IL DOPOGUERRA
Dopo
la fine del conflitto, nelle edicole
belghe uscirono numerose testate per ragazzi, vecchie e nuove, in lingua
francese e fiamminga, alcune delle quali anche in doppia versione. È
incredibile come in una nazione così piccola come il Belgio siano esistiti
tanti settimanali per ragazzi che hanno costituito un formidabile trampolino di
lancio per molti giovani artisti, poi divenuti vere e proprie star nel
firmamento della Nona Arte, ancor più incredibile se si pensa che erano spinti
a disegnare fumetti in un momento in cui questa professione non era proprio fra
quelle consigliate a un giovane.
I settimanali possono essere distinti in cinque gruppi.
1)
il gruppo confessionale comprende Petits Belges-Zonneland, Pat, Grand Cœur. Di Petits Belges-Zonneland abbiamo già
detto, diremo solo che riprese le pubblicazioni dando spazio ai fumetti, anche
se in misura minore rispetto ai testi. Gli
autori e i personaggi sono poco noti al pubblico italiano. Sulla sua scia, a
Liegi uscì Grand Cœur, settimanale
confessionale voluto dal vescovo che affidò a Charles Gilbert il compito di creare una rivista educativa.
2)
lo stile “disegno animato” che comprende Wrill,
Spirou-Robbedoes e De Kleine Zondagsvriend, cosiddetto
per la provenienza di molti autori dagli studi di cartoni animati. A Liegi
l’editore Gordinne era noto per una
produzione molto colorata, destinata all’infanzia. La sua società gemella Chagor aveva provato a sfondare nel campo
dei disegni animati sotto la direzione di Albert
Fromenteau, che aveva creato il personaggio di Wrill. Alla liberazione ci fu il
fallimento delle produzioni dei cartoni animati, in quanto poco remunerativi,
per cui l’editore utilizzò materiale recuperato dagli studi di disegni animati.
Per cui diede alle stampe prima il settimanale Wrill e poi Cap’Taine Sabord,
che insieme raggiunsero le centomila copie! Fromenteau fece ricorso ad autori francesi, fra cui Pinchon, il creatore di Bécassine, e il prolifico Etienne Le Rallic, che disegno Bernard
Chamblet, una serie bellica, e uno sconosciuto Marleb, pseudonimo di Jacques
Martin. Nel 1949 l’editore chiuse l’esperienza dei fumetti ritornando alla
sua vecchia produzione, il libro per l’infanzia, lasciando il campo a Spirou e Tintin.
Con
la ripresa de Le Journal Spirou, è
notorio che nel 1946, in seguito alla chiusura dello studio per disegni animati
Compagnie Belge d’Actualités (CBA)
di Paul Nagant, alcuni giovani entusiasti
disegnatori (Pierre Culliford, detto
Peyo, Maurice de Bévère, detto Morris,
André Franquin e Eddy Paape) decisero di disegnare BD
per l’editore Dupuis. Nella
redazione conobbero Jijé, di cui
divennero amici e da cui furono ospitati nell’abitazione di Waterloo,
trasformata in una sorta di atelier per artisti. Il buon Jijé, impegnato con un lungo racconto religioso intitolato Emmanuel,
distribuì i personaggi da lui disegnati: Franquin
ereditò Spirou
et Fantasio e Paape Valhardi.
Sull’almanacco di Spirou del 1946 Morris
propose una storia umoristica western, il cui protagonista si chiamava Lucky Luke,
il cow boy oggi divenuto celebre in tutto il mondo, mentre Peyo riprese il personaggio medievale di Johann, da lui disegnato in
precedenza sul quotidiano bruxellese La Derniére
Heure. Allo staff si unirono anche il soggettista Jean-Michel Charlier e Victor
Hubinon, che contribuirono enormemente al successo del settimanale stampato
a Marcinelle, grazie anche alle avventure del pilota Buck Danny.
Anche
ad Anversa fallì l’esperienza dei cartoni animati per cui Ray Goossens, con i due colleghi Jules Luyckx e Bob De Moor,
decise di lanciare nel maggio 1945 il settimanale De Kleine Zondagsvriene o più brevemente KZV. Dapprima supplemento del quotidiano Zondagvriene, poi la rivista divenne a se stante fino al 1956. Si
ricorda solo perché De Moor disegnò Bart De Scheepsjongen (Bart il mozzo), precursore di Cori le moussaillon. Goossens raggiunse poi gli studios
della Belvision per dedicarsi ai
cartoni animati.
3)
lo stile “pub”, cosiddetto per Guy
Depière e gli autori provenienti dal suo atelier pubblicitario, comprende Bimbo, Héroïc-Album. Depiére utilizzò i giovani creativi che
lavoravano nel suo studio a Liegi per pubblicare il settimanale Bimbo. Nel 1945 a Bruxelles uscì Héroïc-Album,
settimanale fra i più innovativi, di Fernand
Cheneval che aveva rilevato la struttura di Bimbo; in ogni numero c’era una storia completa di 12 pagine con un
personaggio diverso, ognuno disegnato da un giovane autore che avrebbe dato
lustro al fumetto franco-belga: Maurice
Tillieux, Albert Weinberg, Michel “Greg” Régnier, Fred Funcken, Jean “Jidéhem” de Maesmaker, François
Craenhals.
Lo stile “pub” si basava su trame scritte in piena libertà dagli
autori, caratterizzate da azione veloce e dialoghi moderni, fattori che assicurarono
il successo e provocarono il divieto di vendita da parte della censura in
Francia, causando la prematura fine della pubblicazione, oggi molto ricercat
dai collezionisti.
Molti
di quegli autori disegnavano alla maniera di Hergé, come nel caso di Tillieux
con il suo Bob
Bang. Oggi le storie contenute in quegli albi, molto ricercati dai
collezionisti, sono state recentemente riprodotte in alcuni volumi integrali.
5)
il gruppo dei supplementi dei quotidiani comprende Ons Volkske e ‘t Kapoentje.
Dopo
l’interruzione per il conflitto mondiale, Ons
Volkske (Il Nostro Piccolo Mondo) ritornò nelle edicole, affidato al
disegnatore fiammingo Marc Sleen (Néro); si
trasformò nel supplemento del quotidiano De
Standard, presentando fumetti di Willy
Vandersteen, Bob De Moor, Tibet e André-Paul Duchâteau, tutti entrati in seguito a far parte del
settimanale Tintin.
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