sabato 11 ottobre 2014

Go West, l’avventura umana della conquista dell’ovest


Agli inizi degli anni ’70, la redazione di Tintin decide di cambiare la pubblicazione dei racconti a fumetti sostituendo le “canoniche” due pagine con capitoli (8-10 capitoli) con numero variabile di pagine (4-8 pagine); questo per accontentare un pubblico di lettori non più disponibile a leggere 2 tavole a settimana per conoscere la fine di una storia.


Una delle prime storie  pubblicate in questa nuova modalità è Go West di Greg e Derib.
Linea Chiara, divisione editoriale della RW-Lion, che insieme a Nona Arte sta conquistando una fetta del pubblico italiano con i volumi dedicati alle integrali dei migliori personaggi della BD, ha pubblicato in un unico volume l’integrale di questa breve serie.


L’azione inizia a New York, nel 1886. Una crisi economica spinge i cittadini ad abbandonare il civile Est per andare a cercare fortuna verso l’Ovest selvaggio, affrontando la Wilderness con tutti i suoi pericoli. E questo decide di fare Barnaby Bumper, padre di due figli in cerca di lavoro. Durante il viaggio verso la California, incontra tanti personaggi che si uniscono a lui: in effetti Barnaby non è il protagonista principale del racconto, perché lo sono tutti i personaggi, che arricchiscono la trama.


Greg, poliedrico sceneggiatore e disegnatore belga, all’epoca redattore capo del settimanale Tintin, è riuscito a creare una storia interessante sulla conquista del West dosando perfettamente eventi storici realmente accaduti con un punto di vista ottimistico venato di umorismo. I protagonisti ci sono tutti: pionieri, desperados, cercatori d’oro, cittadini, indiani, schiavi di colore, cavalleria degli Stati Uniti.


Sul disegnatore svizzero Claude de Ribapierre, più noto come Derib, il discorso è più articolato.
A 20 anni entra nello studio di Peyo, partecipando alla realizzazione dell’episodio Le Schtroumpfissime; nel 1966 disegna il medioevale Arnaud de Casteloup su soggetti di Charles Jadoul mentre su testi di Maurice Rosy crea l’umoristico Attila, un cane parlante agente del controspionaggio elevetico. L’anno successivo incontra in Svizzera André Jobim, in arte Job, con cui inizia un lungo sodalizio creando prima Les aventures de Pythagore, un gufo, e poi le straordinarie avventure di Yakary, un piccolo indiano che parla con gli animali, un bestseller tradotto oggi su Il Giornalino.


Nel 1971 inizia la collaborazione sul settimanale Tintin con Go West e prosegue con il trapper Buddy Longway, personaggio fra i più noti. Dieci anni dopo pubblica Celui-qui-est-né-deux-fois, una trilogia realistica sulla cultura dei nativi americani seguita dalla quadrilogia Red Road, che si volge ai giorni nostri, ambedue ancora inedite in Italia.
Poi si dedica a one-shots su argomenti di scottante interesse sociale: Jo (1991) sul pericolo dell’AIDS per gli adolescenti, Pour toi, Sandra (1996) sullo sfruttamento sessuale giovanile, Dérapages (2010), sulla prevenzione della prostituzione.


In Go West, come del resto in Yakary, l’autore utilizza un disegno semi umoristico che rende più gradevole la lettura.
In tutta la sua opera ha dimostrato grande ammirazione per i nativi americani, da lui sempre esaltati contro la civiltà dei bianchi, e rispetto per gli animali, con preferenza per i cavalli: molto belle alcune tavole con animali in Celui-qui-est-né-deux-fois.



Rappresenta il quarto nome di rilievo del Nouveau western franco-belga dopo Jijé, Giraud e Hermann. E che fosse tenuto in gran conto da Jijé è dimostrato dalla sua presenza nei panni del barone elvetico Klaus von Rischönstein nell’episodio di Jerry Spring - Le grand calumet (1977).


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