mercoledì 8 novembre 2017

Blake, Mortimer e la camera di Horus


Quale è il monumento più spettacolare e misterioso dell’antichità pervenuto fino a noi? Facile da rispondere: la Grande Piramide nella piana di Giza al Cairo, costruita da Knum-Khufu, faraone della Quarta Dinastia, anche se preferiamo chiamarlo con il nome ellenistico di Cheope.


È il simbolo universale dell’antico e moderno Egitto, un poco come la statua della Libertà per gli USA o la Torre Eiffel per la Francia.


Il monumento non ha mai cessato di destare interesse, curiosità e ammirazione per la sua imponenza, per l’età e i metodi di costruzione, che rimangono un mistero, ancora non ben chiarito. E questo ne amplifica ancor di più il suo fascino.


E quale è il racconto a fumetti che la vostra mente associa alla suddetta piramide? Anche qui la risposta è facile: Il Mistero della Grande Piramide, l’immortale capolavoro creato da E. P. Jacobs.


Più volte abbiamo parlato di questa bedé, vero thriller poliziesco-archeologico che si svolge in terra d’Egitto. Impossibile descrivere l’impatto su chi scrive causato dalla prima lettura della suddetta bedé, tradotta sui nn.8 e 9 del lontano 1964 nella collana dei Classici Audacia della Mondadori.


Il fascino della descrizione del Cairo, del Museo Archeologico e della Piramide con la sua camera segreta di Horus, fatti da Jacobs rappresentano una vetta irraggiungibile da qualsiasi altro racconto sull’Egitto, e, come ben sanno tutti i bedefili, sono innumerevoli le bedè sull’argomento Egitto e/o egittologia. Ne abbiamo già scritto in alcuni post nel passato.

  
Orbene, da decenni gli archeologi di tutto il mondo cercano stanze segrete nel maestoso monumento, oltre le tre già scoperte, quella del Re, quella della Regina e quella sotterranea. Le stanze sono tutte con un proprio ingresso, con orientamento nord-sud, una sopra all'altra e collegate da corridoi,


il più lungo dei quali (la Grande Galleria) è 47 metri.


Ora, nel cuore del monumento, è stata scoperta una camera grazie a una nuova tecnologia, i muoni, particelle elementari che vengono generate dai raggi cosmici (di più non chiedete, non sapremmo dire, eventualmente per approfondimenti scientifici andate a consultare l’articolo pubblicato sulla rivista Nature).


Le misurazioni esterne sono riuscite a rilevare una cavità di 30 metri di lunghezza, situata sopra la Grande Galleria e a 21 metri di altezza dal livello del suolo.


Per gli studiosi di tutto il mondo si tratta di una scoperta sensazionale, ma per chi, come noi, ha letto l’opera di Jacobs, si tratta di una conferma della sua intuizione, riversata dall’autore belga, nel secondo episodio di Blake et Mortimer, Le Mystére de la Grande Pyramide composto da due parti, Le Papyrus de Manethone e La Chambre d’Horus, pubblicati a puntate sul settimanale belga Tintin dal 1950 al 1952.


La trama è ben nota e non è il caso di parlarne, diremo solo che il perno dell’affascinante racconto è la scoperta di una camera segreta all’interno della piramide, contenente i tesori del faraone eretico Akhenaton.


Fino a ora si trattava di un’affascinante ipotesi jacobsiana, quella di una stanza segreta nota solo a iniziati, ora c’è un substrato di realtà! C’è una cavità. Che sia una camera? Per ora non si sa.


Potrebbe anche non esserlo, ma questo non inficia minimamente l’ammirazione di noi bedefili per l’artista, anzi dimostra il suo grande intuito e l’attualità delle sue previsioni.


Andate a rileggere per l’ennesima volta il racconto in terra egizia dei nostri due eroi, ne rimarrete ancora una volta affascinati dal senso di mistero, dalla perfetta costruzione dell’intrigo, dal profumo di esotismo per una terra ricchissima di tesori archeologici retaggio di una civiltà complessa e tutto sommato misteriosa, oggetto di ricerche senza sosta e le cui meraviglie tutti i maggiori musei del mondo fanno a gara per avere.





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