mercoledì 18 giugno 2014

Le primissime storie (brevi) di Ric Roland


Da oggi in edicola il secondo numero di Ric Roland, ovvero Ric Hochet, della Gazzetta dello Sport. Come il precedente, oltre a una lunga avventura del giornalista detective, contiene un paio di storie brevi, inedite in Italia.
Si tratta delle primissime avventure di un Ric Roland ragazzino, quelle apparse dal 1955, in modo estremamente rarefatto, sul settimanale belga fino all’inizio degli anni ’60. In media una l'anno! Le storie lunghe da 30 e 44 tavole, quelle già note in Italia perché pubblicate da Classici Audacia, Albi Ardimento, Corriere dei Piccoli e altre testate, cominciano infatti solo alla metà del 1961.



Sino a quella data, oltre a cinque brevi storie a fumetti, la presenza di Ric Ronald su Tintin è affidata a decine di mini-inchieste, Relevez le Gant!, che i lettori sono invitati a risolvere. Il successo di questo personaggio è testimoniato dall’inconsueto fatto che le cinque storie hanno tutte l’onore dell’illustrazione di copertina.



Le storie sono state successivamente raccolte nel 1991  in un album a tiratura limitata, Première enquêtes, edito da P&T Productions. Il volume è stato ripubblicato con il titolo Prèmieres armes nella collana Le Lombard di Ric Hochet con il numero 58, che contiene anche La première enquête de Ric Hochet, una tavola successiva, del 1966.
Nella prefazione, Duchateau e Tibet scrivono:
“Ecco quindi Ric Hochet che si fa le “prime ossa” con tutta la foga della giovinezza, riscattando con l’entusiamo la sua inesperienza – un Ric Hochet già spinto dal desiderio ardente di giustificare le speranze dei suoi ‘padri’ e dei suoi lettori…”



Le cinque storie, sono pubblicate nella nuova iniziativa della Gazzetta dello Sport in ordine cronologico. Nel settimanale Tintin ognuna di esse aveva quattro pagine da cinque strisce, in quest’edizione, le tavole sono diventate cinque dopo un rimontaggio a quattro strisce.  Ma questa modifica era già stata operata al tempo della pubblicazione dell'album in francese.



Ric Hochet mène le jeu
Tintin ed.belga nel n.13 del 1955
Ric Roland 1 - Ric Roland entra in gioco



Le mauvais œil
Tintin ed.belga nel n.5 del 1956
Ric Roland 1 - Il malocchio



Enquête chez les timbrés
Tintin ed.belga nel n.18 del 1959
Ric Roland 2 - Un’indagine filatelica



Ric Hochet contre l’ombre
Tintin ed.belga nel n.34 del 1959
Ric Roland 2 - Ric Roland contro l’Ombra



L’énigme des photos express
Tintin ed.belga nel n.4 del 1960
Ric Roland - 3 L’enigma della foto ricordo

5 commenti:

Sauro Pennacchioli ha detto...

Il secondo albo di Ric Roland si giova dell'impeccabile traduzione dell'illustre Gaspa. Ma anche la precedente era, nel complesso, una buona traduzione.

Sauro

Max Bruni ha detto...

Cito testualmente dall'introduzione del secondo numero di Fabio Licari: "Non è tanto questione di continuity - inesistente o quasi nelle storie di Duchateau e Tibet come in buona parte del fumetto franco-belga, ecc.ecc." Ma a me non sembra che nella bedé non sia stata utilizzata la continuity, Hergé fu uno dei primi in Europa a utilizzarla e
dopo di lui tanti altri autori.

Sauro Pennacchioli ha detto...

Caro Max, in qualche modo bisogna giustificare la scelta di aver selezionato gli episodi iniziali.

Peccato che non si scateni il dibattito sulle complesse trame di Ric Roland (Ric Ochetto per gli amici).

Per esempio, io mica ho capito bene il flashback di tav. 43 (pag. 45) e relativa spiegazione nella pagina successiva.

A parte questo, non essendo un esperto di Ric, mi permetto di fare della fiction. Immagino il vecchio Duch che scrive i testi e il disegnatore Tibet, sceneggiature anche lui in un’altra serie, che glieli stravolge.

Secondo la mia fiction degli eventi, nella storia precedente, Duch aveva deciso che la collaboratrice dell’attrice fosse l’unica colpevole. Magari nella prima sceneggiatura aveva maggiormente sottolineato la faccenda dell’odio, poi ridotta agli spilloni sul volto del manichino. Sempre nella mia fiction, Tibet ha voluto fare l’originale a tutti i costi mettendo due colpevoli che agivano separatamente. Creando però una grave contraddizione.

In questo secondo episodio, parlando sempre per fiction, Tibet ha completamente smontato e rimontato la storia originale per amplificarne la drammaticità. Secondo me, lo dico anche sulla scorta della mia esperienza di sceneggiatore, la storia iniziava con un episodio criminale della (spoiler) presunta coppia bellone/sfregiato. Forse a causa della mancanza di questo inizio, il finale, pur buono, non si capisce molto e neppure il concetto del doppio/unico criminale è uscito fuori abbastanza.

Comunque, in questa storia l’incasinamento, che per fiction addebito a Tibet, ha dato migliori risultati rispetto alla prima, ma non siamo ancora alla perfezione.

Altre storie verranno.

Sauro Rex

Sauro Pennacchioli ha detto...

Vero che la continuity vera e propria a volte non c’è nei francofoni, ma quando uno sceneggiatore scrive una storia, la volta dopo tiene inevitabilmente conto di averla scritta, quindi, sia pure in maniera indiretta, la collega (o la scollega) a essa. Ciò diventa abbastanza evidente se si mettono in fila più storie.

Chiaramente questo non vale, o vale molto meno, per la Bonelli, dove l’autore non sa mai quando verrà pubblicata la propria storia (e non vale per niente in pubblicazioni come il settimanale di Topolino).

Sauro Rex

Sauro Pennacchioli ha detto...

Io ho letto poca roba di André-Paul Duchâteau, oltre a Ric Roland, ma in quelle altre storie mi è parso di vedere uno stile diverso, più lineare. Per questo tendo ad attribuire a Tibet lo stravolgimento tipico delle storie di Ric Roland (anche se il suo Chick Bill, o come si chiama, è tradizionale: ma è molto più facile stravolgere il lavoro altrui). Se le cose stanno come credo è improbabile che sia stato detto pubblicamente, per non offendere Duch.

Ma chi conosce bene gli altri lavori di Duch dovrebbe sapere se lo stile particolare di Ric è farina del suo sacco oppure no.

S-Rex