venerdì 23 settembre 2016

Jean-Christophe Thibert


Pour l’amour de l’art

Intervistiamo oggi, Jean-Christophe Thibert, il bravissimo autore francese della serie Kaplan & Masson. 





Ciao Jean-Christophe! Ti facciamo i nostri complimenti, il nuovo volume di Kaplan & Masson: Il faut sauver Hitler, ambientato in Italia, è davvero molto bello. Grazie per aver accettato questa intervista. Potresti, per iniziare, raccontarci come e quando ti sei avvicinato al mondo dei fumetti?

JCT: Ho conosciuto il fumetto prima ancora di saper leggere. Per quello che posso ricordare, mi divertivo con i disegni di Uderzo nelle storie di Astérix e con quelli di Hergé nelle avventure di Tintin. Ho imparato a leggere molto presto perché ero particolarmente geloso di mio fratello maggiore che era completamente rapito dalla lettura degli album a fumetti che i miei genitori acquistavano. Anche io volevo a tutti i costi raggiungere il paradiso della lettura.



Quali sono stati gli autori di fumetto che sono stati i tuoi punti di riferimento quando hai iniziato la carriera e che pensi possano aver influenzato il tuo stile di disegno e il tuo modo di raccontare una storia a fumetti?

JCT: Uderzo, Franquin e Hergé sono stati i miei maestri, tutti e tre, a loro modo, hanno il genio del movimento, del dinamismo e del ritmo. I tratti virtuosi di Franquin e Uderzo hanno un impulso quasi musicale, una sorta di swing grafico. Ogni loro personaggio, poi, è un vero e proprio attore. È un compito estremamente difficile fare di un personaggio dei fumetti un commediante di talento, perfettamente inserito nel suo ruolo.



Parlaci del tuo stile grafico, quando e perché hai scelto la «linea chiara»?

JCT: Lo stile «ligne claire» è venuto naturale non appena ho capito che il dinamismo e il movimento erano l’obiettivo che cercavo per il mio stile grafico. Questo è un esercizio essenziale, nel mio lavoro, tutto deve essere al servizio della fluidità e dell’azione.
Giocando sullo spessore del tratto, spesso o sottile, si riesce a variare la velocità al movimento oppure si riesce a dosare la fluidità o la pesantezza come, ad esempio, la materia degli indumenti dei personaggi.



Come è iniziata la tua collaborazione con lo sceneggiatore Didier Convard e come sono nati i personaggi Kaplan & Masson?

JCT: Didier Convard voleva creare una serie "Blake e Mortimer" alla francese. All’epoca, lui era il mio direttore editoriale, e, quando gli venne l’idea, pensò subito a me per la realizzazione grafica del progetto. La preparazione di Kaplan & Masson, è partita subito con grande entusiasmo e in una atmosfera di serena amicizia. Le cose sono, in seguito, un po’ cambiate...



Perché si è pensato di ambientare il fumetto negli Anni Cinquanta?

JCT: Il periodo della Guerra Fredda mi ha sempre appassionato. Quest’epoca è avvolta da un'atmosfera surreale che è un strana mescolanza e quasi antagonista di spensieratezza e angosciante tensione. La gente vuole vivere intensamente la pace ritrovata ma la minaccia di un nuovo conflitto nucleare fa parte del quotidiano.


Perché, in seguito, hai deciso di scriverti da solo le sceneggiature di Kaplan & Masson?

JCT: Nelle storie volevo più azione, commedia e umorismo. Mi sembrava necessario che i dialoghi fossero al tempo stesso più leggeri e divertenti. In questo modo la storia avrebbe guadagnato in scioltezza e naturalezza. Volevo coinvolgere il lettore in una corsa sfrenata e non volevo appesantire il racconto con la solita verbosità di dialogo che caratterizza alcuni fumetti «linea chiara».


Noi sappiamo che tu ami molto l’Italia, per quali ragioni?

JCT: Non voglio rispondere come un dépliant turistico, ma devo dire che il vostro è un paese di una bellezza e una cultura infinita. Ho amato appassionatamente l’Italia ancora prima di averci messo piede. In maniera particolarmente adoro il cinema e la letteratura. Trasportato da entusiasmo artistico, di getto mi vengono i nomi di Giorgio Bassani, Alberto Moravia, Leonardo Sciascia, Vitaliano Brancati, Piero Chiara, Giuseppe Tomasi di Lampedusa, Dino Buzzati, Vincenzo Consolo, Luigi Pirandello e tanti altri che mi capita di scoprire di giorno in giorno.




Hai fatto i nomi di grandi autori della letteratura italiana, in campo fumettistico quali sono gli artisti che apprezzi di più?

JCT: I ragazzi della mia generazione sono cresciuti guardando la sera alla televisione francese La Linea del geniale Osvaldo Cavandoli. Poi ho scoperto Raphaël Carlo Marcello sul settimanale Pif Gadget e sul mensile Histoire de France en bande dessinée, dove c’erano anche Ferdinando Tacconi, Sergio Toppi e l'immenso Dino Battaglia. Questi autori mi hanno incredibilmente impressionato.


Quali lavori sono custoditi nel tuo cassetto?

JCT: Sto lavorando, testi e disegni, a La section fantôme, una nuova serie che ha molti punti in comune con Kaplan & Masson. I primi tre episodi sono già stati sceneggiati.


Quali sono i tuoi principali interessi oltre al fumetto?

JCT: Sono un grande appassionato della letteratura italiana, francese e russa ...

Merci, Jean-Christophe!!




Gli album di Jean-Christophe Thibert
(tutti ancora inediti in Italia)

Le Marteau des Sorcières edizioni Glénat
testi di Siro e disegni di Thibert


1 - Warul (2003)


2 - Man Aces Cemjk (2007)


Kaplan & Masson edizioni Glénat
testi di Convard  e disegni di Thibert


1 - La théorie du chaos (2009)

testi e disegni di Thibert



2 - Il faut sauver Hitler (2016)

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