un collaboratore vero e proprio si potrebbe parlare di un simpatizzante poco informato da un punto di vista politico.


Spirou riaprì i battenti sotto la guida del figlio Charles Dupuis, il quale, con intuito, affidò la gran parte delle storie a Jijé, aprendo la strada del successo alla testata, unico periodico dell’epoca ancora oggi presente nelle edicole.
Jijé vi disegnò Spirou et Fantasio, Don Boscoe Jean Valhardi.




Più laico risultava il settimanale in lingua olandese Bravo! (1936), commissionato dal partito socialista belga all’editore Jean Meuwissen. Con l’occupazione nazista la rivista chiuse i battenti per riaprirli in un'edizione omonima in francese.




Nella rivista debuttarono Edmond-François Calvo, Max “Sirius” Mayeu, Edgard Pierre Jacobs, Jacques Laudy, Willy Vandersteen, Albert Uderzo e Raymond Reding, future star della bande dessinée.
Jacobs vi si distinse per aver portato egregiamente a termine il Flash Gordon di Alex Raymond, la cui importazione delle tavole dagli USA era stata sospesa per colpa della guerra, e per aver ideato Le Rayon U, storia fantastica in cui prefigurava personaggi e tematiche poi sviluppate meglio in Blake et Mortimer, recentemente riproposta al pubblico italiano nella Collana Avventura della Gazzetta dello Sport.

2 commenti:

Simone Rastelli ha detto...
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ZonaBeDé ha detto...
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