La popolarità dei personaggi franco-belgi a fumetti nei paesi francofoni ha permeato la loro vita e la loro cultura in una maniera assolutamente straordinaria e, per certi versi, inconcepibile per noi italiani. Innumerevoli gli omaggi dedicati agli eroi delle BD, fra cui i protagonisti della serie culto Blake et Mortimer di Edgar Pierre Jacobs: oltre a un murale, un nome di strada, merchandising di vario genere e cartoni animati c’è anche la cover di un disco 33 giri dei Telex, un gruppo brussellese ancora in attività dal 1978, le cui canzoni spaziano dal synth pop all’electro e al techno, che dedica una canzone, intitolata Colonel Orlik ha ha ha!, contenuta nel lato A del disco, al cattivo creato da Jacobs.
Il
disco si intitola More than distance
ed è del 1980; le illustrazioni che campeggiano nel fronte e nel retro della
cover sono firmate da Ever Meulen e sono un omaggio a E. P. Jacobs, come specificato sul
retro.
Sul
davanti è presente un’immagine in cui Nazir,
il fedele servo di Blake e Mortimer, si accorge in un aeroporto della
presenza del colonnello Olrik,
intento a leggere un quotidiano.
Nella
prima Nazir si chiede cosa ci faccia
il cattivo sulla copertina di un disco di un gruppo pop, per cui decide di
avvertire non i suoi due usuali padroni, bensì sahib Jacobs!
Nella
seconda il servo compone il numero segreto
del “famoso artista belga di fumetti Jacobs”
(testuale).
Nella
terza si vedono Mortimer
seduto che fuma la pipa, Blake con un modellino dell’Espadon fra le mani e Jacobs che al telefono risponde di essere a
conoscenza del fatto e di essere anzi curioso di ascoltare la canzone su Olrik.
Eh
si, siamo nel pieno di quelle atmosfere care alla nuova Ligne Claire in cui gli autori si divertono a intrecciare realtà e fiction in maniera surreale,
illusoria, cosa che non deve stupire più di tanto visto che siamo nel paese che
ha dato i natali a Jan van Eyck e René Magritte.
L’illustratore
belga Ever Meulen, al secolo Eddy Vermeulen, nato a Kuurne nel 1946,
in realtà ha pubblicato poche tavole a fumetti, pur essendo stato molto
influenzato dalle classiche BD belghe, come facilmente rilevabile nelle sue
opere.
Il
suo è uno stile grafico originale in cui forme, musica, architettura e carrozzerie
di automobili, in particolare quelle statunitensi degli anni ‘40-’60, da lui
illustrate si innestano in una miscela di Ligne
Claire della Scuola di Bruxelles
e di stile Atomium della scuola di
Marcinelle. Il tutto è rivisitato in una maniera caricaturale e surreale alla Joost Swarte e alla Ted Benoit, altri illustri capofila
della nuova Ligne Claire.
La
prima influenza fumettistica risale al 1960, quando riceve da sua madre la
prima BD, La
grande Sfida di Jean Graton,
primo esaltante episodio di Michel Vaillant, che sviluppa il suo amore per le
auto e lo spinge a disegnare tavole sull’argomento. Poi lo stile realista alla Graton è sostituito da quello
umoristico alla Franquin.
L’ingresso
alla scuola di Belle Arti Saint-Luc, autentica fucina per generazioni di
artisti del fumetto belga, gli apre le porte della notorietà in ambito locale. Nel
1967 visita la Swinging London dei
Beatles e della Pop Art subendo il fascino delle avanguardie artistiche
dell’epoca. Tre anni dopo inizia a collaborare per le riviste Humo e Mimo.
Due
anni dopo incontra Joost Swarte che
cerca collaboratori per la sua rivista Modern
Papier e lo coinvolge in Cocktail Comix, raccolta di BD diretta dal
medesimo Swaarte.
Nel
1974 collabora con la rivista Tante Leny
Presenteer e successivamente anche con Métal
Hurlant.
I
suoi lavori pubblicitari, le serigrafie, i disegni a sfondo musicale ottengono
un grande successo di pubblico.
Nel
1987 esce il volume Feu Vert per i
tipi di Futuropolis, dedicato alla
sua produzione.
Ha
esposto le sue opere a New York (invitato da Art Spiegelman), Parigi, Bruxelles, Amsterdam, Londra e Angouleme.
4 commenti:
Ric Roland, Trappola a Le Havre, penultima pagina, prima vignetta ultima fila. Stanza del bambino Marc, lampadario infantile in primo piano con sagome di animali, chi? Si, sembrano proprio loro, Mignolino e Clorofilla di Macherot. Devo dire che mi sto divertendo a tentare di scovare questi piccoli omaggi di Tibet ai suoi colleghi disseminati nei suoi racconti!
In questi giorni sotto l'ombrellone ho riletto IL MISTERO DELLA GRANDE PIRAMIDE.
Riprendo un argomento già pubblicato sul blog: È incredibile la cura quasi perfetta di Jacobs per i particolari. Purtroppo solo i lettori di una certa età (come la mia) possono apprezzarla.
Ne segnalo qualcuno, ricordando che siamo in Egitto nel 1950, che la televisione quasi non esisteva, il turismo era riservato a pochi e, ovviamente, internet era una parola sconosciuta nel mondo.
I funzionari egiziani portano il fez, copricapo ufficiale, retaggio del governo ottomano. La compagnia aerea inglese che trasporta Mortimer è correttamente la BOAC, perché la BEA assicurava i voli europei (molti anni dopo insieme daranno origine alla British Airways). I fellah negli scavi di Giza indossano la lunga tunica, tipica dei contadini arabi. L unica immagine fino a oggi conosciuta di Cheope è quella di una statuetta di pochi centimetri conservata al Museo del Cairo. E potrei continuare...
Con questa precisione Jacobs garantiva al lettore non solo disegni e sceneggiature avvincenti e di grande qualità, ma anche contenuti credibili.
Naturalmente quello che impressiona di più è la ricerca di rendere credibile il tema fantascientifico o avventuroso trattato.
Per esempio, non ricordo se è di Blake e Mortimer quell'episodio dove si vedono delle scritte in una lingua semplificata parlata nel futuro.
La precisione con cui Jacobs rappresenta il mal tempo in Sos Meteore fa venire i brividi. Ogni tanto rileggo l'episodio, soprattutto la prima parte, e l'effetto è sempre suggestivo. Da qualche parte ho letto che anche Sclavi rilegge questa parte per gli stessi motivi.
Purtroppo gli episodi post Jacobs sono veramente scarsi. Li leggo solo per affezione nei confronti dei personaggi.
Ma diciamo che è scarso tutto il fumetto contemporaneo, fin troppo "televisivo".
Se t'interessa una conferma, le scritte sono ne La Diabolica Trappola (tomo 8 della serie), una storia particolarmente angosciosa (forse quella in cui la visione di Jacobs tocca il fondo del pessimismo).
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