giovedì 2 giugno 2016

L'ami Jacques


Chi segue con assiduità il blog ricorderà che in un post (Jacobs ridisegna Jacobs) abbiamo parlato di come Edgar Pierre Jacobs abbia ridisegnato le prime 18 tavole de Le Secret de L’Espadon. Ora desideriamo approfondire l’argomento, parlando dei legami tra Jacobs e Jacques Van Melkebeke, ovvero l’ami Jacques, come familiarmente era chiamato il giornalista, scrittore, pittore e caporedattore ombra del settimanale Tintin. Fonte di queste notizie il saggio A l’ombre de la Ligne Claire – Jacques Van Melkebeke le clandestin de la B.D. di Benoît Mouchart, Vertige Graphic 2009.


 Jacobs e Van Melkebeke erano amici di vecchia data come attestano alcune caricature di Jacobs eseguite da Van Melkebeke.


La nascita di Blake et Mortimer, i celebri personaggi di Jacobs, può essere, indirettamente, accreditata anche a Van Melkebeke, perché grazie al suo rifiuto di una storia medievale, che l’autore belga aveva in mente, quest’ultimo cambiò idea e creò l’indimenticabile duo per il primo numero del settimanale Tintin.


È, inoltre, responsabile per aver spinto Jacobs ad addentrarsi nel campo, all’epoca poco sfruttato, della fantascienza, vincendo le sue ritrosie per la space-opera, anche se aveva disegnato con successo alcune tavole ben riuscite di Flash Gordon sul settimanale Bravo!.


A tal proposito Jacobs ne parla nel suo libro Un opéra de papier pubblicato nel 1981 da Gallimard. L’autore ricorda infatti che nel corso di alcune discussioni con il suo redattore capo questi lo convinse a lanciarsi nella science-fiction.


Il personaggio di Mortimer, come ormai si sa, fu creato partendo dalle fattezze de “l’ami Jacques”, infatti se si tolgono gli occhiali e si aggiunge una barba al ritratto di Van Melkebeke, appare il barbuto più celebre della BD dopo il capitano Haddock.


Non solo, ma “l’ami Jacques” ha aiutato l’amico Edgar, oberato di lavoro per la rivista Tintin e pressato dai ritardi accumulati, nell’inchiostrazione delle prime 18 tavole de Le Secret de l’Espadon. Il risultato, in realtà, non è stato soddisfacente, data l’evidente differenza di stili fra i due, per cui l’autore fu costretto in seguito a rimontare o ridisegnare quelle tavole per le edizioni in volume, tavole che non furono mai più riproposte al pubblico.


Innegabile è anche il contributo del giornalista alla stesura dei soggetti delle sue storie. Il legame fra i due era così stretto che Jacobs affidò all’amico la realizzazione della prima monografia sulla propria opera, 30 ans de bandes dessinées, pubblicato nel 1973 da Comic Sentinel, anche se firmato sotto il falso nome di Jacques Alexander. Anche qui a pag. 24, il giornalista ribadisce il concetto che nel corso dei mesi le scelte della trama per L’Espadon nascevano da discussioni con l’autore; in quel libro il capo redattore si autodefinì: “amico di sempre, interlocutore estremamente coriaceo ma sempre costruttivo!


I due amici elaboravano e sviluppavano insieme le idee di Jacobs, anche se poi l’ultima parola, naturalmente, era dell’artista. Jacobs redigeva una sinossi dettagliata della trama,  che faceva da base per la prima stesura disegnata. Questa diventava argomento di discussioni con l’amico, il quale, grande lettore di romanzi classici e di ogni genere, elaborava suggerimenti per rendere più avvincente il racconto, intervenendo anche in un miglior rendimento grafico di una tavola.


A conferma di ciò è sufficiente osservare le tavole preparatorie per notare numerose domande scritte di pugno dall’autore. Evidentemente servivano per avere chiarimenti o suggerimenti dall’amico scrittore. Van Melkebeke, anche questo è ormai accertato, mise lo zampino anche in tutti gli episodi seguenti di Blake et Mortimer.


Fu lui a consigliare l’abbandono dell’aspetto ufologico immaginato in una prima stesura da Jacobs ne L’Énigme de l’Atlantide, in quanto poco prima Willy Vandersteen aveva iniziato a pubblicare sul settimanale un’avventura di Bob et Bobette intitolata Les Martiens sont là. Fu sempre lui a consigliargli per gli abitanti di Atlantide di non cedere all’imperante moda fantascientifica dell’epoca che imponeva costumi spaziali di fantasia! Pensate se i costumi greci e precolombiani di quella storia fossero stati sostituiti da dozzinali costumi spaziali, il racconto avrebbe perso molto del suo fascino! Gli scrisse anche che doveva immaginare un mondo sotterraneo, lussuoso, seducente e se avesse avuto dubbi poteva sempre chiamarlo al telefono per discuterne.


E in effetti Jacobs sapeva di poter contare sulla fervida immaginazione dell’amico, nutrita da mille letture, infatti spesso gli chiedeva una riscrittura di un decoupage in modo da creare un ritmo migliore a un intrigo.


Un ulteriore prova del legame fra i due amici è dato dall’immagine di copertina del n. 7 del 1947, un’immagine fantasy disegnata da Van Melkebeke ma curiosamente firmata da Jacobs, forse per non far apparire il nome dell’amico clandestino agli occhi delle autorità belghe!



In pratica Van Melkebeke fu qualcosa di più di un semplice ispiratore e qualcosa di meno di un coautore. L’unica volta in cui fu intervistato su questo aspetto, si dimostrò modesto addossando tutto il merito a Jacobs, il vero autore dei due personaggi. Ma senza il suo fecondo apporto il periodico Tintin non avrebbe raggiunto il successo che ebbe, grazie alle avvincenti storie create con il suo aiuto da autori di grande spessore: Hergé, Jacobs, Paul Cuvelier e Jacques Laudy, tutti debitori verso Van Melkebeke del successo dei propri personaggi. 

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