mercoledì 18 ottobre 2017

Valérian, ovvero il medioevo imperiale galattico – parte prima


Alcuni preferiscono suddividere le avventure degli agenti spazio-temporali Valérian e Laureline in due grandi cicli, quelli che riguardano la storia di Galaxity, la megalopoli terrestre del futuro, e quelli sui viaggi spazio-temporali. Altri, invece, secondo la complessa cronologia degli avvenimenti. Noi preferiamo la suddivisione in due cicli, quello sui viaggi nel tempo e quello sui viaggi nello spazio, ma non significa che sia la più corretta!


Ciò premesso, dopo il tema della minaccia nucleare nel secondo episodio, dal terzo fino al nono il tema non è più il viaggio nel tempo, bensì nello spazio. Come abbiamo già detto, in queste storie i due amici\autori, Pierre Christin e Jean-Claude Mézières, danno libero sfogo alla propria fantasia nel creare mondi, razze, civiltà, flore e faune alieni incredibili ma affascinanti.
La cosa che risalta per prima è che ogni episodio differisce dagli altri come impostazione: per esempio alcuni iniziano nel mezzo di un’azione con i nostri eroi già in viaggio verso una meta e con uno scopo ben preciso.


Per quanto concerne le trame, inoltre, Christin dimostra una straordinaria capacità nel fiutare “l’aria che tira” poiché inserisce in ogni racconto un argomento ripreso dai grandi temi sociali di quegli anni, talvolta con qualche sbalorditiva premonizione.


Sull’abilità grafica di Méziéres si può dire che sia a metà strada fra l’estetica tipica delle bédé franco-belghe e del disegno realista, in ogni caso assolutamente gradevole. La sua capacità di creare a getto continuo civiltà e mondi alieni denota una fantasia non comune. Anche le città aliene colpiscono per le loro costruzioni fantasiose, un poco barocche.


L’empire des milles planetes (1969)


Nel terzo episodio fa la sua comparsa per la prima volta la loro celebre astronave XB982, copiata da Lukas per il Millennium Falcon.


Con essa i nostri raggiungono il pianeta Syrte-La-Magnifique, capitale di un impero galattico, dove scoprono che il popolo è schiavizzato da una setta pseudoreligiosa, la quale ha sopraffatto la casta dominante e sfruttatrice del pianeta e che si rivela alla fine essere di origine terrestre. Grazie alla coppia inizia una rivolta contro la setta, prima, e la casta poi. Quindi temi sociali quali la ribellione e il trattamento delle popolazioni durante una colonizzazione.


Certe ambientazioni disegnate da Mézières per la capitale, i suoi souk, canali e vicoli oscuri alternati ad astronavi e marchingegni futuristici, sono un mélange di scenografie fantasy da Alto Medioevo e di ipertecnologia futuristica, che diventerà una caratteristica iconografica delle loro storie. E anche da questa fusione, in parte copiata nella saga di Guerre Stellari, nasce il fascino di questa bedé.



Pays sans etoiles (1970)


Nel racconto si sviluppa un tema che risale all’antica e discussa Teoria della Terra cava, che è stata tanto sfruttata dalla letteratura fantascientifica fino a coinvolgere anche i gerarchi del nazismo,


Nel pianeta Zahir, cavo al suo interno, vivono due regni dominati rispettivamente dagli uomini e dalle donne fra cui si svolge una guerra feroce e insensata.


I due regni, o meglio i due sessi si combattono senza accorgersi del pericolo incombente sul loro pianeta finché la pace  e la salvezza saranno assicurati dai nostri eroi. Da notare che sul tema della guerra fra i sessi il film La guerra dei Roses è del 1989.


È anche il racconto dove si vedono più scenografie barocche con palazzi, ponti, scalinate e giardini che danno un’idea di opulenza, oltre che di fantasia creativa, raggiunta solo da Alex Raymond in Flash Gordon e Philippe Druillet in Lone Sloane.


Bienvenu sur Alflolol (1971)


Per la prima volta l’ecologia politica entra in una storia, o meglio entra l’impatto ecologico e sociologico di una società industrializzata, quando ancora in Francia non era un argomento di cui si parlasse tanto, soprattutto nei fumetti.


La satira narrata dagli autori sul profitto ad ogni costo, usando una tecnologia che va contro anche la stessa Natura, rende interessante questo racconto.
Delizioso il paragone fra i capitalisti burocrati di Galaxity che invadono il pianeta Alflolol, momentaneamente privo dei suoi abitanti, ribattezzandolo Technorog, e gli Alflololiani, esseri longevi, giocosi, dotati di poteri. I terrestri impiantano industrie e coltivazioni intensive, dedicandosi esclusivamente al lavoro e alla cieca obbedienza delle leggi del mercato e della burocrazia.


Gli Alflololiani, invece, vivono felici in simbiosi con la Natura, da loro rispettata, accontentandosi con poco. Ritornati sul proprio pianeta dopo una “breve” vacanza durata circa 4000 anni, lo trovano occupato da stranieri e reso irriconoscibile dalla industrializzazione forzata. Ognuno dei due popoli giudica straniero l’altro! Una metafora sul problema della Palestina? Forse!


Nel corso dei vari episodi i due autori hanno creato uno zoo fantastico e l’animale presente nel racconto è il simpatico Goumoun, del peso di cinque quintali, docile, come un grosso Sanbernardo, ma refrattario a ogni struttura tecnologica, tanto da distruggerla. Fa subito amicizia con Laureline, verso la quale diventa come un cane da guardia protettivo. La giovane ribelle prende le difese dei nativi schierandosi contro gli ordini e l’ottusità di Galaxity e anche contro Valérian, ligio al dovere anche quando è contrario al proprio volere.


Les oiseaux du maitre (1973)
Si tratta del racconto più ideologizzato di Christin, uomo di sinistra che ha vissuto il ’68. È un pamphlet, infatti, sullo sfruttamento della classe operaia da parte di un padrone e sulla rivoluzione e presa del potere della medesima.


Singolare la ripetuta rappresentazione di una coppia di cenciosi personaggi che parlano, fra di loro, una bonaria presa in giro di certi intellettuali dell’epoca che amavano usare un frasario intellettualoide marxista-leninista incomprensibile ai più.  


C’è anche una visione pessimistica sul fatto che, una volta giunti al potere, gli sfruttati siano incapaci di creare una società più giusta ed equa, cosa che indirettamente suona come una critica al comunismo, all’epoca al massimo della sua espansione geopolitica.



Particolari gli uccelli-follia, usati dal Maitre per tenere soggiogato il popolo e che volteggiano in cielo disegnando una svastica.


Nell’evoluzione del personaggio femminile, l’autore fa vedere in una vignetta Laureline nuda di schiena, con le braccia sui fianchi, scena che ricorda la prima Barbarella di Jean-Claude Forest, della quale la giovane agente spazio-temporale sembra una versione più realistica anche se meno libera nei costumi sessuali.



In certe vignette lo stile di Mézières può, forse, sembrare un poco pupazzettistico, addirittura puerile, in realtà tutta la sua opera è molto curata, infatti spesso l’autore, insoddisfatto del risultato, dopo una prima versione



ha rifatto alcune tavole, come nel caso delle prime due dell’episodio in questione.

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