CP : Sono nato a
Bruxelles. Quando avevo 15 anni, ho iniziato a frequentare i corsi serali di
bande dessinée organizzati dalla scuola d'arte di Saint-Luc, e, sette anni dopo,
mi sono diplomato. Ho fatto qualche piccola cosa nei fumetti indipendenti senza
però mai riuscire ad entrare in progetti importanti con gli editori più grandi.
Così sono stato costretto a fare ogni tipo di mestiere pur di tirare avanti.
Nel 2010, in un momento in cui ero sfiduciato e senza progetti, Frédéric Mangé mi ha contattato perché stava
lanciando una nuova collana sul tema automobilistico per la Glénat. E così dopo
vent’anni, durante i quali ho sperato di diventare un disegnatore di fumetti,
sono riuscito finalmente a realizzare il mio sogno, proprio quando ero ad un
passo dal rinunciare.
Quali sono state le tue letture giovanili e quali sono stati gli autori di fumetto che hanno, all’inizio, influenzato il tuo stile?
CP : Sono cresciuto leggendo il settimanale Spirou, poi, negli Anni Ottanta, sono passato a riviste come (A suivre) e Métal Hurlant, anche se questo non si percepisce affatto nel mio lavoro. Hugo Pratt, Tardi, Moebius, Serge Clerc, e più tardi, Matthias Schultheiss, Breccia, Bézian hanno rappresentato per me una fonte d’ispirazione determinante. Devo dire che sono più sensibile allo stile di disegnatori o pittori americani del IXX° secolo come Alfons Mucha, Félicien Rops e Fernand Khnopff che non al fumetto franco-belga realistico, anche se poi è quest’ultimo lo stile che ha contraddistinto il mio percorso artistico. Ricordo che ricopiavo tutte le «pin-up» che si trovavano nelle strisce giornaliere dei fumetti americani come Rip Kirby. Tra gli autori più recenti mi piace Frederic Peeters, anche (e soprattutto) perché è molto differente da quello che faccio io.
CP : Ho sempre amato le auto e il motorismo in
generale. Quando ero un bambino, non facevo altro che disegnare automobili e
motociclette dappertutto e per tutto il giorno. Purtroppo, però, alla fine
degli Anni '70, i fumetti sulle auto sono diventati démodé e si sono affermati altri
generi. Solo recentemente, la nostalgia per le auto d’epoca ha risvegliato un certo
interesse. Da parte mia, devo dire che ho sempre amato il disegno delle automobili
e non ho ripreso a farlo solo perché tornavano di moda, ho continuato
testardamente anche quando nessun editore era interessato. Le auto fanno parte
della mia cultura e per me sarebbe illogico cimentarmi in storie con cavalli o
barche a vela.
Come è iniziata la tua collaborazione con lo Studio Graton?
CP : Nella maniera più semplice del mondo. Ero in cerca di lavoro e, un giorno, hanno pubblicato sul giornale un annuncio che diceva che la Graton Editeur era alla ricerca di disegnatori che lavorassero con lo stesso stile di Jean Graton. Non avevo mai provato, ma mi sono detto che non sarebbe stato più difficile di qualsiasi cosa avessi fatto prima e, essendo un fan di Michel Vaillant, mi sembrava logico tentare. Ho iniziato come freelance, con piccoli dettagli e ritocchi. Ma, a poco a poco, Jean Graton si stava ritirando e ho avuto l’opportunità di intervenire con incarichi maggiori. Per lavorare al restauro delle tavole che sono state rieditate negli «integrali» della Lombard, ho, poi, lasciato il mio lavoro come grafico e ho abbandonato tutti i miei progetti personali.
Come e
quando è nato il progetto Harry Octane?
CP : Come ti
dicevo, la Glénat mi aveva contattato per la collezione Plein Gaz per inserirmi su Chapman, il progetto principale. Dopo
aver disegnato delle tavole, mi sono reso conto che avrei preferito realizzare
qualche cosa che non fosse così classico e rigido come pretendeva la serie
dedicata al patron della Lotus. Inoltre non ero entusiasta del fatto che si
lavorasse in team, le tavole mancavano di una forte identità grafica. Così a
Fred Mangé, il direttore editoriale della collana, ho proposto un altro
progetto basato sulle “muscle cars”, le auto di grossa cilindrata che andavano
in voga negli Stati Uniti negli Anni ’60. Una serie più scanzonata rispetto a
quella troppo seriosa di Chapman. Il mio progetto piacque alla Glénat e iniziai
il lavoro.
CP : Abbiamo
appena finito un album su Ayrton Senna, che sarà presto pubblicato anche
in Italia dall'Editoriale Cosmo. Poi, abbiamo ancora dei progetti per la collana Plein Gaz, incentrati, principalmente, sulle
gare “endurance” degli Anni '60. Spero di trovare il tempo e l'energia per
sviluppare altri progetti anche senza lo sport automobilistico, qualcosa più
orientato verso il romanzo grafico, che si possa realizzare con tranquillità e
piacere, senza avere l’incubo di sapere se sarà distribuito o meno.
Quali
sono i tuoi hobby?
CP : Il mio
mestiere non mi lascia troppo tempo libero, tuttavia questo lavoro è un po’ un
hobby perché ho la fortuna di fare quello che mi piace. Ascolto molta musica e
la sera cerco di guardare qualche film per rigenerare la mente. Dal momento che
non ho i mezzi finanziari per collezionare auto sportive, faccio lunghi viaggi
in moto. L'anno
scorso ho attraversato il Belgio, il Lussemburgo, la Germania e la Svizzera per
finire all’Autodromo di Monza per assistere alla gara di Superbike. Approfitto
degli inviti a manifestazioni fumettistiche organizzati da festival e librerie per
cavalcare la moto, amo i lunghi momenti di riflessione che i viaggi mi
concedono.
Cronologia di Christian Papazoglakis
Les bijoux de famille (Les Requins Marteaux)
di Nikola
Witko (t) e Christian Papazoglakis (d)
1 - Les bijoux de famille (2001)
2 - Slots (2002)
Con lo
studio Graton dal 2003 al 2007
Michel Vaillant e Michel Vaillant –
Dossiers
La Station indienne
(Graton 2007)
di Christian
Papazoglakis (t/d)
Chapman (Glénat)
di Denis Bernard (t) e, Robert Paquet,
Christian Papazoglakis e Nedzad Kamenica (d)
1 - Les Premières Victoires (2012)
di Denis Bernard, Robert Paquet, Nedzad Kamenica (t) e Christian Papazoglakis
(d)
2 - Les années sang et or (2013)
3 - Splendeur et drames (2013)
Harry Octane (Glénat)
di Christian
Papazoglakis (t/d)
1 - Transam (2012)
2 - Virage mystique (2013)
Alpine (Glénat)
di Denis Bernard (t) e Christian Papazoglakis
(d)
Le sang bleu
(2014)
Ayrton Senna (Glénat)
di Lionel Froissart (t) Robert
Paquet e Christian Papazoglakis (d)
Histoires d'un mythe (2014)
In Italia
sono state finora pubblicate solo le
storie di Michel Vaillant e, a fine mese, la biografia di Ayrton Senna
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