Ottobre
porta sulle nostre tavole i tipici e deliziosi frutti autunnali, quali i
melograni, le castagne, le noci, i fichi d’india. E in questo ottobre arrivano sugli
scaffali delle nostre librerie due deliziose bedé di rilievo.
La
prima rientra nell’ambito della serie umoristica belga per eccellenza, Spirou. Nel
2017 abbiamo scritto a proposito di un numero speciale di Spirou dedicato ai personaggi cattivi della bedé, con particolare
riguardo al primo episodio di Le fille de Z, una simpatica idea di José Luis Munuera, già autore di alcuni
episodi di Spirou
et Fantasio, di cui la serie in questione è uno spin off.
Ora
è uscita la traduzione in un cartonato per i tipi di Nona Arte. La piacevole lettura di questo episodio conferma e,
anzi, rafforza il giudizio scritto due anni fa.
Lo
scontro generazionale fra il “cattivo” scienziato gaffeur Zorglub, padre dalla concezione
antiquata sui doveri genitoriali e quelli filiali, e Zandra, figlia teen-ager, ribelle e aperta alla vita, è semplicemente
delizioso e soddisferà pienamente i nostalgici dell’universo di Spirou.
Intrigante
la rivelazione finale, che ovviamente non vi diciamo. Munuera si conferma una delle migliori firme della Dupuis. Ci auguriamo di poter leggere anche
gli episodi successivi, finora altri due usciti.
La
seconda novità, sempre di Nona Arte,
è Atom Agency,
scritta da Yann Le Pennetier (e già
questo obbliga un bedefilo all’acquisto) e disegnata da uno strabiliante Olivier Schwartz.
Il
primo episodio è intitolato I gioielli della Begum. Il racconto verte su un
giovane armeno, Atom Vercorian, nato
a Parigi, che vorrebbe seguire le orme del padre, ispettore di polizia
parigina, che invece si oppone fermamente.
Piuttosto
vorrebbe seguisse le orme dello zio cantante, un “certo” Charles Aznavourian
che sta riscuotendo un lusinghiero successo. Il giovane invece apre un’agenzia
privata di investigazioni, che da il titolo alla serie.
In
questo è aiutato dalla segretaria Mireille, con cui va a letto, e da Joseph
Villain, un ex-lottatore di catch (l’attuale wrestling). La vicenda si svolge
alla fine degli anni 50, nell’ambiente della grande comunità armena, emigrata
nella capitale francese dopo il genocidio perpetrato dai Turchi.
Ricordiamo
a tal proposito che sul Lungosenna, sulla Rive Gauche c’è un obelisco che
ricorda questo genocidio, di cui si parla poco, anche per non dispiacere al
governo turco che da decenni nega l’odioso evento.
Sulla
perfetta ricostruzione operata da Yann
e Schwartz sulla Parigi anni
Cinquanta, quella del dopoguerra, nulla da ridire. Per grado di piacevolezza
nei testi e nei disegni non può non richiamare alla nostra memoria l’opera di Maurice Tillieux (Félix e Gil Jourdan) e il primo Ric Hochet
di André-Paul Duchâteau e Tibet.
Lo
stile grafico di Schwartz ricorda
molto quello di Yves Chaland, a metà
strada fra Ligne Claire e Style Atom. Super-consigliati!
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