Il magico mondo di Willy Vandersteen – parte terza
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Nel
1945, Willy Vandersteen disegna con
il suo abituale stile caricaturale una storiella intitolata Suske en Wiske: si tratta di un fratello, giovane
boxeur in piena ascesa, con ciuffo biondo e pantaloni da golf, e di una
sorella. L’autore presenta le tavole al direttore del quotidiano De Nieuwe Standaard, Maurits De Meyer, il quale, a sua
volta, chiede consiglio al disegnatore politico, Marcel Neels, colui che diverrà famoso come Marc Sleen. Neels rimane impressionato dal disegno ma ritiene Suske troppo simile a Tintin.
Qualche
mese dopo, alla fine della guerra, però, decidono di pubblicare l’episodio cambiando,
all’insaputa dell’autore, il titolo in Rikki en Wiske.
Poi
Rikki sparisce nell’episodio
successivo, subito sostituito dal trovatello Suske, per cui questo racconto diventa il primo effettivo della lunghissima
e ininterrotta, fino a oggi, saga di Suske en Wiske, diminuitivi fiamminghi dei nomi
Francesco e Luisa. I due protagonisti sono bambini di 6-8 anni circa, curiosi,
audaci e generosi, legati da imperitura e affettuosa amicizia.
Wiske è una bambina con un volto nei primissimi episodi a forma di pera, poi ovale, con capelli tirati a cipolla sulla testa, tenuti da un fiocco rosso, con un perenne abito bianco a maniche lunghe e linea rossa sulla gonna; dotata di un carattere forte e indipendente sa fronteggiare gli adulti dicendo loro quel che pensa; è molto attaccata alla sua bambolina di pezza di nome Schanulleke (una specie di coperta di Linus),
Dal
momento che i due personaggi, concepiti per piacere ai più piccoli, sono
pubblicati su un quotidiano d’informazione, Vandersteen costruisce attorno a loro una famiglia “sui generis”, per
coinvolgere anche gli adulti ed evitare quelle critiche che sono state rivolte
a Hergé per il suo Tintin
“senza famiglia”.
Fin
dall’inizio c’è la tenace e segaligna tante
Sidonie (poi Sidonia), celibe e segretamente
innamorata di Lambik, la quale rappresenta
l’autorità parenterale e l’istinto materno.
Dal
secondo episodio appare il prof. Barabas,
archetipo dello scienziato distratto e fra le nuvole, simile al prof. Tornasole, i cui favolosi
marchingegni sono spesso all’origine delle avventure dei protagonisti.
Nel
terzo episodio entra in scena il gaffeur
Lambik, il cui nome è ispirato da una birra prodotta in un birrificio
vicino casa dell’autore.
Lambik racchiude in sé tutte le qualità e le debolezze dell’essere umano tanto da diventare un protagonista molto popolare, alla pari dei due ragazzini, come avenuto con Haddock in Tintin.
Infine,
dal 1952 arriva Jerom, fortissimo e
imperturbabile uomo preistorico che si esprime con un linguaggio laconico e che
rappresenta il superuomo, o meglio una sua parodia.
Il
gruppo viaggia spesso nel tempo grazie al Telétemps, una macchina del tempo
costruita dal professore, una trovata che permette all’autore di ampliare gli
argomenti trattati nei 282 episodi usciti fino a oggi, inviando i protagonisti
nel passato e nel futuro, coinvolgendo nelle trame anche celebri personaggi storici.
I
due personaggi e l’autore sono stati protagonisti di una querelle simile a
quella che nel 1913 ha opposto il New
York Journal di Randolph Hearst
al World di Joseph Pulitzer per
assicurarsi l’esclusività dei Katzenjammer Kids di Rudolph Dirks. Infatti, alla Liberazione, mentre il padrone del
vecchio Staandard non riesce a
ottenere subito il permesso per stampare il vecchio quotidiano, due industriali
ne stampano un altro con il titolo De
Nieuwe Staandard, dove vedono la luce Suske en Wiske.
Nel
1947 ritorna nelle edicole il vero Staandard,
costringendo il concorrente a cambiare il titolo in De Nieuwe Gids. A quel punto la redazione dello Staandard fa un’allettante
proposta a Vandersteen, il quale lascia
il Gids per andare al giornale
rivale, portandosi dietro circa 20.000 abbonati desiderosi solo di leggere le
avventure dei due bambini!
Direttamente
ispirato dalla letteratura popolare, Vandersteeen
ha sviluppato un disegno caricaturale che lascia ampio spazio alla narrazione,
infarcita da molta azione e da intrighi prolissi, con un sottofondo umoristico a
base di scherzi, esagerazioni e nonsense. un buon narratore e sa intuire quello
che il pubblico desidera leggere, per evadere dai problemi quotidiani. A lui
non interessa di scrivere storie credibili, perché, diversamente da Hergé, si diletta prima di tutto a
realizzare storie divertenti per sé e poi per il pubblico.
Molti
critici lo accusano di avere scritto trame puerili con disegni caricaturali, sopratutto
dopo il periodo tintiniano, che tratteremo in seguito. In realtà l’accusa non
regge o, meglio, regge fino a un certo punto. Esiste, infatti, anche un secondo
livello di lettura per i continui agganci all’attualità delle Fiandre e alle
mode del tempo, non sempre apprezzabili nelle traduzioni in altre lingue. Per
esempio, nell’undicesimo episodio De stalen bloempot/Le pot aux roses (1950),
l’autore fa riferimento alla Question
Royal, per il ritorno della monarchia dopo la fine del conflitto, ritorno
contrastato da molti e finito con l’abdicazione di Leopoldo III in favore del
figlio Baldovino.
Dal
1987 esce De Vrolijke Versus,
acronimo dell’associazione VEReniging en SUSke
en Wiske, un trimestrale che ha raggiunto i 125 numeri, dedicato
all’universo creato da Willy Vandersteen, pubblicato dal Suske en Wiske De Fameuze Fanclub.
Dal
2008 esce anche Le Monde Magique de
Willy Vandersteen, rivista
giunta al nono numero, edita dal club francofono dei fan di Bob et Bobette,
uscita per quattro numeri con il titolo Le
petit monde de Willy Vandersteen. Le suddette riviste, insieme a numerosi
siti dedicati al celebre autore fiammingo, danno un’idea sulla sua popolarità
in Belgio, Olanda, Germania e Francia.
In Italia un episodio di Bob e Bobette è stato pubblicato sul settimanale Tintin della Vallardi nei lontani 1955-1956 e sei albi dalla De Agostini nel 1977.
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