venerdì 27 dicembre 2019

Taccuini d'Oriente



Una bella serie mai pubblicata in Italia è Carnets d’Orient dove l’autore, Jacques Ferrandez, racconta la storia della sua terra natale, l’Algeria.


Di questa saga in dieci volumi ne parleremo prossimamente, oggi vogliamo invece presentarvi una sorta di spin-off, ovvero i cinque taccuini da lui realizzati a partire dalla metà degli anni 90 come diario di viaggio ed eventuale materiale di studio per le sue storie.


Alcuni di questi taccuini acquistano oggi una particolare rilevanza perché descrivono terre in questi anni devastate da guerre civili che hanno in parte distrutto le antiche bellezze di luoghi natali dell’umanità.


Il primo carnet è dedicato alla Siria. Nell’ottobre del 1998 Ferrandez, invitato in Libano trova il tempo di fare un salto in Siria.


Ne rimane affascinato e questo è il risultato del suo successivo viaggio fatto dopo breve tempo ed esclusivamente dedicato alla Siria.


Fotografa uno sconosciuto e corri il rischio che vi guardi di traverso. Con il disegno, al contrario, crei una prossimità e una complicità che ti aprono tutte le porte.”, così scrive nella prefazione al volume l’autore.


Inutile dire che l'hammam o le fabbriche di sapone non possono non inspirare alcune delle pagine più evocative delle antiche tradizioni di quel mondo.


Poco dopo aggiunge “Questa… non è una descrizione esaustiva del paese… neanche una guida… né un elenco di monumenti e luoghi da visitare… è soltanto una successione di impressioni in immagini, accompagnate da qualche commento”.


Queste parole si adattano bene al secondo carnet su Istanbul, e a tutti i successivi. Il volume è del 2000 e sono ancora lontani i tempi di Erdogan.


Nelle sue pagine si respira tutto il fascino della vecchia capitale della Turchia che si avvia lentamente verso l’Europa.


Nei disegni di Ferrandez si alternano la vecchia e la nuova Istanbul, talvolta in un miscuglio apparentemente anacronistico di luoghi e poersone.


Chi è già stato in quella città ricca di storia e cultura, vi ritrova la visione degli scorci meno turistici e le atmosfere più vere.


Ferrandez cerca di cogliere sia il vecchio che il nuovo, anche nelle manifestazioni a lui più consone come quelle del fumetto di cui i turchi sono tra i più accaniti lettori del medio oriente.


Alla fine del 2000 nuovo viaggio e nuovo paese, questa volta l’Irak. La nazione si trova sotto embargo tra la prima e la seconda guerra del golfo.


Il primo contatto con Bagdad avviene a dicembre in coincidenza dell'inizio del Ramadan.


Saddam Hussein è ancora al potere e lo si coglie in alcuni disegni, soprattutto quelli che mostrano le gigantografie del leader che invadono il panorama.


Gli angoli delle città, brulicanti di attività e persone, si alternano ai grandi paesaggi aperti del deserto e ai resti storici delle antiche millenarie civiltà nate in quei luoghi migliaia e migliaia di anni prima.


Che questi ritratti di Bagdad, l’ocra dei panorami,  i colori delle strade non vi lascino mai. In quanto agli iracheni, i più dimenticati degli uomini, sono esausti…”, così scrive della prefazione Ferrandez nel dicembre del 2000, dopo dieci anni di embargo, ma non può sapere che il peggio per quel paese deve ancora venire.


 Con la cadenza annuale fino al allora mantenuta, nel 2001 viene pubblicato il carnet sul Libano, il paese del medio oriente che per primo era stato visitato da Ferrandez e che anni prima gli aveva ispirato l’idea di questi taccuini.


Nel Libano l’autore ha fatto ritorno più volte da allora e il volume raccoglie parte dei disegni fatti in quelle occasioni. 


Questo carnet, come i precedenti, cerca di raccontare le cose viste, gli incontri, i momenti condivisi nel corso delle mie deambulazioni senza meta nel paese”.


Ed è proprio girando a caso, senza un programma, senza un obiettivo, che Ferrandez riesce a cogliere “un paese che è fonte di interrogativi per gli occidentali.


Un enigma di cui saremmo tentati di disinteressarci fingendo di attribuirgli tutto quello che ci rende strano e inaccessibile l’Oriente”.


 Il quinto, e ultimo per ora, carnet si fa attendere alcuni anni. Solo nel 2006 esce “Retours à Alger”. In quella città Ferrandez vi è nato ma i suoi hanno lasciato Algeri quando aveva solo tre mesi e ha sempre confessato di conoscere l’Algeria poco e male, ne più ne meno degli altri paesi arabi del Mediterraneo.



In questo volume sono raccolti i disegni realizzati nei vari “ritorni” fatti nel corso della sua vita, a partire dal primo nel 1993.


Come dice nell’introduzione “La mia conoscenza della città era legata alla memoria familiare e all’iconografia delle epoche trattate [nelle mie opere]. Quei luoghi li conoscevo da tempo… attraverso distacco un po’ congelato delle vecchie foto o all’esuberanza esotica che si ritrova nella pittura orientalista.


Dopo quella prima visita la situazione in Algeria precipita e solo dal 2003 in poi Ferrandez può fare delle visite più regolari ad Algeri senza rischiare la vita a un posto di blocco o in un’imboscata mentre cerca di catturare sulla carta emozioni e impressioni.


Tutti, o quasi, i carnet sono disponibili presso Casterman. Qualcuno temporaneamente esaurito è comunque facilmente recuperabile su Internet.

1 commento:

Keyser ha detto...

I Carnets d'Orient (la serie a fumetti) sono uno dei miei pallini, sono contento che ne parliate.
Ma soprattutto sarei ancor più contento se un editore italiano li pubblicasse.

Comunque non sono del tutto inediti, i primi quattro episodi apparvero sulla vecchia Comic Art.