Il
regno delle bandes dessinées comprende anche un cospicuo settore costituito da case editrici,
autori, settimanali, personaggi e storie vicini al mondo cattolico.
Negli
ultimi anni è nata anche una saggistica specifica su questo tema. Il primo a
occuparsi in maniera approfondita dell’argomento è stato il gesuita Roland
Francart, fondatore a Bruxelles del Centre Religieux d’Information et d’Analyse
de la Bande Dessinée (C.R.I.A.B.D.), autore del primo saggio, intitolato La BD
chrétienne edito da Les Éditions du Cerf (1994).
Nel
1980 nascono le Éditions Karthala, casa editrice parigina il cui obiettivo è di
pubblicare e diffondere testi sulle questioni internazionali che riguardano
problemi umani, politici e sociali del Terzo Mondo, con particolare riferimento
all’Africa. Dal 2008 pubblicano alcuni saggi sullo spirito cattolico insito nelle
produzioni franco-belghe di Philippe Delisle, laureato in Storia, specialista in
storia religiosa e coloniale, ricatore presso l’Università Jean Moulin di
Lione.
Correttamente,
nei suoi scritti Delisle divide la produzione franco-belga in due epoche: una
classica, fortemente impregnata di motivazioni cattoliche, che va dagli anni
’30 ai ’50 e che si basa sui due “padri” fondatori del fumetto transalpino, Hergé e Jijé, e sulle produzioni delle riviste Tintin e Le Journal de
Spirou, e una moderna dagli anni ’60 in poi, più svincolata dallo spirito cattolico
e laica.
Nel
2008 Delisle pubblica Bande dessinée
franco-belge et imaginaire colonial – Des années 1930 aux années 1980. Si
tratta di una disamina sulla presenza di personaggi principali e\o secondari nella
storia della BD. Inizia da Tintin nell’episodio
Tintin nel Congo (1930), per
prendere poi in considerazione altri personaggi coinvolti con il problema del
colonialismo francese e belga. L’autore sottolinea, inoltre, come essi siano
ricorrenti fino agli anni Cinquanta e come siano descritti tutti sotto
un’ottica civilizzatrice e missionaria buonista nei confronti dei popoli del
Terzo Mondo, rappresentati, invece, secondo una visione comica e\o arretrata.
Non mancano, naturalmente, esempi positivi e di condanna di quella mentalità,
soprattutto dagli anni Sessanta in poi.
Nel
2010 esce Spirou, Tintin et Cie,
una literature catholique? Année 1930/ Année 1980. In questo volume
l’autore analizza la produzione dei fumetti franco-belgi dagli anni ‘30 ai ’50.
In pratica si evince che quelle storie erano molto impregnate di spirito
cristiano, misto a scoutismo. Dopo gli anni ’60, sull’onda della contestazione
giovanile e una maggiore libertà di espressione, inizia la laicizzazione della
BD.
Nel
2011, Delisle pubblica De Tintin au
Congo à Odilon Verjus – Le missionnaire, héros de la BD belge. Come
evidente dal titolo l’analisi in questo saggio è incentrata sulla figura,
onnipresente nelle BD, del missionario cattolico avventuroso e civilizzatore, salvo
poi arrivare alla figura del missionario umoristico, quale quello di Odilon Verjus di
Yann (t) e Laurent Verron (d).
Nel
2012, le Editions Karthala inaugurano la Collection Ésprit BD, diretta dal
medesimo Delisle, in cui fanno rientrare i precedenti tre volumi di Delisle.
La
collezione intende guardare al fenomeno delle BD da un punto di vista storico e
sociologico, in linea con la politica editoriale della casa editrice.
Il primo
volume, con dorso rosso, della nuova collezione si intitola Milou, Idéfix et Cie – Le chien en BD,
un saggio scritto a 4 mani da Delisle con Eric Baratay sulla figura del cane
nel mondo della BD.
Nel
2013 esce Tintin et Spirou contre les
négriers – La Bd franco-belge: une littérature antiesclavagiste?, con dorso
azzurro, in cui l’autore afferma che dopo gli anni ’40, in pratica dopo la 2
guerra mondiale, la BD ha regolarmente stigmatizzato la tratta dei Neri e la
schiavitù coloniale!
Sul
tema della schiavitù, ricordiamo che nel volume sui fumetti di mare All’arrembaggio! (A. C. Il Fumettaro,
AA.VV., 2003) un capitolo, intitolato Il turpe commercio, prendeva in
considerazione il tema dello schiavismo coloniale nella bande dessinée
franco-belga.
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